Il terzo decreto correttivo al Codice della Crisi mira a rendere più fluida la gestione delle crisi aziendali con l’introduzione di strumenti che favoriscono una ristrutturazione tempestiva.
Il Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza, istituito con il decreto legislativo 14, ha subito un'importante evoluzione con il terzo decreto correttivo, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 227 il 27 settembre. Questo aggiornamento normativo, entrato in vigore il 28 settembre, introduce diverse modifiche mirate a potenziare l'efficacia del sistema di gestione delle difficoltà aziendali, offrendo strumenti più moderni e tempestivi non solo per le imprese, ma anche per cittadini e professionisti in situazioni di dissesto finanziario.
Il provvedimento si propone di garantire che le realtà economiche in difficoltà possano affrontare gli squilibri patrimoniali in modo più rapido ed efficiente, con un approccio orientato alla prevenzione, evitando la liquidazione giudiziale e favorendo la continuità operativa dell'azienda. Analizziamo nel dettaglio le principali novità introdotte e gli obiettivi che si prefigge questo intervento legislativo.
Una delle modifiche più significative apportate dal decreto correttivo riguarda la composizione negoziata della crisi. Il testo normativo chiarisce che le imprese possono accedere a questa procedura anche in presenza di semplici squilibri patrimoniali o economico-finanziari, non necessariamente in uno stato di insolvenza conclamata. Questa modifica facilita un intervento preventivo, consentendo di ristrutturare l'azienda prima che la situazione diventi irreversibile.
La composizione negoziata rappresenta uno strumento di dialogo costruttivo con i creditori e altri soggetti interessati, permettendo di trovare soluzioni concordate per il superamento della crisi. Il decreto ha introdotto anche una nuova regolamentazione riguardante la remunerazione degli esperti coinvolti nella gestione della crisi, rendendo il processo più trasparente e definito.
Gli esperti nominati assumono un ruolo determinante nel processo di risanamento, facilitando le trattative tra l'imprenditore e i creditori. La loro competenza e indipendenza sono essenziali per garantire che la procedura si svolga nell'interesse di tutte le parti coinvolte, con l'obiettivo primario di preservare la continuità aziendale quando possibile.
Il decreto amplia significativamente le responsabilità dei revisori legali e degli organi di controllo all'interno delle imprese. Questi soggetti sono ora investiti del compito di segnalare tempestivamente eventuali situazioni di crisi emergenti, svolgendo un ruolo di early warning nel sistema di allerta.
Questa misura è progettata per identificare i segnali di difficoltà prima che la crisi diventi troppo avanzata, permettendo così agli amministratori di adottare provvedimenti correttivi in tempo utile. I revisori devono monitorare costantemente gli indicatori di crisi e comunicare tempestivamente le loro osservazioni agli organi amministrativi.
Per garantire l'efficacia di questo sistema, il decreto prevede anche specifiche responsabilità in caso di omessa o tardiva segnalazione. I professionisti del controllo devono pertanto prestare particolare attenzione agli adempimenti richiesti, poiché la mancata attivazione dei meccanismi di allerta potrebbe configurare profili di responsabilità professionale.
Una delle innovazioni più rilevanti del decreto correttivo riguarda il cosiddetto cram-down fiscale. Questa disposizione rappresenta una svolta significativa nella gestione delle crisi d'impresa, consentendo al tribunale di omologare un accordo di ristrutturazione dei debiti anche nel caso in cui il creditore pubblico esprima dissenso.
Perché l'omologazione possa avvenire nonostante il dissenso del creditore pubblico, è necessario che vengano rispettati determinati requisiti, tra cui la convenienza della proposta rispetto all'alternativa liquidatoria. Il cram-down fiscale offre quindi una maggiore flessibilità alle imprese e permette di superare le obiezioni di alcuni creditori per proseguire con il piano di risanamento.
Questa disposizione ha un impatto particolarmente significativo considerando che spesso i debiti verso l'erario e gli enti previdenziali rappresentano una componente rilevante dell'esposizione debitoria delle imprese in crisi. La possibilità di procedere con la ristrutturazione nonostante il dissenso di questi creditori può rappresentare un elemento determinante per il successo del piano di risanamento.
Per poter applicare il meccanismo del cram-down, è necessario che:
Il decreto estende l'accesso alla liquidazione controllata anche a imprese che hanno cessato l'attività da meno di un anno, facilitando l'esdebitazione per gli imprenditori che desiderano liberarsi dei debiti residui in seguito alla chiusura dell'attività.
Questa deroga è particolarmente importante per gli imprenditori individuali piena di debiti che cercano soluzioni per tutelarsi, che spesso affrontano difficoltà maggiori nella gestione dei debiti accumulati durante l'attività. La possibilità di accedere alla liquidazione controllata anche dopo la cessazione dell'attività rappresenta un'opportunità per ottenere un fresh start, liberandosi dai debiti pregressi e potendo così intraprendere nuove iniziative imprenditoriali.
La procedura di liquidazione controllata prevede la nomina di un liquidatore che si occupa della gestione e della vendita del patrimonio del debitore, con l'obiettivo di soddisfare i creditori. Al termine della procedura, se sono rispettati determinati requisiti, il debitore può ottenere l'esdebitazione, ovvero la liberazione dai debiti residui.
Nel campo del concordato preventivo, il decreto introduce diverse modifiche significative, volte a rendere questo strumento più efficace e flessibile. Tra le principali novità si segnala la riduzione al 5% della soglia minima di creditori necessaria per presentare proposte concorrenti, favorendo così una maggiore partecipazione e competitività nella gestione della crisi.
Sono state inoltre introdotte maggiori tutele per i contratti pendenti durante le trattative del concordato, con l'obiettivo di evitare che le relazioni commerciali dell'impresa in crisi si deteriorino ulteriormente. Questa disposizione è particolarmente importante per garantire la continuità aziendale durante la fase di ristrutturazione.
Il decreto ha anche chiarito e semplificato alcune procedure relative al concordato preventivo, rendendo questo strumento più accessibile e efficace per le imprese in difficoltà che intendono ristrutturare il proprio debito mantenendo la continuità aziendale.
La riduzione della soglia per le proposte concorrenti rappresenta un cambiamento significativo nel panorama del concordato preventivo. Con questa modifica, i creditori che rappresentano almeno il 5% del totale possono presentare proposte alternative a quella dell'imprenditore, stimolando così la concorrenza e potenzialmente migliorando le condizioni per la massa dei creditori.
Questo meccanismo introduce un elemento di competitività nella procedura concordataria, incentivando l'imprenditore a formulare proposte più vantaggiose per i creditori e offrendo alternative in caso di proposte ritenute non soddisfacenti.
Il Piano di Ristrutturazione soggetto a Omologazione (PRO) viene rafforzato e semplificato dal decreto correttivo, introducendo nuove disposizioni per il pagamento parziale o dilazionato dei tributi e contributi previdenziali. Questo strumento rappresenta una delle principali innovazioni del Codice della Crisi d'Impresa, offrendo un percorso flessibile per la ristrutturazione del debito.
Una novità significativa riguarda la possibilità di proporre, prima dell'omologazione del piano, il trasferimento dell'azienda o di rami d'azienda per favorire la continuità dell'attività. Questa disposizione permette di preservare il valore aziendale anche attraverso operazioni di cessione, garantendo la prosecuzione dell'attività produttiva sotto una nuova gestione.
Il PRO si configura come uno strumento intermedio tra gli accordi di ristrutturazione dei debiti e il concordato preventivo, offrendo maggiore flessibilità rispetto ai primi e procedure meno complesse rispetto al secondo. Questa flessibilità lo rende particolarmente adatto per imprese di medie dimensioni che necessitano di ristrutturare il proprio debito mantenendo la continuità aziendale.
Il decreto aggiorna i requisiti per l'iscrizione e il mantenimento nell'elenco dei soggetti incaricati delle funzioni di curatore, commissario giudiziale o liquidatore, introducendo obblighi di formazione continua biennale. I professionisti iscritti agli Ordini professionali, come avvocati, dottori commercialisti e consulenti del lavoro, dovranno ora partecipare a corsi di aggiornamento per mantenere la loro idoneità all'incarico.
Questa disposizione mira a garantire che i professionisti che operano nell'ambito delle procedure di crisi mantengano un elevato livello di competenza e aggiornamento, essenziale per gestire efficacemente situazioni complesse come quelle delle imprese in difficoltà.
La formazione continua deve riguardare specificamente tematiche relative alla gestione della crisi d'impresa e alle procedure concorsuali, con particolare attenzione alle novità normative e giurisprudenziali in materia.