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Come andrą l'economia mondiale nel 2026? Le previsioni Ocse aggiornate tra luci e ombre (e diverse preoccupazioni)

di Marcello Tansini pubblicato il
Previsioni Ocse aggiornate

Il 2026 dell'economia mondiale sarą segnato da una crescita incerta, tra rischi geopolitici, sfide sulle risorse, ruolo dell'IA, inflazione, lavoro e le prospettive di Europa, USA e Italia.

Nonostante un passato di resilienza dimostrata dai sistemi economici, la realtà odierna riflette uno scenario segnato da pressioni geopolitiche, politiche commerciali instabili e timori legati all'andamento dei mercati finanziari. Sullo sfondo, la rinnovata attenzione alle catene di approvvigionamento e ai rischi legati alle forniture di materie prime critiche aumentano la pressione sugli operatori globali.

L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) tratteggia una fase complessa, in cui nuovi ostacoli agli scambi e l'incertezza regolatoria internazionale minacciano la stabilità, mentre l'innovazione e l'adattamento tecnologico restano i principali ancoraggi per la crescita. In tale contesto, le imprese e i governi sono chiamati a navigare tra luci e ombre, cercando soluzioni che rafforzino la fiducia e scongiurino ulteriori scossoni nell'attività economica globale.

Le prospettive dell'economia mondiale secondo l'Ocse: dati e tendenze fino al 2027

L'ultimo outlook economico dell'Ocse evidenzia una fase di rallentamento della crescita globale, con una previsione di incremento del prodotto interno lordo (PIL) pari al 2,9% nel 2026, contro il 3,2% dell'anno precedente. Secondo i dati disponibili, sarà necessario attendere il 2027 per rilevare un moderato ritorno dell'espansione, con un tasso atteso del 3,1%.

La distribuzione della crescita risulta quindi eterogenea:

  • Eurolandia prevista in lieve rallentamento all'1,2% nel 2026, per poi risalire all'1,4% l'anno successivo.
  • Italia, alle prese con una dinamica ben più modesta, si attende una progressione dallo 0,6% nel 2026 allo 0,7% nel 2027.
  • Negli Stati Uniti, il ritmo della crescita dovrebbe scendere all'1,7% nel 2026, tornando verso il 1,9% nel 2027.
La crisi delle esportazioni – complice la diffusione di nuovi dazi e barriere –, insieme con i consumi interni sottotono in molte economie avanzate, costituisce un freno importante allo sviluppo. L'outlook suggerisce che le tensioni commerciali generino una maggiore volatilità nei prezzi e aumentino i rischi legati all'inflazione e agli investimenti produttivi.

Nonostante ciò, il ciclo degli investimenti resta sostenuto soprattutto dalla domanda di tecnologia e dalla digitalizzazione, che permettono di limitare la flessione. Tuttavia, si segnala una crescente fragilità finanziaria, in particolare nei settori maggiormente esposti alle aspettative legate all'intelligenza artificiale e ai rendimenti futuri:

Area geografica

Crescita PIL 2026

Crescita PIL 2027

Globale

2,9%

3,1%

Eurolandia

1,2%

1,4%

USA

1,7%

1,9%

Italia

0,6%

0,7%

Il quadro delineato evidenzia dunque come, pur in presenza di segnali di ripresa moderata, la prudenza sia la cifra dominante delle scelte economiche internazionali.

Politiche commerciali, dazi e terre rare: rischi elevati e nuove sfide per la crescita globale

I rischi sul fronte commerciale sono tra gli elementi più delicati per lo scenario economico atteso. Le dinamiche recenti hanno mostrato come l'incremento delle barriere tariffarie e dei dazi abbia inciso negativamente sia sulle esportazioni che sulle catene globali di produzione, colpendo in particolare i beni ad alto contenuto tecnologico e i settori legati alle materie prime critiche.

Sul piano delle terre rare - risorse minerarie strategiche, componenti essenziali nella produzione di tecnologie avanzate - l'Europa mostra preoccupazione circa la dipendenza da pochi Paesi produttori. Le azioni delle autorità cinesi sugli scambi di terre rare sono state paragonate a pratiche di vera e propria interferenza commerciale, minando la sicurezza delle supply chain e portando la Commissione europea ad auspicare una maggiore autonomia strategica:

  • L'aumento dei dazi su componenti strategiche e beni tecnologici porta a rincari nei costi di produzione e sul consumatore finale.
  • Nuovi controlli sulle esportazioni di materie prime critiche come le terre rare aggravano l'incertezza e alimentano la volatilità sui mercati.
  • La ridefinizione dei flussi commerciali - con aree come India e Asia emergenti più attive - compensa solo parzialmente la flessione delle importazioni statunitensi.
La risposta degli operatori e dei governi si concentra ora sulla collaborazione multilaterale e sulla ricerca di accordi che possano stabilizzare il quadro regolatorio. Tuttavia, l'incertezza sui possibili sviluppi futuri resta uno dei principali deterrenti per gli investimenti e la pianificazione industriale, rendendo il 2026 un anno denso di nuove sfide per la crescita globale.

Il ruolo dell'intelligenza artificiale nelle dinamiche economiche e finanziarie

L'evidente centralità dell'intelligenza artificiale (IA) nel mantenere la resilienza della crescita globale emerge chiaramente dalle recenti analisi macroeconomiche. Negli ultimi mesi, un'ampia porzione degli investimenti ha riguardato proprio tecnologie e soluzioni IA, trainando settori come quello manifatturiero e dei servizi evoluti.

L'ondata di ottimismo che coinvolge le quotazioni delle società IA si accompagna tuttavia a rischi considerevoli: secondo il rapporto Ocse, le valutazioni attuali risultano molto elevate rispetto agli standard storici, creando la possibilità di correzioni improvvise dei prezzi qualora venissero ridimensionate le aspettative sugli utili:

  • Le aziende hanno beneficiato, fino a ora, di valutazioni crescenti, grazie alla speranza di ritorni elevati da investimenti IA.
  • Il rischio di surriscaldamento degli investimenti nel settore potrebbe tradursi, in caso contrario, in volatilità e in una maggiore vulnerabilità dei mercati finanziari correlati all'innovazione digitale.
  • La concentrazione degli investimenti in poche grandi realtà tecnologiche può accentuare effetti prociclici e amplificare i rischi sistemici per l'intero sistema finanziario internazionale.
L'elemento di discontinuità potenzialmente favorevole risiede nella capacità dell'IA di contribuire ad aumentare la produttività aggregata, favorendo shock positivi dell'offerta in grado di rialzare le proiezioni di crescita. Pertanto, la digitalizzazione rimane una delle leve più importanti cui le economie avanzate e in via di sviluppo possono affidare le prospettive di medio-lungo periodo, pur muovendosi in un contesto di valutazione attenta del rischio.

Inflazione, mercati del lavoro e timori sulla sostenibilità fiscale

Inflazione e mercato del lavoro sono due variabili che continuano a destare attenzione tra policymaker e analisti. L'anno in corso ha visto una ripresa dell'inflazione dei beni e una persistenza di quella nei servizi, segno di una pressione sui prezzi che fatica ad attenuarsi in modo omogeneo tra le diverse aree geografiche.

Allo stesso tempo, i mercati del lavoro mostrano segnali discordanti: se da una parte la tenuta dell'occupazione ha favorito la domanda interna in alcune zone, dall'altra la riduzione delle offerte di lavoro ai livelli pre-pandemici (2019) indica un possibile esaurimento del ciclo espansivo. La crescita salariale, elemento di sostegno al potere d'acquisto, mostra invece segnali di progressivo rallentamento.

I timori sulla sostenibilità fiscale si sono acuiti, soprattutto nel segmento del debito sovrano. L'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato a lunga scadenza, in un contesto di politiche monetarie restrittive (quantitative tightening), amplifica le difficoltà di finanziamento per molti governi, facendo emergere interrogativi sulla capacità di gestire emissioni e debiti pubblici crescenti nei prossimi anni.

La politica monetaria resta dunque vigile, davanti a uno scenario variabile e non sempre coerente tra economie avanzate ed emergenti.

Gli scenari specifici: Eurolandia, Stati Uniti e Italia a confronto

Il confronto tra le principali economie offre un quadro articolato:

  • Eurolandia dovrebbe beneficiare nel 2026 di mercati del lavoro resilienti e di un incremento dei redditi reali che sostiene la domanda interna privata. Nello stesso periodo gli investimenti privati dovrebbero risentire dell'incertezza, ma il sostegno pubblico, in particolare grazie ai fondi europei allocati attraverso il PNRR, continua a favorire la crescita. Il rallentamento previsto nel 2026, seguito da una lieve accelerazione nel 2027, riflette proprio questa dinamicità tra sostegno interno e condizioni esterne avverse.
  • Negli Stati Uniti, la dinamica risulta parzialmente differente. Una debolezza più marcata dell'occupazione, il calo dell'immigrazione netta e l'effetto dei dazi su prezzi e consumi contribuiscono a rallentare l'espansione nel 2026. Solo nel 2027 è attesa una risalita, quando termineranno gli effetti negativi delle restrizioni tariffarie e si ristabilirà un equilibrio nella forza lavoro federale.
  • L'Italia, infine, prosegue su un percorso di crescita debole: le esportazioni in diminuzione, insieme alla fiacchezza dei consumi delle famiglie nonostante l'aumento dei redditi reali, pesano sulle prospettive a breve termine. L'incremento degli investimenti pubblici e i fondi derivanti dal PNRR sono elementi di tenuta, ma a partire dal 2027 si prevede un rallentamento, con l'attenzione puntata sulla necessità di mantenere il rigore fiscale. Da segnalare la previsione secondo cui il debito pubblico, anche per via delle contabilizzazioni dei crediti d'imposta sui bonus edilizi, toccherà livelli massimi nei prossimi esercizi.
Il quadro italiano richiede particolare attenzione ai temi della disciplina di bilancio, con il deficit atteso in calo e il debito pubblico in risalita, elementi sorvegliati anche attraverso l'attività normativa nazionale ed europea:

Parametro

Italia

Eurolandia

Stati Uniti

PIL 2026

0,6%

1,2%

1,7%

PIL 2027

0,7%

1,4%

1,9%

Fattori trainanti

PNRR, investimenti pubblici

Domanda interna, mercati lavoro

Rimozione dei dazi, forza lavoro