Il 2026 dell'economia mondiale sarą segnato da una crescita incerta, tra rischi geopolitici, sfide sulle risorse, ruolo dell'IA, inflazione, lavoro e le prospettive di Europa, USA e Italia.
Nonostante un passato di resilienza dimostrata dai sistemi economici, la realtà odierna riflette uno scenario segnato da pressioni geopolitiche, politiche commerciali instabili e timori legati all'andamento dei mercati finanziari. Sullo sfondo, la rinnovata attenzione alle catene di approvvigionamento e ai rischi legati alle forniture di materie prime critiche aumentano la pressione sugli operatori globali.
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) tratteggia una fase complessa, in cui nuovi ostacoli agli scambi e l'incertezza regolatoria internazionale minacciano la stabilità, mentre l'innovazione e l'adattamento tecnologico restano i principali ancoraggi per la crescita. In tale contesto, le imprese e i governi sono chiamati a navigare tra luci e ombre, cercando soluzioni che rafforzino la fiducia e scongiurino ulteriori scossoni nell'attività economica globale.
L'ultimo outlook economico dell'Ocse evidenzia una fase di rallentamento della crescita globale, con una previsione di incremento del prodotto interno lordo (PIL) pari al 2,9% nel 2026, contro il 3,2% dell'anno precedente. Secondo i dati disponibili, sarà necessario attendere il 2027 per rilevare un moderato ritorno dell'espansione, con un tasso atteso del 3,1%.
La distribuzione della crescita risulta quindi eterogenea:
Nonostante ciò, il ciclo degli investimenti resta sostenuto soprattutto dalla domanda di tecnologia e dalla digitalizzazione, che permettono di limitare la flessione. Tuttavia, si segnala una crescente fragilità finanziaria, in particolare nei settori maggiormente esposti alle aspettative legate all'intelligenza artificiale e ai rendimenti futuri:
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Area geografica |
Crescita PIL 2026 |
Crescita PIL 2027 |
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Globale |
2,9% |
3,1% |
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Eurolandia |
1,2% |
1,4% |
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USA |
1,7% |
1,9% |
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Italia |
0,6% |
0,7% |
Il quadro delineato evidenzia dunque come, pur in presenza di segnali di ripresa moderata, la prudenza sia la cifra dominante delle scelte economiche internazionali.
I rischi sul fronte commerciale sono tra gli elementi più delicati per lo scenario economico atteso. Le dinamiche recenti hanno mostrato come l'incremento delle barriere tariffarie e dei dazi abbia inciso negativamente sia sulle esportazioni che sulle catene globali di produzione, colpendo in particolare i beni ad alto contenuto tecnologico e i settori legati alle materie prime critiche.
Sul piano delle terre rare - risorse minerarie strategiche, componenti essenziali nella produzione di tecnologie avanzate - l'Europa mostra preoccupazione circa la dipendenza da pochi Paesi produttori. Le azioni delle autorità cinesi sugli scambi di terre rare sono state paragonate a pratiche di vera e propria interferenza commerciale, minando la sicurezza delle supply chain e portando la Commissione europea ad auspicare una maggiore autonomia strategica:
L'evidente centralità dell'intelligenza artificiale (IA) nel mantenere la resilienza della crescita globale emerge chiaramente dalle recenti analisi macroeconomiche. Negli ultimi mesi, un'ampia porzione degli investimenti ha riguardato proprio tecnologie e soluzioni IA, trainando settori come quello manifatturiero e dei servizi evoluti.
L'ondata di ottimismo che coinvolge le quotazioni delle società IA si accompagna tuttavia a rischi considerevoli: secondo il rapporto Ocse, le valutazioni attuali risultano molto elevate rispetto agli standard storici, creando la possibilità di correzioni improvvise dei prezzi qualora venissero ridimensionate le aspettative sugli utili:
Inflazione e mercato del lavoro sono due variabili che continuano a destare attenzione tra policymaker e analisti. L'anno in corso ha visto una ripresa dell'inflazione dei beni e una persistenza di quella nei servizi, segno di una pressione sui prezzi che fatica ad attenuarsi in modo omogeneo tra le diverse aree geografiche.
Allo stesso tempo, i mercati del lavoro mostrano segnali discordanti: se da una parte la tenuta dell'occupazione ha favorito la domanda interna in alcune zone, dall'altra la riduzione delle offerte di lavoro ai livelli pre-pandemici (2019) indica un possibile esaurimento del ciclo espansivo. La crescita salariale, elemento di sostegno al potere d'acquisto, mostra invece segnali di progressivo rallentamento.
I timori sulla sostenibilità fiscale si sono acuiti, soprattutto nel segmento del debito sovrano. L'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato a lunga scadenza, in un contesto di politiche monetarie restrittive (quantitative tightening), amplifica le difficoltà di finanziamento per molti governi, facendo emergere interrogativi sulla capacità di gestire emissioni e debiti pubblici crescenti nei prossimi anni.
La politica monetaria resta dunque vigile, davanti a uno scenario variabile e non sempre coerente tra economie avanzate ed emergenti.
Il confronto tra le principali economie offre un quadro articolato:
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Parametro |
Italia |
Eurolandia |
Stati Uniti |
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PIL 2026 |
0,6% |
1,2% |
1,7% |
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PIL 2027 |
0,7% |
1,4% |
1,9% |
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Fattori trainanti |
PNRR, investimenti pubblici |
Domanda interna, mercati lavoro |
Rimozione dei dazi, forza lavoro |