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Come impedire che le auto possano parcheggiare sotto le proprie finestre in condominio o casa privata (villetta)

di Marianna Quatraro pubblicato il
Come impedire auto possano parcheggiare

Cosa prevede la normativa sul parcheggio di auto in condominio sotto la finestra di casa

La sosta delle automobili a ridosso delle finestre di un’abitazione situata ai piani bassi è una delle questioni più ricorrenti in ambito condominiale e nelle zone residenziali private come le villette. Questa situazione, spesso sottovalutata, può determinare disagi molto concreti: dall’ostruzione degli accessi all’aria viziata in casa, complicando la quotidianità di chi vive nelle abitazioni affacciate su cortili o aree destinate anche al transito dei veicoli.

Rumori, fumi di scarico e disturbo della privacy sono motivi di lamentele frequenti tra vicinato e condomini. Oltre al disagio, emergono questioni legate a sicurezza (in relazione a incendi o intrusioni) e al rispetto delle normative, portando i residenti a interrogarsi su diritti e limiti dell’uso delle aree comuni e private. 

Regole per il parcheggio nelle aree condominiali e private: diritti, limiti e doveri

Le norme di riferimento che regolano il parcheggio negli spazi comuni di condomini o villette in strade private si fondano in primo luogo sull’articolo 1102 del Codice Civile. Questo stabilisce che ogni proprietario ha diritto di utilizzare la cosa comune nel rispetto degli altri, senza alterarne la destinazione e senza impedire il godimento altrui. Applicato alle aree adibite a cortile o accesso comune, ciò significa che la sosta di un veicolo è consentita solo:

  • se non ostacola gli altri condomini nell’uso dello spazio;
  • se non modifica la destinazione originaria del luogo (ad esempio, da cortile a parcheggio permanente);
  • rispettando le modalità stabilite da regolamenti condominiali o da eventuali assemblee.
Il parcheggio deve quindi avvenire secondo criteri di rotazione o divisione (qualora previsti), garantendo a tutti i residenti pari possibilità di sfruttare il bene comune. Le limitazioni sono ancora più strette se si tratta di una zona dove il cortile serve principalmente per fornire luce naturale, aria o come via indispensabile di passaggio: in questi casi, la destinazione primaria prevale e la sosta può essere regolamentata o addirittura preclusa.

Negli spazi privati, come ad esempio una villetta su una strada esclusiva, il diritto di parcheggiare auto resta subordinato all’eventuale presenza di una servitù a favore di terzi o al rispetto di norme generali (Codice della Strada e Codice Civile) che vietano la creazione di disagi ad altre proprietà.

La giurisprudenza ha affermato con diverse sentenze che l’uso esclusivo e a tempo indefinito di uno spazio comune al fine di parcheggio non è ammissibile se rende quell’area inservibile agli altri, a tutela del diritto paritario di tutti i comproprietari.

L’impossibilità anche per un solo condomino di accedere al bene comune o la privazione dell’apporto di luce e aria (funzione primaria del cortile) costituiscono causa di invalidità delle decisioni assembleari o regolamentazioni che le prevedono.

Vietato parcheggiare sotto le finestre: normativa antincendio, distanze di sicurezza e Codice della Strada

Oltre alle regole su pari uso degli spazi condominiali, esistono determinazioni normative specifiche che vietano la sosta dei veicoli a diretto contatto con finestre o accessi privati. Un aspetto prioritario riguarda la normativa antincendio: il parcheggio di mezzi sotto le finestre espone l’abitazione a rischi maggiori in caso di incendio del veicolo stesso.

Secondo i Decreti Ministeriali n. 246 del 16 maggio 1987 e 1 febbraio 1986, devono sempre essere garantite adeguate distanze tra aree di parcheggio e fabbricati sia per assicurare la sicurezza degli occupanti sia per consentire il rapido accesso ai veicoli di soccorso.

Il Codice della Strada dispone inoltre che, quando manca il marciapiede, debba essere lasciato almeno un metro di spazio tra i veicoli e l’edificio, indipendentemente dalla presenza di finestre. Nel caso di cortili condominiali, questi requisiti possono essere rafforzati da regolamenti interni che prevedono distanze superiori, proprio allo scopo di tutelare privacy, sicurezza e libero accesso a finestre, balconi e ingressi.

La presenza di una vettura troppo vicina alle aperture di un’abitazione può determinare un ostacolo all’uscita dall’immobile o al libero godimento dello stesso. La giurisprudenza ha, in simili casi, riconosciuto il reato di violenza privata se l’ostruzione limita la libertà d’azione della persona. 

Ulteriori rischi per la sicurezza sono collegati a possibili agevolazioni per effrazioni e intrusioni. Nelle villette private, analoghi principi si applicano: la sosta deve avvenire solo in aree autorizzate, in modo da non rendere l’abitazione più vulnerabile.

Cosa fare se si subisce il parcheggio sotto le proprie finestre: rimedi legali e azioni pratiche

Nel caso in cui si subisca il disagio della sosta sistematica di auto sotto le proprie finestre, la normativa offre più vie di tutela. L’azione va calibrata a seconda della tipologia di abuso e della sua gravità:

  • Segnalazione all’amministratore: è consigliabile la comunicazione formale all’amministratore di condominio, chiedendo l’intervento ai sensi delle norme interne o, se previsto, l’applicazione di sanzioni.
  • Riunione assembleare: se il problema non viene risolto, il condomino può chiedere la convocazione di un’assemblea per discutere l'adozione di restrizioni alla sosta in specifiche aree.
  • Ricorso al Giudice di Pace: l’inosservanza delle distanze, delle norme sull’immissione dei fumi o il disturbo della proprietà può essere oggetto di ricorso al Giudice di Pace, competente in materia civile per queste controversie.
  • Esposto alle autorità: ove si configuri il reato di violenza privata (ad es., quando la sosta impedisce fisicamente il passaggio o nega la libertà di movimento), è possibile presentare un esposto alle Forze dell’Ordine.
Documentazione utile in caso di azione legale
• fotografie e video che attestino il ripetersi e la gravità della situazione;
• perizia fonometrica e analisi dell’aria (ARPA o altro ente);
• certificazione medica in caso di danni alla salute;
• incoraggiamento a raccogliere testimonianze di altri residenti.
L’esperienza della giurisprudenza ha dimostrato che le azioni sono efficaci solo se supportate da prove concrete del pregiudizio. La semplice sensazione di fastidio non è sufficiente: serve la dimostrazione oggettiva del danno.

Oltre alle azioni civili, in presenza di ostruzione degli accessi, può ravvisarsi il reato di violenza privata consentendo l’intervento diretto dell’autorità giudiziaria. Infine, per i danni più gravi è previsto il diritto a un risarcimento, non solo per conseguenze fisiche ma anche per ansia o disagio psichico certificati.



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