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Che cos'è l'eredità digitale del defunto? Come si deve gestire e le regole previste dalla guida dei notai

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Eredità digitale del defunto

Quando si parla di eredità digitale bisogna distinguere tra beni con valore economico e beni con valore affettivo.

Profili social, email, documenti online, conti bancari digitali, criptovalute e persino abbonamenti a servizi streaming sono oggi una parte del patrimonio di una persona. Ma a differenza dei beni materiali, questi asset sono spesso difficili da gestire e non sempre è chiaro chi abbia diritto ad accedervi o a ereditarli.

L'assenza di una normativa ha portato il Consiglio Nazionale del Notariato a elaborare le prime linee guida per aiutare cittadini ed eredi a orientarsi nella gestione dell'eredità digitale. Il documento si concentra su come stabilire chi potrà accedere ai dati digitali di un defunto, quali strumenti legali si possono utilizzare per garantirne la trasmissione e in che modo sia possibile proteggerli da eventuali cancellazioni automatiche da parte delle piattaforme online. Approfondiamo tutto:

  • Quali beni rientrano nell'eredità digitale e come possono essere gestiti
  • Il testamento digitale e il mandato post mortem, le soluzioni consigliate dai notai

Quali beni rientrano nell'eredità digitale e come possono essere gestiti

Quando si parla di eredità digitale bisogna distinguere tra beni con valore economico e beni con valore affettivo.

I beni con valore economico comprendono criptovalute, conti bancari online, portafogli digitali come PayPal, Binance o Revolut, e-commerce con crediti residui e piattaforme di investimento digitale. Per questi asset, la trasmissione ereditaria può avvenire come per i conti bancari tradizionali, ma il defunto deve aver lasciato istruzioni chiare su come accedervi. Senza specifiche disposizioni, molti di questi beni possono diventare irrecuperabili o restare bloccati per lungo tempo.

I beni con valore affettivo comprendono email, account social, archivi fotografici online, documenti salvati su cloud e contenuti digitali come blog o siti web personali. Mentre alcuni servizi permettono di designare un erede digitale (come Facebook e Google), molti altri prevedono la cancellazione automatica degli account dopo un certo periodo di inattività.

Un elemento critico riguarda le password, che non sono considerate parte dell'eredità digitale. Per garantire l'accesso ai propri beni digitali, il testatore può lasciare una lista di credenziali a una persona di fiducia, tramite un mandato post mortem o un servizio di custodia digitale. In alternativa, è possibile usare un testamento digitale, nel quale specificare chi potrà gestire i diversi account e quali dati dovranno essere conservati o eliminati.

Il testamento digitale e il mandato post mortem, le soluzioni consigliate dai notai

Per evitare problemi e garantire che la volontà del defunto venga rispettata, i notai suggeriscono due strumenti: il testamento digitale e il mandato post mortem.

Il testamento digitale è un documento nel quale il testatore indica quali account dovranno essere chiusi, quali dati dovranno essere conservati e a chi dovranno essere trasferiti i beni digitali di valore economico o affettivo. Questa soluzione permette di evitare controversie tra eredi e di garantire che informazioni sensibili o personali non finiscano nelle mani sbagliate.

Il mandato post mortem è uno strumento giuridico che consente di affidare a una persona di fiducia la gestione dell'eredità digitale. Il mandatario avrà l'incarico di chiudere account, trasferire risorse digitali o proteggere informazioni sensibili, in base alle istruzioni ricevute dal defunto. Questa opzione è utile per chi gestisce attività online, criptovalute o contenuti digitali riservati, che potrebbero richiedere una gestione delicata dopo la morte del proprietario.

Ma non tutti i beni digitali possono essere trasmessi agli eredi. Ad esempio, gli abbonamenti a servizi come Netflix, Spotify o Kindle non possono essere ereditati, poiché vengono concessi in licenza e non acquistati in modo permanente. Alla morte del titolare dell'account, il servizio viene automaticamente interrotto e non può essere trasferito a un'altra persona.

Uno degli aspetti più complessi della gestione dell'eredità digitale riguarda le normative internazionali, poiché molte delle piattaforme più utilizzate hanno sede legale all'estero.

Ad esempio, i termini di servizio di Google e Apple prevedono che gli account personali non possano essere trasferiti dopo la morte dell'utente, mentre altre piattaforme richiedono una procedura complessa per consentire l'accesso agli eredi. In assenza di istruzioni chiare da parte del defunto, ottenere l'accesso agli account è lungo e complicato, con il rischio che i dati vengano cancellati prima che gli eredi possano recuperarli.

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