I liberi professionisti in Italia stanno affrontando un periodo di ripresa caratterizzato da opportunità legate alla digitalizzazione.
Il settore delle libere professioni in Italia sta attraversando una fase di ripresa, ma con dinamiche complesse che mettono in evidenza importanti opportunità. Secondo il IX Rapporto Confprofessioni, il numero dei professionisti è cresciuto, segnando un aumento di circa 10.000 unità nel 2023 rispetto all'anno precedente, portando il totale a 1.360.000. Questo aumento è stato trainato dai professionisti datori di lavoro, mentre l'occupazione giovanile ha registrato una preoccupante flessione del 13,8%. Ecco quindi:
Un tema critico resta il divario di genere. Nelle professioni giuridiche, ad esempio, le donne continuano a guadagnare meno della metà rispetto ai loro colleghi maschi. Situazioni simili si riscontrano tra i commercialisti, dove il differenziale reddituale arriva a sfiorare i 40.000 euro. Questo divario rappresenta una delle questioni da affrontare per garantire pari opportunità e una maggiore equità nel settore.
Le differenze territoriali rappresentano un ostacolo alla crescita equilibrata del comparto. Il tasso di occupazione in Italia è ancora inferiore di circa 10 punti rispetto alla media europea, e questo divario è evidente tra Nord e Sud. Nel Mezzogiorno, le opportunità per i liberi professionisti sono limitate rispetto alle regioni settentrionali, dove il mercato dei servizi è più sviluppato e dinamico.
Sul fronte fiscale, la delega per la riforma del sistema tributario prevede modifiche al regime Irpef per i lavoratori autonomi, con l'obiettivo di migliorare la gestione dei flussi finanziari e di garantire una distribuzione più equa del carico fiscale. Le modalità specifiche di attuazione di questa riforma non sono ancora state chiarite, creando incertezza tra i professionisti.
Per quanto riguarda la previdenza, l'aumento dei redditi medi potrebbe tradursi, attraverso le rispettive Casse, in pensioni più alte per i professionisti iscritti alle casse private. Il progressivo invecchiamento della popolazione professionale solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine di questi sistemi. Negli ultimi dieci anni, l'età media dei professionisti è passata da 45,5 a 48,2 anni, con un incremento significativo degli over 55.
L'analisi mette in luce una generale prudenza nell'approccio agli investimenti, con molti professionisti che preferiscono accantonare liquidità piuttosto che rischiare in soluzioni finanziarie più complesse. Questo comportamento riflette una diffusa avversione al rischio, accentuata dall'incertezza economica globale e dall'inflazione.
Guardando al futuro, le libere professioni si trovano di fronte a un panorama in rapida evoluzione. La transizione ecologica e digitale crea nuove opportunità, soprattutto per le professioni tecniche e consulenziali. Per cogliere appieno queste opportunità, sarà fondamentale investire in competenze innovative e migliorare l’accesso ai finanziamenti. Le associazioni di categoria e le casse previdenziali avranno un ruolo fondamentale nel supportare i professionisti in questa fase di cambiamento.
Il rafforzamento delle reti professionali e l’adozione di un approccio collaborativo saranno altrettanto importanti. Ad esempio, la creazione di studi associati o la condivisione di risorse tecnologiche possono aiutare i professionisti a superare le barriere economiche e ad accedere a un mercato più competitivo.