Le cooperative italiane svolgono un ruolo cruciale nell'economia del Paese, tra aperture, chiusure, occupazione e nuove sfide. Bilanci, lavoro, innovazione e impatto sociale nei diversi settori.
L’ecosistema delle cooperative in Italia rappresenta una componente essenziale del tessuto produttivo e sociale. Queste organizzazioni, fondate su principi mutualistici e partecipazione dei soci, garantiscono pluralità di servizi e una distribuzione diffusa della ricchezza. In particolare, il modello cooperativo tende a valorizzare la stabilità occupazionale e l’inclusione di categorie spesso trascurate dal mercato tradizionale.
Il peso delle cooperative è testimoniato dalla loro incidenza nell’economia regionale e nazionale: si registrano realtà radicate, in grado di generare un significativo valore della produzione e di assorbire una quota importante di lavoro dipendente, con una marcata presenza nei settori sociosanitario, agroalimentare, industriale e dei servizi. L’avanzamento della cooperazione incide direttamente su tenuta sociale, coesione territoriale e competitività, come emerge dai dati più recenti sulle dinamiche di crescita e resistenza di questo comparto anche in un contesto caratterizzato da incertezza e rapidi cambiamenti macroeconomici.
L’andamento delle cooperative in Italia riflette un equilibrio tra espansione e consolidamento. Negli ultimi anni si osserva un lieve calo del numero complessivo di imprese cooperative, con una flessione legata in parte ai processi di aggregazione tra realtà minori. In Emilia-Romagna, regione di punta per il settore, il numero delle cooperative attive ha segnato una diminuzione del 4,6% nel 2023, mentre gli addetti sono calati dell’1,9% dopo un periodo di crescita costante.
Nondimeno, la qualità della gestione e la solidità finanziaria restano elevate: il 90% delle cooperative associate a Legacoop Romagna ha chiuso il 2024 con bilanci in positivo. L’area del Ravennate, unitamente a Forlì-Cesena e Rimini, vede 362 cooperative sviluppare complessivamente un valore della produzione pari a 7,5 miliardi di euro, con più di 25.000 lavoratori occupati.
La tendenza a una maggiore efficienza gestionale si accompagna a una capacità di resistenza di fronte alle turbolenze, con risultati positivi in settori come servizi, costruzioni e cooperazione sociale, malgrado tensioni derivanti dalla contrattazione collettiva e dalla stretta delle stazioni appaltanti pubbliche.
Osservazioni congiunturali sottolineano poi una fase di stagnazione attesa per il 2025, con cautela diffusa tra le imprese, ma anche con un fabbisogno in crescita: si prevede un incremento della domanda di circa 5.000 lavoratori nella sola Romagna (+14% rispetto all’anno precedente).
La tabella riassuntiva relativa alla Emilia-Romagna 2023-2024 è la seguente:
Variazione cooperative attive |
-4,6% |
Variazione addetti |
-1,9% |
Variazione bilanci positivi |
90% |
Valore produzione |
7,5 miliardi € (solo Romagna) |
Le cooperative assicurano al sistema Paese una quota rilevante di lavoro dipendente, spesso più stabile rispetto ad altre forme d’impresa. Nel solo territorio emiliano-romagnolo il 14% degli occupati è dipendente da una realtà cooperativa, e si registra una percentuale superiore di occupazione femminile (59% contro il 40% medio nazionale).
Se dal punto di vista quantitativo la presenza di lavoro cooperativo si mantiene elevata, emergono nuove sfide: la quota di organici rimane stabile per il 70% delle imprese, ma cresce la domanda di nuove assunzioni nel sociale e nell’agroalimentare, con picchi nel comparto servizi.
Rilevanti rimangono le difficoltà nel reperire manodopera qualificata, fenomeno accentuato dal mismatch tra profili richiesti e offerta reale, come indicato dal 40% delle cooperative nazionali. Questo fenomeno, che penalizza trasversalmente vari settori, assume i contorni di una criticità strutturale, aggravando l’incertezza e frenando lo sviluppo potenziale.
Le cooperative tentano di reagire investendo nella formazione interna, rafforzando strumenti di inclusione, valorizzando il contratto collettivo nazionale e promuovendo strategie per l’attrazione dei talenti più giovani e specializzati.
Il deficit di personale qualificato rappresenta uno degli ostacoli principali per circa la metà delle cooperative italiane, con oltre 34.500 posizioni non coperte nel corso del 2024, in netto peggioramento rispetto ai dati precedenti. Le carenze si concentrano in particolare nei seguenti profili:
Il comparto cooperativo contribuisce in maniera significativa alla ricchezza nazionale. Il solo aggregato regionale emiliano-romagnolo mostra un fatturato di 44,69 miliardi di euro e oltre 233.000 addetti, generando il 13,6% del valore della produzione della regione. Più di un terzo del fatturato nazionale delle cooperative è generato all’interno dell’Emilia-Romagna, con valori che superano di ampia misura anche le regioni tradizionalmente trainanti quali la Lombardia.
Nel 2024, si evidenzia una crescita del 3,3% del fatturato regionale rispetto all’anno precedente, mentre la propensione all’investimento si mantiene elevata, con il 28% delle realtà che prevede di aumentare i budget destinati all’innovazione, all’efficienza produttiva e alla transizione digitale.
Anche in questo caso facciamo riferimento a una tabella (dati Emilia-Romagna):
Fatturato cooperativo |
44,69 miliardi € |
Addetti |
233.261 |
Quota addetti su totale regionale |
12,8% |
Quota fatturato nazionale "made in Emilia-Romagna" |
oltre 33% |
Incremento fatturato anno su anno |
+3,3% |
Propensione all’investimento |
28% delle cooperative |
La spinta innovativa è centrale per la tenuta delle cooperative in scenari globali incerti. Tra le strategie emergono: