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Conti correnti per tutti i cittadini, le banche non potranno più negare aperture o chiudere

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Banche e conti correnti

Il nuovo DDL sui conti correnti mira a garantire a tutti i cittadini il diritto universale all'apertura e gestione del conto, limitando i poteri discrezionali delle banche. Novità, obblighi, eccezioni e impatti del provvedimento in attesa dell'ufficialità.

Negli ultimi anni, l’attenzione verso l’accesso universale ai servizi bancari in Italia ha assunto una rilevanza crescente, spinta da esigenze di equità sociale e inclusione finanziaria. Il recente disegno di legge noto come DDL conti correnti, che è in attesa dell'ufficialità ovvero dell'entrata in vigore, mira a ridefinire i rapporti tra istituti bancari e cittadini, eliminando ostacoli all’apertura di un conto e impedendo la chiusura arbitraria in presenza di un saldo attivo.

In un contesto composto da circa 48 milioni di rapporti bancari, secondo i dati Fabi, la tutela dei risparmiatori e la garanzia della piena operatività finanziaria diventano temi centrali nell’agenda politica, destando dibattito tanto tra le associazioni di consumatori quanto nel sistema bancario e tra le forze politiche.

Il DDL conti correnti: obiettivi e principi della riforma

L’iniziativa normativa nasce dal frequente ricorso da parte delle banche, in passato, alla chiusura unilaterale di conti correnti anche in assenza di motivazioni giustificate e in presenza di saldi attivi. L’obiettivo della riforma è duplice: assicurare il diritto di accesso a strumenti bancari essenziali, e impedire esclusioni arbitrarie che possono lasciare i cittadini privi di servizi indispensabili, tra cui l’accredito dello stipendio o la gestione delle utenze. I tre aspetti da considerare sono:

  • Inclusione finanziaria: Ogni residente, indipendentemente dal proprio passato creditizio, ottiene il diritto all’apertura di un conto.
  • Divieto di chiusura unilaterale: Le banche non potranno più recedere dal rapporto in presenza di un saldo positivo, riducendo il rischio di esclusione finanziaria per il cittadino.
  • Modifica al Codice Civile: L’introduzione dell’art. 1857-bis impone nuovi obblighi agli istituti di credito, vincolandoli all’apertura su richiesta e alla permanenza del rapporto, eccetto per motivi di sicurezza finanziaria.
Tra le novità più rilevanti va evidenziato anche il superamento della precedente normativa che consentiva interventi immediati sui contratti bancari senza obbligo di motivazione, così da offrire una protezione più solida dall’esclusione ingiustificata.

Le novità per i cittadini: il diritto universale al conto corrente

L’approvazione del DDL conti correnti segna una svolta significativa per i diritti degli utenti bancari, introducendo un accesso universale e incondizionato allo strumento del conto corrente. I cittadini acquisiscono:

  • Diritto pieno a richiedere l’apertura di un conto: Gli istituti di credito dovranno accogliere ogni domanda, senza eccezioni di natura commerciale o reputazionale, fatte salve le disposizioni antiriciclaggio.
  • Diritto alla continuità del rapporto: In assenza di situazioni sospette secondo le norme europee e nazionali, nessun cliente rischia l’interruzione del servizio bancario se mantiene un saldo attivo.
  • Trasparenza nelle motivazioni di diniego: Se la banca dovesse non procedere all’apertura, dovrà spiegare per iscritto entro dieci giorni le ragioni, collegate unicamente a rischi di riciclaggio o terrorismo.
Questi diritti mirano a garantire la non discriminazione, particolarmente verso soggetti in difficoltà economica, lavoratori precari o coloro che in passato hanno subito chiusure arbitrarie.

Per effetto della riforma, saranno introdotte limitazioni stringenti nella valutazione delle banche verso i clienti. Gli istituti dovranno:

  • Procedere obbligatoriamente alla stipula del conto su richiesta del cittadino, abolendo ogni margine di discrezionalità non legato a motivi di legge specifici.
  • Evitare la chiusura di conti attivi, anche in presenza di segnalazioni interbancarie passate, salvo le eccezioni disciplinate da norme antiriciclaggio.
  • Comunicare in modo tempestivo e motivato qualsiasi diniego di apertura.
Si evidenziano alcune criticità segnalate dalle associazioni: il rischio per le banche di non poter più "liberarsi" di clienti percepiti come meno redditizi o addirittura "sgraditi", e la potenziale difficoltà nel prevenire comportamenti abusivi o rischiosi fuori dalle ipotesi di reato. Le banche, dal canto loro, ritengono che questi obblighi possano comprimere l’autonomia d’impresa sancita dal Testo unico bancario (articolo 10).

Le eccezioni: rischi, riciclaggio e terrorismo

Il nuovo impianto normativo prevede deroghe precise legate alla sicurezza finanziaria nazionale ed europea. La banca può rifiutare o chiudere il conto solo in presenza di:

  • Elementi oggettivi di rischio di riciclaggio, come previsti dal D.Lgs. 231/2007 (normativa antiriciclaggio italiana).
  • Finanziamento del terrorismo, secondo quanto stabilito dalle vigenti direttive UE e dagli organismi di vigilanza.
Il diniego o la chiusura devono essere motivati per iscritto entro dieci giorni e rispettare la disciplina nazionale ed europea a tutela contro abusi e frodi finanziarie. L’accertamento resta sottoposto alle competenze delle autorità di controllo e vigilanza.

Impatto sui consumatori: tutela, rischi ed effetti pratici

L’introduzione della riforma trasforma radicalmente la tutela offerta ai cittadini nei rapporti con le banche. Da un lato, la sicurezza di mantenere un accesso continuativo ai servizi bancari tutela la gestione del risparmio, delle entrate e delle obbligazioni familiari. Dall’altro, il comparto associativo mette in guardia su alcuni effetti collaterali:

  • Incremento medio delle spese di gestione: È possibile che, per compensare gli oneri connessi ai nuovi obblighi, alcuni istituti adeguino costi e commissioni, come avvertito dalle associazioni dei consumatori e dal Codacons.
  • Possibilità di chiusura automatica per conti dormienti: Il DDL prevede la chiusura dei rapporti con saldo minimo e senza movimenti per 12 mesi, minando la permanenza di strumenti utilizzati solo saltuariamente, come nel caso di studenti o piccoli risparmiatori.
  • Silenzio-assenso sulle modifiche: La riforma riduce i tempi di opposizione alle variazioni contrattuali, introducendo la regola per la quale il mancato riscontro equivale ad accettazione. Ciò può risultare penalizzante per correntisti meno digitalizzati o poco informati.
  • Ridotta discrezionalità per le banche: L’obbligo di apertura limita le possibilità degli istituti di selezionare clientela sulla base di criteri economici, incidendo sul modello di business tradizionale.
Le tutele previste sono quindi bilanciate da rischi di aumento dei costi, minor flessibilità e necessità di una maggiore attenzione da parte dei consumatori nella gestione dei servizi bancari. Le associazioni suggeriscono di monitorare costantemente le comunicazioni ricevute dalla banca e di avvalersi di servizi di notifica per evitare sorprese su modifiche unilaterali dei contratti. In pratica:

Effetti potenziali su spese e servizi

Impatto per il consumatore

Aumento canoni/commissioni

Maggiori costi per la gestione ordinaria

Chiusura conti inattivi

Necessità di monitorare e chiudere volontariamente i rapporti non utilizzati

Riduzione termini per opposizioni

Più attenzione richieste a tempi e modalità di risposta alle variazioni contrattuali

Le posizioni di banche, associazioni e politica sul DDL

L’impatto e la portata della riforma hanno generato posizioni contrastanti tra i vari attori istituzionali. Le associazioni dei consumatori accolgono con favore le nuove tutele, pur invitando a vigilare sui costi e sugli effetti secondari del provvedimento. Sul fronte politico, la misura riceve consensi trasversali: la Lega rivendica la "vittoria" in termini di giustizia sociale, Fratelli d’Italia sottolinea il superamento di un vuoto normativo, mentre il Partito Democratico la interpreta come un passo avanti nell’evoluzione del diritto di cittadinanza.

D’altra parte, l’Abi e Bankitalia hanno espresso preoccupazioni. Secondo Abi, l’imposizione di obblighi così stringenti rischia di snaturare la natura d’impresa degli istituti di credito, introducendo elementi di "pubblicizzazione" non coerenti col vigente quadro normativo. Bankitalia richiama l’attenzione su compatibilità europee, rischi per la stabilità e l’interazione con le norme antiriciclaggio. Anche il Movimento 5 Stelle solleva la necessità di trasparenza su future implicazioni nel settore finanziario.

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