Negli ultimi tempi, migliaia di utenti italiani hanno ricevuto una comunicazione dalla piattaforma di streaming sportivo, con una richiesta di indennizzo di 500 euro per aver usufruito in passato di sistemi di streaming illegali come il cosiddetto “pezzotto”. Questo avviso segue una massiccia operazione intrapresa dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Lecce, che ha consentito di identificare gli utenti tramite approfondite analisi di dati bancari e anagrafici.
DAZN ha quindi avanzato una richiesta risarcitoria extragiudiziale, proponendo un accordo economico per chiudere la vicenda, inserendo una tempistica stringente di soli sette giorni per rispondere. La questione solleva non solo problemi di carattere legale, ma anche implicazioni sulla tutela dei dati personali e sulla proporzionalità delle pretese risarcitorie.
Come funziona la richiesta delle 500 euro: a chi è rivolta e su quali basi legali si fonda
La richiesta di indennizzo da parte della piattaforma interessa principalmente persone già individuate e sanzionate per aver utilizzato illegalmente servizi IPTV per assistere alle partite del campionato di Serie A, Serie B e coppe europee. L'iniziativa trae fondamento dalla Legge sul Diritto d'Autore (L. 633/1941) e trova legittimazione nelle più recenti disposizioni introdotte dalla cosiddetta legge anti-pezzotto (DL 105/2023), volta a inasprire le misure contro la pirateria digitale. In queste operazioni, la piattaforma agisce in qualità di parte lesa, sostenendo di aver subito un pregiudizio patrimoniale e d'immagine:
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La piattaforma può richiedere il risarcimento di un danno ai sensi dell'articolo 158 della legge citata, ma ha l'onere di provare la concreta consistenza del danno subito.
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L'importo richiesto (500 euro) viene presentato come soluzione forfettaria per risolvere la questione in via bonaria, evitando l'apertura di un contenzioso civile.
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Oltre ai rischi legali, la misura si pone come deterrente alla diffusione delle pratiche illecite, con l'intenzione di trasmettere un messaggio di fermezza verso i potenziali trasgressori.
I nominativi dei destinatari sono stati trasmessi in modo autorizzato dalle autorità giudiziarie ai titolari dei diritti, limitando il trattamento dei dati al contesto della richiesta risarcitoria. Tuttavia, non tutti gli esperti concordano sulla congruità e legittimità del valore fissato a forfait.
La reazione dei destinatari: multe, indennizzo e i dubbi sulla legittimità della pretesa
La ricezione della lettera ha generato un sconcerto e proteste tra i destinatari, molti dei quali avevano già versato una sanzione amministrativa compresa tra 154 e 5.000 euro. Sorgono, pertanto, numerosi interrogativi in merito alla legittimità di ulteriori richieste economiche a fronte di una sanzione già irrogata dalle autorità pubbliche. Le principali perplessità riguardano:
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La possibile duplicazione del procedimento: la richiesta della piattaforma rischia di configurare una doppia punizione - una amministrativa e una privata - per il medesimo fatto.
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La natura della missiva, che non ha valore di atto giudiziario ma è una proposta extragiudiziale, priva dunque di carattere coercitivo immediato.
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L'entità forfettaria del danno, che secondo varie associazioni di consumatori potrebbe essere sproporzionata rispetto al danno effettivamente subito, specie per chi ha utilizzato tali servizi in modo occasionale.
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Il rischio di pressione psicologica dovuto alla scadenza breve e ai toni utilizzati nella lettera, che invitano a pagare rapidamente per evitare un aggravio di spese o l'avvio di procedimenti formali.
Associazioni come A.E.C.I. sottolineano la necessità di affrontare la questione con l'assistenza di un esperto, evitando decisioni affrettate che potrebbero pregiudicare diritti futuri. Alcuni utenti stanno valutando azioni collettive e richieste di chiarimenti relativamente alla modalità di calcolo del danno e al trattamento dei dati personali.
È obbligatorio pagare? Possibili scenari e rischi in caso di mancato pagamento
Il testo inviato agli utenti contiene una richiesta di indennizzo nel termine di sette giorni dal ricevimento, evidenziando che la proposta costituisce una soluzione stragiudiziale e invita alla firma di un impegno formale a non reiterare comportamenti illeciti.
Oltre alla richiesta economica, la comunicazione contiene anche un fac simile di dichiarazione in cui l'utente si impegna a non utilizzare servizi di streaming illegale in futuro. È da notare che molte di queste lettere sono state inviate tramite posta semplice e non attraverso raccomandata o altri canali con valore legale superiore, rendendo così la richiesta poco vincolante sotto il profilo esecutivo. Può risultare utile chiedere chiarimenti scritti alla piattaforma prima di prendere decisioni definitive.
La richiesta non è assimilabile a una sanzione amministrativa o un atto giudiziario immediatamente esecutivo. Il pagamento è una scelta personale, volta a chiudere la controversia senza ulteriori strascichi:
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Paga chi vuole evitare una causa civile e ulteriori spese legali, accettando così la somma proposta e l'impegno futuro richiesto.
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Chi contesta la richiesta può chiedere la prova dettagliata del danno e dell'entità economica quantificata; spetta alla piattaforma dimostrare tali elementi, non al destinatario della lettera.
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L'omissione della risposta non comporta automaticamente sanzioni aggiuntive o pignoramenti, ma espone al rischio di essere citati in giudizio, ove sarà il giudice a definire la reale sussistenza del danno e il suo valore.
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In presenza di controversie collettive o azioni delle associazioni dei consumatori, si potrebbero aprire nuovi scenari con possibili interventi regolatori o giurisprudenziali.
Un aspetto rilevante è che una eventuale azione civili da parte della piattaforma presenta profili di incertezza, poiché la quantificazione del danno risulta tutt'altro che automatica e il giudice dovrà valutare anche la congruità delle domande avanzate.
Consigli pratici: come rispondere, cosa chiedere a DAZN e quando rivolgersi a un legale o alle associazioni consumatori
Nel caso si riceva una richiesta di questo tipo, è utile seguire un percorso di azioni informate e cautelative:
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Non firmare né pagare immediatamente, ma valutare con attenzione la posizione e i rischi connessi.
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Richiedere sempre copia della documentazione giustificativa del danno, della modalità di individuazione e del calcolo dell'indennizzo, nonché dell'origine dei dati trattati.
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Verificare la legittimità della richiesta, valutando anche eventuali casi di doppia sanzione già ricevuta dalle autorità pubbliche.
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Rivolgersi a un legale qualificato o a una associazione dei consumatori (quali A.E.C.I.) per avere assistenza personalizzata, anche al fine di proporre istanze di chiarimento, opposizione o di valutare azioni collettive se il fenomeno dovesse assumere proporzioni significative.
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Non trascurare la possibilità di aprire un ticket con appositi sportelli dedicati, che offrono assistenza gratuita e tutela nei confronti di richieste ritenute infondate o sproporzionate.
La prudenza è essenziale per evitare che una soluzione precipitosa comporti effetti pregiudizievoli o comporti un'ammissione di responsabilità non dovuta.
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