Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Cosa occorre stare attenti prima di comprare un'auto di un marchio cinese in vendita in Italia

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Svalutazione dell'usato e reputazione

Uno degli aspetti più critici riguarda la presenza reale sul territorio italiano delle reti assistenziali di questi nuovi marchi.

Negli ultimi mesi il mercato automobilistico italiano ha registrato un vero e proprio assalto da parte dei nuovi marchi cinesi, come BYD, MG, Lynk & CO, Omoda, Jaecoo e Leapmotor, intenzionati a conquistare l'Europa con modelli elettrici, ibridi e termici dal prezzo aggressivo e dalle dotazioni molto ricche.

Se da un lato il fascino dell'alta tecnologia a prezzi contenuti continua a sedurre un numero di automobilisti italiani, dall'altro emergono criticità e incognite che sarebbe imprudente ignorare. Comprare un'auto di un marchio cinese oggi non è più un'eccezione, ma è ancora un'operazione che richiede attenzione, consapevolezza e una buona dose di prudenza. In questo approfondimento cercheremo di analizzare in dettaglio tutto ciò che un acquirente dovrebbe valutare, a partire dalla rete post-vendita, passando per garanzia e pezzi di ricambio, fino a temi più strutturali come svalutazione, rivendibilità e sicurezza omologativa:

  • Rete assistenziale ancora in costruzione
  • Garanzia, omologazione e trasparenza
  • Svalutazione dell'usato e reputazione

Rete assistenziale ancora in costruzione

Uno degli aspetti da considerare riguarda la presenza reale sul territorio italiano delle reti assistenziali di questi nuovi marchi. Molti dei brand cinesi che stanno sbarcando nel nostro Paese - come MG, Aiways, Byd, Omoda, Forthing, Dr, Seres e Nio - stanno solo ora strutturando una rete capillare di concessionarie ufficiali e officine autorizzate, spesso partendo da grandi centri urbani e lasciando scoperte vaste aree del territorio.

Significa che in caso di guasto, richiamo o semplice manutenzione, il cliente potrebbe trovarsi costretto a percorrere anche decine o centinaia di chilometri per ottenere assistenza qualificata. In molti casi, i primi acquirenti di questi veicoli hanno dovuto attendere settimane per ricevere pezzi di ricambio provenienti dalla Cina, con tempi di fermo auto inaccettabili e costi extra non preventivati.

Garanzia, omologazione e trasparenza

Un altro nodo è quello relativo alla copertura della garanzia, che nei modelli di marchi consolidati è chiara, documentata e valida su tutto il territorio europeo. Con le auto cinesi occorre leggere con attenzione le condizioni contrattuali: alcune offerte, specie quelle vendute tramite importatori indipendenti o concessionari minori, prevedono garanzie limitate o legate a omologazioni di esemplare unico, spesso effettuate in Germania e validate in Italia.

Questo tipo di approccio può escludere il cliente da alcuni diritti fondamentali previsti dalla normativa europea, rendendo difficile ottenere interventi in garanzia, rimborsi per vizi o difetti occulti.

Altro tema delicato è quello delle omologazioni. Non tutte le auto cinesi in vendita in Italia sono omologate secondo gli standard europei di sicurezza, crash test e compatibilità ambientale. Alcune arrivano con versioni modificate o adattate in corsa, ma prive dei più avanzati sistemi Adas o senza i certificati Euro Ncap. Molti produttori promuovono i propri veicoli come interamente progettati in Europa quando in realtà si tratta di semplici assemblaggi o modifiche locali su piattaforme sviluppate in Cina. Questo tipo di comunicazione può confondere i consumatori e alimentare scelte d'acquisto poco consapevoli.

Svalutazione dell'usato e reputazione

Se il prezzo d'acquisto delle auto cinesi è molto competitivo, accade dopo uno o due anni è tutt'altro che scontato. Secondo studi condotti in mercati emergenti come il Vietnam, e confermati anche dai primi dati italiani, i veicoli dei nuovi brand cinesi tendono a svalutarsi in modo più rapido e marcato rispetto a quelli dei produttori europei, coreani o giapponesi. Modelli come MG HS, MG5 e MG ZS, pur venduti con successo, hanno mostrato un deprezzamento medio tra il 24% e il 33% nei primi due anni di vita. Per confronto, nello stesso periodo una Kia K3 perde circa il 19%, una Hyundai Tucson il 17% e una Toyota Corolla tra il 10 e il 12%.

Questa differenza è attribuibile a diversi fattori. Innanzitutto, la percezione di qualità e affidabilità dei marchi cinesi non è ancora consolidata. In secondo luogo, le politiche commerciali aggressive tendono ad abbassare il valore percepito dell'usato.

La difficoltà nel trovare ricambi, l'assenza di una rete capillare e l'incertezza sull'evoluzione futura del marchio in Italia influiscono sulle quotazioni nei mercati secondari.