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Titoli di Stato mercati emergenti con più alti rendimenti e minori rischi 2025-2026. Dove conviene investire e come

di Chiara Compagnucci pubblicato il
I Paesi da tenere d'occhio

Nel mosaico dei mercati emergenti, alcuni Paesi si distinguono per il binomio interessante tra rendimenti nominali e solidità macroeconomica.

L'interesse verso i titoli di Stato dei mercati emergenti è tornato alla ribalta. Con le politiche monetarie delle banche centrali tornate su binari più prevedibili e l'attenuarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, molti gestori globali stanno riconsiderando l'allocazione nei bond sovrani in valuta locale o estera emessi da economie emergenti, come risposta concreta alla fame di rendimento. L'elemento che motiva questa rotazione è dato da un differenziale di tasso reale molto favorevole, in molti casi superiore al 5%, che difficilmente può essere eguagliato dai titoli governativi dei Paesi industrializzati.

La debolezza del dollaro, una dinamica demografica in controtendenza rispetto all'invecchiamento dell'Occidente e la crescente indipendenza delle politiche economiche emergenti da quelle statunitensi rendono queste economie più resilienti di quanto si pensi. Molti di questi Stati hanno imparato la lezione delle crisi passate, costruendo riserve valutarie ampie con riforme fiscali stabili. Il quadro che emerge è quello di un settore in grado di offrire rendimenti a doppia cifra con un profilo di rischio non più marginale, ma affrontabile con strumenti idonei. Analizziamo in questo articolo:

  • I Paesi da tenere d'occhio tra stabilità e rendimenti
  • Strumenti indiretti, controllo e diversificazione

I Paesi da tenere d'occhio tra stabilità e rendimenti

Nel mosaico dei mercati emergenti, alcuni Paesi si distinguono per il binomio interessante tra rendimenti nominali e solidità macroeconomica. Tra i nomi più citati dagli strategist c'è l'India, oggi su un sentiero di crescita sopra il 6%, con un'inflazione tenuta sotto controllo e una politica monetaria ancora prudente. I titoli governativi in rupie, soprattutto su scadenze tra i due e i cinque anni, offrono rendimenti nominali superiori al 6%, con un rischio Paese che negli ultimi anni si è ridotto grazie alla stabilità politica e alla crescita interna.

Discorso simile per il Brasile, che sorprende con rendimenti in valuta locale superiori al 13%, sostenuti da una politica monetaria restrittiva che ha garantito tassi reali fra i più alti al mondo. A fronte di un contesto politico migliorato, di una banca centrale credibile e di un consolidamento fiscale avviato, il Brasile si posiziona oggi come uno dei più solidi emittenti dell'America Latina. Meno redditizio ma più bilanciato dal punto di vista del rischio è l'Arabia Saudita, che si mantiene stabile con tassi intorno al 5%, supportati da un'economia sostenuta dalla spinta energetica e da riforme strutturali ambiziose. Chi cerca invece opportunità ad altissimo rendimento ma con profili di rischio più elevati guarda a Paesi come Nigeria, Turchia, Argentina o Pakistan, dove i tassi di interesse superano spesso il 20%, ma l'instabilità valutaria e il rischio politico rendono questi investimenti adatti solo a chi ha una tolleranza al rischio molto alta.

I mercati asiatici, al netto della Cina vedono brillare anche il Vietnam, che resta una scommessa a medio-lungo termine grazie a un mix di crescita robusta, sviluppo industriale e apertura al capitale straniero. In ogni caso, ciò che accomuna le migliori opportunità è la gestione prudente del bilancio pubblico e una banca centrale indipendente. Attenzione infine ai “minori rischi” perché è sempre un concetto relativo in quanto si tratta di mercati emergenti e non di Europa, Stati Uniti e Giappone.

Strumenti indiretti, controllo e diversificazione

La domanda non è soltanto dove, ma anche come investire. In un contesto così complesso e frammentato, l'accesso diretto al debito sovrano dei mercati emergenti comporta difficoltà operative, tra cui soglie minime elevate, scarsa liquidità secondaria, volatilità dei cambi e costi nascosti di conversione. Ecco perché la maggior parte degli investitori, anche quelli professionali, preferisce affidarsi a ETF o fondi obbligazionari globali specializzati, capaci di gestire con efficienza la selezione degli emittenti, la scadenza ottimale, la copertura valutaria e l'adeguamento dinamico del portafoglio.

Uno degli strumenti più apprezzati è l'ETF VanEck J.P. Morgan EM Local Currency Bond, che replica l'omonimo indice e offre un'esposizione ampia, ben distribuita tra Asia, America Latina e Africa, con un rendimento annualizzato superiore al 7% nel 2025. Altre soluzioni come iShares J.P. Morgan USD Emerging Markets Bond offrono invece l'accesso a obbligazioni in dollari statunitensi. Per chi cerca stabilità e vuole minimizzare la volatilità del cambio, alcuni ETF hedged (a cambio coperto) sono la scelta più razionale, anche se a costo di una minor performance potenziale.

Il vantaggio di queste soluzioni va ricercato nella diversificazione implicita, nella trasparenza dei costi e nella gestione professionale del rischio di credito e duration. Soprattutto nei contesti in cui le variabili geopolitiche o monetarie diventano imprevedibili, avere un gestore o un algoritmo che ribilancia in tempo reale il portafoglio può fare la differenza tra una scelta redditizia e una perdita duratura.

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