Per evitare problemi fiscali bisogna mantenere traccia di tutte le transazioni di acquisto, vendita e detenzione di criptovalute.
Con l’adozione della legge di Bilancio, l’Italia ha aggiornato le normative sulla tassazione e la dichiarazione delle criptovalute e del Bitcoin. Fino a pochi anni fa, le criptovalute erano considerate come beni di natura ambigua dal punto di vista fiscale, ma la crescente popolarità di queste risorse digitali ha spinto il legislatore a creare regole più definite.
Oggi, gli obblighi fiscali per chi possiede criptovalute includono non solo la tassazione sulle plusvalenze, ma anche la dichiarazione della mera detenzione.
Nel quadro RW, vanno riportati i dettagli delle cripto-attività detenute, inclusi i portafogli digitali e i conti di conservazione. Dal 2023, è stato introdotto un codice per le criptovalute: il codice 21 (cripto-attività), che differisce dal precedente codice 14 (altre attività estere di natura finanziaria). La detenzione stessa di criptovalute, anche senza realizzare transazioni, obbliga il contribuente a compilare il quadro RW.
Alcuni aggiornamenti includono l’aggiunta della casella 10 per indicare i giorni di detenzione e la casella 33 per inserire il valore dell’imposta patrimoniale calcolata sulla base delle criptovalute possedute.
Le plusvalenze derivanti dalla vendita o dal cambio delle criptovalute devono essere dichiarate al fisco italiano e sono soggette a un’imposta del 26%, simile a quella applicata agli investimenti finanziari tradizionali. Questa tassa si applica solo nel caso in cui il guadagno complessivo superi i 2.000 euro nell'arco di un anno fiscale.
La tassazione delle criptovalute non si applica solo alla vendita per euro o altre valute fiat, ma anche quando si scambiano due criptovalute diverse, se queste non hanno caratteristiche o funzioni identiche. L'utilizzo di criptovalute per acquistare beni materiali o digitali può costituire un evento fiscalmente rilevante, poiché si considerano i guadagni in base al valore di mercato delle criptovalute nel momento della transazione.
Oltre alla tassazione delle plusvalenze, esiste anche un obbligo di dichiarare la detenzione di criptovalute, Bitcoin comprese, e altre cripto-attività, simile a quanto avviene per i conti bancari esteri o altri asset finanziari. A partire dal 2023, chi detiene criptovalute è soggetto a un'imposta patrimoniale dello 0,2% sul valore delle risorse digitali possedute. Questa tassa si applica a tutti coloro che detengono criptovalute in portafogli digitali o exchange, indipendentemente dall'uso o dalle transazioni effettuate.
La dichiarazione delle criptovalute richiede di compilare vari riquadri della dichiarazione dei redditi:
Nel caso di mancata dichiarazione delle criptovalute o di dichiarazione incompleta, i contribuenti sono soggetti a sanzioni. Quelle per mancata o errata compilazione del quadro RW vanno dal 3% al 15% del valore delle attività non dichiarate, mentre le sanzioni possono arrivare fino al 30% se le criptovalute sono detenute all'estero.
Per evitare problemi con il fisco occorre mantenere una registrazione accurata di tutte le transazioni, compreso l'acquisto, la vendita e la detenzione delle criptovalute. Bisogna verificare le normative e le guide emesse dall'Agenzia delle entrate o rivolgersi a un consulente fiscale esperto in criptovalute per gestire la dichiarazione.