Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Criptovalute e Bitcoin, novità in Italia tra cui quando devo essere dichiarati al fisco e da che importo si pagano tasse

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Criptovalute e Bitcoin

Per evitare problemi fiscali bisogna mantenere traccia di tutte le transazioni di acquisto, vendita e detenzione di criptovalute.

Con l’adozione della legge di Bilancio, l’Italia ha aggiornato le normative sulla tassazione e la dichiarazione delle criptovalute e del Bitcoin. Fino a pochi anni fa, le criptovalute erano considerate come beni di natura ambigua dal punto di vista fiscale, ma la crescente popolarità di queste risorse digitali ha spinto il legislatore a creare regole più definite.

Oggi, gli obblighi fiscali per chi possiede criptovalute includono non solo la tassazione sulle plusvalenze, ma anche la dichiarazione della mera detenzione.

  • Cosa prevede il nuovo regolamento su criptovalute e Bitcoin
  • Qual è l'imposta sulla detenzione delle criptovalute

Cosa prevede il nuovo regolamento su criptovalute e Bitcoin

A partire dall'anno fiscale 2023, tutti i detentori di criptovalute devono riportare le partecipazioni nella dichiarazione dei redditi, indipendentemente dal fatto che abbiano generato plusvalenze o meno. Questa modifica normativa impone agli investitori di compilare il quadro RW del modello Redditi PF (o quadro W nel modello 730) per dichiarare tutte le cripto-attività, incluse le criptovalute, token non fungibili, stablecoin e altre risorse digitali.

Nel quadro RW, vanno riportati i dettagli delle cripto-attività detenute, inclusi i portafogli digitali e i conti di conservazione. Dal 2023, è stato introdotto un codice per le criptovalute: il codice 21 (cripto-attività), che differisce dal precedente codice 14 (altre attività estere di natura finanziaria). La detenzione stessa di criptovalute, anche senza realizzare transazioni, obbliga il contribuente a compilare il quadro RW.

Alcuni aggiornamenti includono l’aggiunta della casella 10 per indicare i giorni di detenzione e la casella 33 per inserire il valore dell’imposta patrimoniale calcolata sulla base delle criptovalute possedute.

Le plusvalenze derivanti dalla vendita o dal cambio delle criptovalute devono essere dichiarate al fisco italiano e sono soggette a un’imposta del 26%, simile a quella applicata agli investimenti finanziari tradizionali. Questa tassa si applica solo nel caso in cui il guadagno complessivo superi i 2.000 euro nell'arco di un anno fiscale.

La tassazione delle criptovalute non si applica solo alla vendita per euro o altre valute fiat, ma anche quando si scambiano due criptovalute diverse, se queste non hanno caratteristiche o funzioni identiche. L'utilizzo di criptovalute per acquistare beni materiali o digitali può costituire un evento fiscalmente rilevante, poiché si considerano i guadagni in base al valore di mercato delle criptovalute nel momento della transazione.

Qual è l'imposta sulla detenzione delle criptovalute

Oltre alla tassazione delle plusvalenze, esiste anche un obbligo di dichiarare la detenzione di criptovalute, Bitcoin comprese, e altre cripto-attività, simile a quanto avviene per i conti bancari esteri o altri asset finanziari. A partire dal 2023, chi detiene criptovalute è soggetto a un'imposta patrimoniale dello 0,2% sul valore delle risorse digitali possedute. Questa tassa si applica a tutti coloro che detengono criptovalute in portafogli digitali o exchange, indipendentemente dall'uso o dalle transazioni effettuate.

La dichiarazione delle criptovalute richiede di compilare vari riquadri della dichiarazione dei redditi:

  • quadro RW per indicare le criptovalute detenute e le transazioni effettuate, compresi wallet e conti digitali;
  • quadro RT per riportare le plusvalenze e le minusvalenze generate dalle criptovalute, sia che derivino dalla vendita, scambio o utilizzo delle stesse.
Le criptovalute devono essere dichiarate anche in caso di permuta (scambio tra cripto-attività di natura diversa) e l’imposta è applicabile a ogni transazione che generi un guadagno economico, indipendentemente dal tipo di cripto-attività coinvolta.

Nel caso di mancata dichiarazione delle criptovalute o di dichiarazione incompleta, i contribuenti sono soggetti a sanzioni. Quelle per mancata o errata compilazione del quadro RW vanno dal 3% al 15% del valore delle attività non dichiarate, mentre le sanzioni possono arrivare fino al 30% se le criptovalute sono detenute all'estero.

Per evitare problemi con il fisco occorre mantenere una registrazione accurata di tutte le transazioni, compreso l'acquisto, la vendita e la detenzione delle criptovalute. Bisogna verificare le normative e le guide emesse dall'Agenzia delle entrate o rivolgersi a un consulente fiscale esperto in criptovalute per gestire la dichiarazione.

Leggi anche