Le prospettive di Stellantis dipendono quindi dalla capacità del gruppo di accelerare l’innovazione e rafforzare la propria offerta elettrica.
La crisi che ha colpito Stellantis nel 2024 sta mettendo a rischio il futuro del gruppo automobilistico e delle sue operazioni italiane. La multinazionale, nata dalla fusione tra Fiat Chrysler e PSA nel 2021, si trova ad affrontare un periodo di difficoltà economiche e produttive che minacciano la stabilità del settore automotive in Italia.
Con un calo della produzione stimato oltre il 30% rispetto all’anno precedente, il gruppo ha visto una drastica riduzione delle vendite, con effetti sugli stabilimenti italiani, in particolare quelli di Mirafiori, Melfi e Termoli. Si stima che siano a rischio circa 25.000 posti di lavoro nel Paese, con sindacati e istituzioni che esortano Stellantis e il governo a prendere misure concrete per affrontare la situazione. Approfondiamo allora:
A questa situazione critica si aggiunge l'incertezza riguardo alla Gigafactory pianificata per Termoli, un progetto che avrebbe dovuto segnare un punto di svolta nella produzione di batterie per veicoli elettrici. A tutto ciò si aggiunge un possibile abbandono del progetto, con gravi ripercussioni economiche per la regione del Basso Molise, che vedeva nella Gigafactory una promessa di rilancio industriale. In risposta a questi sviluppi, i sindacati hanno organizzato uno sciopero nazionale il 18 ottobre 2024, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione sul futuro dei lavoratori e sollecitare il governo a intervenire a sostegno del settore.
Uno dei fattori della crisi di Stellantis è la transizione verso la mobilità elettrica. L’azienda, che non ha investito nello sviluppo di veicoli elettrici, ora si trova a competere in un mercato dominato da giganti come Tesla e da case automobilistiche cinesi, che offrono modelli elettrici a prezzi più competitivi. La carenza di modelli elettrici competitivi ha pesato su Stellantis, che ha subito un ridimensionamento della propria quota di mercato. Il gruppo ha infatti prodotto meno di 500.000 veicoli in un mercato che conta circa 1,5 milioni di immatricolazioni all’anno, lasciando ampio spazio alla concorrenza estera.
In risposta alla crisi, Stellantis ha lanciato un piano di rilancio che mira a ottimizzare la produzione e a consolidare la propria presenza in Italia. Questo piano prevede missioni specifiche per ciascuno stabilimento, come la produzione di una nuova versione ibrida della Jeep Compass a Melfi e lo sviluppo di una Fiat 500 elettrica più competitiva a Mirafiori. L’azienda ha annunciato che estenderà la produzione della Fiat Panda a Pomigliano fino al 2029 e localizzerà in Italia due delle sue piattaforme multi-energy native elettriche, la STL Medium e la STL Large. Questo piano mira a rafforzare la competitività di Stellantis nel segmento elettrico, assicurando al contempo una continuità produttiva per gli stabilimenti italiani fino alla fine del decennio.
Stellantis non è la sola a vivere una fase critica: l’intero settore automobilistico europeo è in transizione verso l’elettrico, ma la lentezza di alcune aziende nell’adattarsi al nuovo contesto sta mettendo a rischio la competitività del continente. La crisi di Stellantis evidenzia la necessità di accelerare l’innovazione e di investire nella sostenibilità, per non perdere terreno rispetto alle aziende asiatiche e statunitensi che hanno già dominato il mercato dei veicoli elettrici. Il governo italiano e l’Unione europea dovranno intervenire per sostenere la trasformazione del settore, promuovendo politiche che incentivino la transizione all’elettrico e facilitino la riconversione industriale.