Il dibattito sulla detassazione della tredicesima mensilità è tornato centrale nel panorama delle politiche fiscali italiane, con l'obiettivo dichiarato di aumentare il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati. In un contesto caratterizzato da inflazione crescente e stagnazione dei salari, l’ipotesi di rendere meno gravosa la tassazione sulla mensilità aggiuntiva che viene tipicamente erogata a dicembre mira a sostenere i consumi e offrire una risposta concreta alle esigenze dei cittadini, soprattutto del ceto medio.
Che cos'è la tredicesima e come funziona oggi per lavoratori e pensionati
La tredicesima rappresenta una mensilità aggiuntiva che viene corrisposta, di norma nel mese di dicembre, ai lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato, e ai pensionati. La sua erogazione è regolamentata nei contratti collettivi nazionali di lavoro e nelle normative previdenziali per i pensionati e:
- Per i lavoratori dipendenti, l’importo corrisponde a un dodicesimo della retribuzione lorda annua, calcolato in base ai mesi effettivamente lavorati e maturato anche durante periodi di ferie, malattia o cassa integrazione.
- I pensionati ricevono la mensilità aggiuntiva sulla base della pensione percepita durante l’anno; la somma viene proporzionata nei casi di pensionamenti intermedi.
Non hanno diritto alla tredicesima i lavoratori autonomi, i titolari di partita IVA, stagisti e percettori di alcune prestazioni assistenziali non previdenziali. Per quanto riguarda le tempistiche,
l’erogazione avviene generalmente entro il 20 dicembre, con una programmazione che vede pensionati e dipendenti pubblici ricevere la somma prima rispetto ai lavoratori privati.
Le attuali regole fiscali e il peso della tassazione sulla tredicesima
Dal punto di vista fiscale, la tredicesima è soggetta alle medesime trattenute previdenziali e fiscali dello stipendio normale ma, a differenza delle altre mensilità, non gode delle detrazioni per lavoro dipendente o per carichi familiari. Questo comporta un peso fiscale più elevato sul netto percepito. Attualmente, l’Irpef si applica con tre aliquote progressive:
- 23% fino a 28.000 euro di reddito;
- 35% tra 28.001 e 50.000 euro;
- 43% oltre i 50.000 euro annui.
La conseguenza diretta è che la quota fiscale trattenuta sulla gratifica natalizia può arrivare anche al 40% per chi si trova in scaglioni superiori. Per esempio, un lavoratore con 30.000 euro di reddito lordo annuo si vede riconoscere una tredicesima lorda di circa 2.308 euro, ma riceve poco più di 1.360 euro netto in busta paga.
Ipotesi di detassazione nella Manovra: esenzione totale o tassazione agevolata
Per la Manovra Finanziaria 2026 si ipotizzano al momento due possibili modalità di intervento, entrambe studiate per anticipare già dal prossimo Natale la riduzione della tassazione sulla mensilità aggiuntiva e si tratta di:
- Esenzione totale dall’Irpef, con esclusione della tredicesima dal reddito imponibile.
- Imposta sostitutiva al 10%, simile al modello già adottato per i premi di produttività.
L’introduzione dell’esenzione integrale dalla tassazione comporterebbe che la tredicesima venga esclusa dall’imponibile Irpef, restando soggetta solo ai contributi pensionistici obbligatori, e implicherebbe:
- Vantaggi: beneficio massimo per il lavoratore o pensionato, con aumento proporzionale al proprio scaglione Irpef.
- Stimolo ai consumi: incremento diretto della capacità di spesa delle famiglie nel periodo natalizio.
Tra le criticità emerge soprattutto la sostenibilità per l’erario, la perdita di gettito è stata stimata in oltre 10 miliardi su scala nazionale.
L'alternativa ritenuta più sostenibile sarebbe la detassazione al 10%. In questa ipotesi, la tredicesima verrebbe assoggettata a una tassazione fissa, senza incidere sulle altre fasce di reddito.
- Funzionamento: applicazione di un prelievo unico e agevolato, indipendentemente dagli scaglioni Irpef.
- Benefici: riduzione significativa del carico fiscale, pur mantenendo un’entrata per lo Stato.
- Costo: stimato in pochi miliardi di euro e potenzialmente sostenibile, soprattutto con platea limitata a una fascia di reddito.
Simulazioni: quanto aumenterebbe la tredicesima con le nuove misure
Per valutare l’efficacia delle proposte, si possono considerare stime numeriche su diverse fasce di reddito annuo lordo.
Esempio per un reddito di 30.000 euro annui:
Situazione attuale |
Tredicesima netta circa 1.360 euro |
Con esenzione totale |
Tredicesima netta circa 2.096 euro (+730 euro) |
Con imposta sostitutiva al 10% |
Tredicesima netta circa 1.865 euro (+500 euro) |
- Per redditi tra 25.000 e 35.000 euro, il beneficio oscilla tra 400 e 700 euro in più in busta paga.
- L’impatto cresce con l’aliquota Irpef ordinaria: maggiore è la tassazione, maggiore il beneficio netto ottenuto con una misura di detassazione.
- Le simulazioni ipotizzano l’estensione della misura solo a soglie definite di reddito, per limitare il costo complessivo.
Chi beneficerà della detassazione: platea coinvolta e possibili esclusioni
La misura, se adottata, riguarderà principalmente lavoratori dipendenti (pubblici e privati) e pensionati titolari di prestazioni previdenziali, come specificato dall’INPS e dai CCNL di riferimento. L’obiettivo resta soprattutto favorire le fasce a reddito medio-basso, duramente colpite dall’aumento dei prezzi e dal rallentamento dei salari.
I precedenti: Bonus Natale, esperienze passate e confronto con la detassazione
Negli anni passati, per evitare di attuare una vera e propria detassazione sulla mensilità aggiuntiva di dicembre, i vari governi hanno adottato misure alternative come il Bonus Natale: un contributo straordinario di 100 euro netti nel 2024 per lavoratori con reddito fino a 28.000 euro e almeno un figlio a carico.
Questa iniziativa, meno strutturale rispetto alla detassazione della tredicesima, aveva criteri selettivi e una platea più ristretta, risultando meno incisiva sull’aumento generale del netto in busta paga. La differenza principale è che il Bonus Natale si è rivolto a una parte specifica della popolazione, mentre una detassazione avrebbe effetti più universali.