Dall'esenzione totale dallIrpef all'introduzione di una tassazione sostitutiva ridotta: quali sono le ipotesi al vaglio del governo di intervento sulla tredicesima per renderla pi vantaggiosa per lavoratori e pensionati
La discussione sulle riforme fiscali per il 2026 ha portato in primo piano l’idea di un intervento sulla mensilità aggiuntiva di dicembre per lavoratori dipendenti e pensionati. Uno degli obiettivi principali è ampliare la capacità di spesa delle famiglie e sostenere il ceto medio, tramite un alleggerimento della tassazione applicata su questa gratifica.
La mensilità di fine anno rappresenta una gratifica natalizia riconosciuta principalmente a chi ha un contratto di lavoro subordinato, sia nel settore pubblico che in quello privato, e ai pensionati. La somma è normalmente corrisposta entro il mese di dicembre, costituendo una quota aggiuntiva del reddito annuale: per determinarla si divide la retribuzione lorda annua per tredici, con dodici quote ordinarie e la tredicesima versata a fine anno.
Attualmente, questa gratifica segue il regime fiscale delle mensilità regolari, risultando soggetta sia all’applicazione dei contributi previdenziali che all’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (Irpef), secondo le aliquote progressive stabilite per scaglioni di reddito: 23%, 35% e 43% nel 2025.
Tuttavia, a differenza delle retribuzioni ordinarie, sulla gratifica natalizia non spettano le detrazioni per lavoro dipendente o per familiari a carico, poiché queste sono già attribuite durante l’anno nelle altre mensilità. Questo dettaglio rende la tassazione della tredicesima più pesante rispetto agli stipendi mensili, traducendosi in un importo netto inferiore rispetto alle altre quote della retribuzione. Inoltre, sulla tredicesima si pagano anche i contributi previdenziali a carico del dipendente, al 9,19% della retribuzione lorda, aggravando ulteriormente la pressione fiscale su questa voce.
Il governo sta valutando due ipotesi per modificare, e alleggerire, la tassazione della tredicesima, con il fine di garantire un incremento netto nelle buste paga di fine anno per milioni di italiani. Le possibilità discusse sono:
La platea dei possibili beneficiari di un intervento di detassazione sulla tredicesima supererebbe i 19 milioni di persone, coinvolgendo in modo diretto sia lavoratori dipendenti (pubblici e privati) che titolari di pensione. Non vi rientrano invece i lavoratori autonomi, i collaboratori e altre tipologie contrattuali prive di questa mensilità, secondo la prassi consolidata del sistema previdenziale e delle retribuzioni in Italia.
Nell’ipotesi di una misura selettiva, sono in fase di valutazione possibili limiti di reddito o meccanismi graduati in base alla composizione familiare, analoghi alle soglie già adottate per altri benefici fiscali. Ad esempio, non si esclude che l’intervento possa essere riservato ai redditi medio-bassi o a chi ha figli a carico, replicando l’esperienza di recenti bonus annuali.
L’impatto dell’abbattimento delle tasse sulla tredicesima varia sensibilmente in base al reddito annuo lordo. Le simulazioni attualmente disponibili offrono alcuni spunti concreti:
RAL | Risparmio netto (esenzione IRPEF) | Risparmio netto (imposta 10%) |
20.000 € | +321 € | +182 € |
28.000 € | +450 € | +254 € |
35.000 € | +856 € | +611 € |
50.000 € | +1.222 € | +873 € |
60.000 € | +1.802 € | +1.383 € |
Anche la riduzione dello scaglione intermedio dell’Irpef dal 35% al 33%, se attuata ed estesa fino a 60mila euro, determinerebbe benefici più contenuti per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro (risparmio stimato tra 50 e 70 euro), ma vantaggi più elevati (fino a 419 euro) su importi superiori.
Un elemento da non trascurare nel calcolo della tradicesima riguarda anche le variazioni territoriali legate alle addizionali comunali e regionali, che possono incidere in modo significativo sul netto finale della tredicesima.
Alcune Regioni, come Lazio e Campania, applicano aliquote più elevate rispetto ad altre (ad es. Lombardia o Veneto), generando una forbice anche superiore a 50 euro netti per importi di 2.500 euro lordi. Questo introduce un effetto distributivo diversificato, attenuando i benefici potenziali nelle zone a fiscalità più alta.
Inoltre, esistono altre voci di riduzione fiscale (bonus, fringe benefit, taglio del cuneo) che già oggi influiscono sul calcolo delle ritenute e che devono essere coordinate per evitare sovrapposizioni o duplicazioni di vantaggi su una stessa mensilità. Le proiezioni indicano che la misura avrebbe i maggiori effetti tra i redditi medi, mentre le fasce più basse sono già coperte da no tax area e trattamento integrativo.