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Di quanto aumenta importo di una pensione se si continua a lavorare in base normativa 2025

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
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Quanto può aumentare l’importo di una pensione se si continua a lavorare dopo aver raggiunto i requisiti pensionistici: chiarimenti e spiegazioni

Decidere quando andare in pensione rappresenta una scelta importante nella vita di ogni lavoratore. Molte persone attendono con impazienza il momento del pensionamento per godere finalmente di un meritato riposo dopo decenni di attività lavorativa. Altri, invece, pur avendo maturato i requisiti necessari, optano per continuare la propria carriera professionale, sia per scelta personale che per necessità economiche.

Proseguire l'attività lavorativa oltre l'età pensionabile comporta un incremento dell'assegno pensionistico finale. Ma quanto aumenta effettivamente l'importo della pensione se si continua a lavorare secondo la normativa 2025? 

Vantaggi economici del posticipo del pensionamento

Proseguire l'attività lavorativa dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione di vecchiaia produce diversi benefici economici sull'assegno previdenziale finale. Il principale vantaggio deriva dall'ulteriore accumulo di contributi previdenziali che si aggiungono al montante contributivo già maturato.

Secondo la normativa 2025, l'incremento dell'importo pensionistico non è predeterminato in misura fissa e uguale per tutti i lavoratori che posticipano il ritiro, ma varia in base a diversi fattori personalizzati:

  • La durata del periodo lavorativo aggiuntivo
  • La modalità di prosecuzione dell'attività (tempo pieno, part-time)
  • Il reddito percepito durante questo periodo supplementare
  • Il sistema di calcolo applicabile alla posizione previdenziale
  • L'età al momento del pensionamento effettivo
In linea generale, per ogni anno di lavoro aggiuntivo, l'assegno pensionistico può registrare un incremento medio stimato tra i 100 e i 150 euro mensili, ma questa cifra può variare significativamente in base alla situazione individuale.

Meccanismi di aumento dell'importo pensionistico

L'incremento dell'assegno pensionistico derivante dalla prosecuzione dell'attività lavorativa si basa su due meccanismi principali previsti dalla normativa 2025:

Aumento del montante contributivo

Il primo e più diretto meccanismo è l'incremento del montante contributivo totale. Continuando a lavorare, si versano ulteriori contributi previdenziali che si aggiungono a quelli già accumulati durante la carriera lavorativa. L'aliquota contributiva standard per i lavoratori dipendenti è pari al 33% della retribuzione, mentre per altre categorie di lavoratori le percentuali possono variare.

Questo accumulo supplementare di contributi si traduce in un aumento proporzionale dell'assegno pensionistico finale. Più a lungo si continua a lavorare e maggiore è la retribuzione percepita, più consistente sarà l'incremento della pensione.

Coefficiente di trasformazione più favorevole

Il secondo meccanismo riguarda il coefficiente di trasformazione utilizzato per convertire il montante contributivo in pensione annua. Questo coefficiente aumenta con l'età del pensionamento, risultando più vantaggioso per chi decide di ritirarsi più tardi.

Secondo le tabelle aggiornate alla normativa 2025, il coefficiente di trasformazione cresce progressivamente, premiando chi posticipa il pensionamento. Ad esempio, il coefficiente applicato a 68 o 69 anni è più elevato rispetto a quello previsto per i 67 anni, età ordinaria di pensionamento.

Questa progressione favorevole del coefficiente rappresenta un incentivo implicito a prolungare l'attività lavorativa, poiché lo stesso montante contributivo si traduce in un assegno pensionistico più consistente se liquidato a un'età più avanzata.

Esempio pratico di calcolo dell'aumento pensionistico

Per comprendere meglio l'impatto della prosecuzione lavorativa sull'importo della pensione, esaminiamo un caso concreto basato sulla normativa 2025:

Consideriamo un lavoratore che a 67 anni ha accumulato un montante contributivo di 200.000 euro. Se decidesse di andare immediatamente in pensione, applicando il coefficiente di trasformazione vigente, otterrebbe una pensione annua di circa 11.150 euro, equivalente a circa 850 euro mensili (per 13 mensilità).

Se lo stesso lavoratore decidesse invece di continuare a lavorare per un ulteriore anno, ipotizzando un reddito annuo di 25.000 euro e quindi un versamento contributivo di circa 8.250 euro (33% della retribuzione), il suo montante contributivo salirebbe a 208.250 euro. A questo punto, applicando il coefficiente di trasformazione più favorevole previsto per i 68 anni, la sua pensione annua aumenterebbe a circa 11.544 euro, pari a circa 890 euro mensili.

Proseguendo l'attività per un secondo anno aggiuntivo, fino a 69 anni, l'ulteriore incremento del montante contributivo e l'applicazione di un coefficiente ancora più vantaggioso porterebbero l'assegno pensionistico a superare i 900 euro mensili.

Fattori che influenzano l'aumento della pensione

L'incremento effettivo dell'importo pensionistico per chi decide di continuare a lavorare dipende da numerosi fattori individuali, che possono amplificare o ridurre il beneficio economico:

Sistema di calcolo applicabile

Il sistema di calcolo della pensione incide significativamente sull'entità dell'aumento. Per i lavoratori soggetti al sistema contributivo puro (in genere coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995), l'effetto della prosecuzione lavorativa è particolarmente vantaggioso, poiché ogni contributo aggiuntivo si traduce direttamente in un incremento proporzionale dell'assegno.

Per chi rientra nel sistema misto (retributivo fino a una certa data e poi contributivo), l'impatto varia in base alla proporzione tra le due componenti del calcolo pensionistico.

Livello retributivo

Il reddito percepito durante il periodo di lavoro supplementare incide direttamente sull'entità dei contributi versati. Retribuzioni più elevate comportano versamenti contributivi maggiori e, di conseguenza, un aumento più consistente dell'assegno pensionistico finale.

Anzianità contributiva pregressa

L'impatto relativo della prosecuzione lavorativa è generalmente più significativo per chi ha un'anzianità contributiva limitata. Per questi lavoratori, anche pochi anni aggiuntivi possono determinare un aumento percentuale considerevole dell'assegno pensionistico.

Opzioni per la prosecuzione dell'attività lavorativa

La normativa 2025 prevede diverse modalità per continuare a lavorare dopo aver maturato i requisiti per la pensione di vecchiaia, ciascuna con implicazioni diverse sull'incremento dell'assegno pensionistico:

Prosecuzione a tempo pieno

Continuare a lavorare mantenendo lo stesso impegno orario e la stessa retribuzione rappresenta l'opzione che garantisce il massimo incremento dell'assegno pensionistico, poiché comporta il versamento integrale dei contributi previdenziali.

Lavoro part-time

La riduzione dell'orario di lavoro comporta una diminuzione proporzionale della retribuzione e, di conseguenza, dei contributi versati. L'aumento dell'assegno pensionistico sarà quindi inferiore rispetto alla prosecuzione a tempo pieno, ma può rappresentare un buon compromesso tra l'esigenza di incrementare la pensione futura e il desiderio di ridurre l'impegno lavorativo.

Cumulo pensione e lavoro

Un'altra possibilità prevista dalla normativa 2025 è quella di percepire la pensione e contemporaneamente svolgere un'attività lavorativa. In questo caso, l'incremento dell'assegno pensionistico dipende dalle specifiche regole di cumulo applicabili alla situazione individuale.

Alcune forme di pensionamento anticipato prevedono limitazioni al cumulo, mentre la pensione di vecchiaia ordinaria è generalmente cumulabile con redditi da lavoro sia dipendente che autonomo.

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