Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

A che età realmente negli ultimi anni si è andati in pensione e con quale assegno medio?

di Marianna Quatraro pubblicato il
eta reale ultimi anni pensione

Negli ultimi anni l'età media effettiva di pensionamento è arrivata a circa 64,8 anni con importi ben diversi tra uomini e donne: i dati registrati

Negli ultimi trent’anni il sistema previdenziale italiano ha subito profonde trasformazioni, con ripercussioni dirette sull’età effettiva di uscita dal lavoro e sugli importi medi percepiti dai nuovi pensionati.

Gli interventi normativi orientati alla sostenibilità del sistema hanno portato a un innalzamento graduale dell’età pensionabile, affiancato però da strumenti che hanno consentito flessibilità e deroghe. Parallelamente, gli assegni pensionistici medi hanno risentito sia dei diversi metodi di calcolo sia del mutato quadro occupazionale, generando differenze significative anche tra generi.

L'evoluzione dell'età effettiva di pensionamento: dati storici e recenti

L’analisi dei dati storici mostra come, a partire dagli anni Novanta, l’età media di pensionamento sia aumentata sensibilmente. Negli anni ’90 era comune andare in pensione con requisiti anagrafici e contributivi più favorevoli, grazie a norme che consentivano uscite anticipate e assegni calcolati prevalentemente con il metodo retributivo.

In particolare, nel 1997, la media effettiva di ingresso in pensione era di circa 63,5 anni per gli uomini e 59,3 per le donne per la vecchiaia, mentre per l’anzianità si scendeva a 56-54 anni.

Con l’evolversi delle riforme, si è assistito a una progressiva restrizione dei requisiti, culminata con la Riforma Fornero del 2011, che ha fissato per la maggior parte dei lavoratori il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia a 67 anni. Tuttavia, la realtà osservata negli ultimi anni mostra uno scostamento tra l’età legale e quella effettiva: secondo i rapporti INPS, nel 2024 la media effettiva di pensionamento è arrivata a circa 64,8 anni, in aumento rispetto ai 64,2 registrati nel 2023.

Questa crescita è attribuibile principalmente all’inasprimento dei criteri di uscita anticipata e all’introduzione di canali a calcolo meno generoso, come Quota 103. Nonostante la regola generale, infatti, permangono opzioni che permettono l’uscita anticipata per chi possiede molti anni di contribuzione o rientra in categorie protette.

Il divario tra età media delle pensioni di vecchiaia e quelle anticipate è aumentato, passando da 3,8 anni nel 2012 a 5,6 nel 2024. Nel dettaglio più recente, le pensioni di vecchiaia prevedono un ingresso medio a 67,2 anni, mentre l’anticipata si attesta attorno ai 61,6 anni.

La progressione dell’età pensione effettiva ultimi anni è ben rappresentata nella tabella sottostante, che mostra gli andamenti principali:

Anno Età media effettiva (tutte le pensioni) Vecchiaia Anticipata
2012 62,1 64,1 59,5
2018 63,9 66,3 60,8
2022 64,2 67,1 61,2
2024 64,8 67,2 61,6

Fattori che influenzano l'uscita effettiva dal lavoro: riforme, deroghe e flessibilità

Il sistema previdenziale italiano si distingue per la presenza di numerose regole e deroghe che determinano percorsi di uscita differenziati dal mondo del lavoro. Le principali riforme ìhanno introdotto un progressivo inasprimento dei criteri, ma contestualmente sono state previste diverse eccezioni:

  • “Baby pensioni”, attive fino agli anni ’90, che permettevano uscite molto anticipate.
  • Prepensionamenti per crisi di settore e “salvaguardie” per esodati.
  • Canali flessibili come APE Sociale, Opzione Donna, Quota 100, 102, 103 e pensione anticipata per lavori gravosi o usuranti.
Dalla metà degli anni Novanta, il legislatore ha iniziato un percorso di adeguamento all’aspettativa di vita per i requisiti pensionistici, rendendo automatico l’allineamento dell’età legale in base ai dati ISTAT, come disposto dalla Riforma Fornero. Tuttavia, la presenza di canali agevolati ha spesso attenuato l’efficacia di tali riordini, contribuendo a mantenere un’età di uscita effettiva spesso inferiore a quella teoricamente prevista.

Tra i fattori aggiuntivi che incidono su queste dinamiche si trovano:

  • Le carriere lavorative, più continue per gli uomini e frequentemente frammentate per le donne.
  • L’accesso a strumenti di calcolo meno vantaggiosi, come nel caso delle anticipazioni a metodo contributivo puro.
  • Le politiche mirate ad allungare il periodo lavorativo (es. incentivi alla permanenza).

Le tipologie di pensione e l'età media di accesso: vecchiaia, anticipata, opzione donna e altri canali

I principali canali di pensionamento si differenziano per requisiti anagrafici e contributivi. Oggi le modalità d’uscita più rilevanti sono:
  • Pensione di vecchiaia: accesso ordinario con almeno 67 anni di età e 20 anni di contribuzione, crescente fino a 69 anni entro il 2050 in base alle stime ISTAT e Ragioneria dello Stato. Necessaria anche una soglia minima d’importo nel sistema contributivo puro.
  • Pensione anticipata: accessibile senza requisito anagrafico, ma con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini. L’età effettiva di uscita si attesta attorno ai 61,6 anni nel 2024.
  • Opzione Donna: permette alle lavoratrici in determinate condizioni di accedere a 61 anni (con sconti per figli) e almeno 35 anni di contributi, calcolando l’assegno solo sul sistema contributivo. L’accesso è oggi riservato a donne che rientrino in categorie specifiche, con requisiti più restrittivi dal 2023.
  • Quota 103: consente l’uscita dal lavoro con almeno 62 anni di età e 41 di contributi (entro fine 2025), con ricalcolo contributivo e penalizzazioni sull’importo massimo percepibile.
A questi canali si affiancano APE Sociale (per lavoratori fragili o disoccupati) e finestre specifiche per lavori usuranti o notturni, caratterizzate da requisiti differenziati, come riportato nella tabella seguente:
Canale Età minima Contributi richiesti
Pensione di vecchiaia 67 anni (in aumento) 20 anni
Pensione anticipata nessuna 41,10 donne / 42,10 uomini
Quota 103 62 anni 41 anni
Opzione Donna 61 anni (rid. figli) 35 anni
APE Sociale 63 anni e 5 mesi 30/32/36 anni in base a categoria
Lavori usuranti 61 anni e 7 mesi - 64 anni e 7 mesi 35 anni

Gli importi medi degli assegni liquidati negli ultimi anni e le differenze di genere

Negli ultimi anni la liquidazione degli assegni pensionistici ha evidenziato importanti differenze sia per tipologia di trattamento che tra uomini e donne. Secondo i dati 2024, l’importo medio mensile delle pensioni complessive si attesta a circa 1.860 euro, ma la forbice è ampia a seconda del canale di uscita:

  • Pensione anticipata: 2.133 euro/mese
  • Pensione di vecchiaia: 1.021 euro/mese
  • Invalidità: 1.151 euro/mese
  • Superstiti: 855 euro/mese
  • Prestazioni assistenziali: circa 502 euro/mese. 
Risulta particolarmente marcata la differenza di genere: gli uomini percepiscono una pensione media superiore del 34% rispetto alle donne (2.142 euro contro 1.594). Nel dettaglio delle anticipate, la differenza scende al 22,9%, ma resta comunque consistente.

Questa disparità riflette tanto la storia contributiva (donne con carriere spesso più discontinue) quanto i livelli salariali generalmente più bassi durante la vita lavorativa. Il 66% delle pensioni anticipate è riconosciuto ai maschi, mentre il 61% delle pensioni di vecchiaia va alle donne.

Inoltre, l’importo medio delle pensioni calcolate con sistema retributivo o misto è più elevato rispetto a quelle in regime contributivo puro (circa 2.000 euro/mese contro poco più di 1.500), confermando il trend di riduzione degli assegni per le nuove generazioni di pensionati.

Come si calcola la pensione media in base ai diversi regimi e quali fattori incidono

L’ammontare della pensione è determinato da molteplici elementi, tra cui il sistema di calcolo adottato e gli anni di contribuzione. In Italia convivono tre regimi:

  • Retributivo: assegno basato sugli ultimi stipendi, garantendo importi elevati, destinato a chi aveva anzianità anteriori al 1996.
  • Contributivo: si fonda sui contributi effettivamente versati e prevede il calcolo della pensione in base al montante accantonato e a un coefficiente di trasformazione correlato all’età di uscita.
  • Misto: integra criteri retributivi per la parte di carriera pre-1996 e contributivi per quella successiva.
Fattori ulteriormente incidenti sull’assegno medio sono:
  • Durata e continuità della carriera contributiva.
  • Livello retributivo medio durante la vita lavorativa.
  • Età al pensionamento: coefficienti crescenti incentivano l’uscita più tardi.
  • Eventuali penalizzazioni per accessi anticipati (es. ricalcolo contributivo per Opzione Donna e Quota 103).
  • Ricorso a strumenti di pensione complementare.
Nel sistema puro contributivo è previsto un importo soglia per l’accesso alla pensione, che può essere integrato dalla rendita di un fondo pensione come permesso dalle recenti normative. Il tasso di sostituzione è progressivamente diminuito, attestandosi su valori medi del 50-60% dell’ultima retribuzione.

Scenari futuri: previsioni sull'età di pensionamento e sugli importi medi fino al 2050

Le proiezioni demografiche ed economiche rivelano un quadro in cui l’età necessaria per accedere alla pensione ordinaria è destinata a crescere. Secondo le più recenti stime di INPS e ISTAT, tra il 2027 e il 2029 l’età legale per la vecchiaia salirà gradualmente, arrivando a 67 anni e 5 mesi nel 2029 e prevedendo soglie di circa 70 anni entro il 2050. Tale andamento è correlato all’adeguamento automatico sulla base dell’aumento dell’aspettativa di vita.

La tabella sottostante riassume le prospettive principali:

Anno Età minima pensione di vecchiaia
2024 67 anni
2029 67 anni e 5 mesi
2050 68 anni e 11 mesi
2067 70 anni

In parallelo, l’importo medio degli assegni si conferma in fase di progressiva contrazione, soprattutto per chi accederà solo al calcolo contributivo. 

Leggi anche