Negli ultimi anni l'età media effettiva di pensionamento è arrivata a circa 64,8 anni con importi ben diversi tra uomini e donne: i dati registrati
Negli ultimi trent’anni il sistema previdenziale italiano ha subito profonde trasformazioni, con ripercussioni dirette sull’età effettiva di uscita dal lavoro e sugli importi medi percepiti dai nuovi pensionati.
Gli interventi normativi orientati alla sostenibilità del sistema hanno portato a un innalzamento graduale dell’età pensionabile, affiancato però da strumenti che hanno consentito flessibilità e deroghe. Parallelamente, gli assegni pensionistici medi hanno risentito sia dei diversi metodi di calcolo sia del mutato quadro occupazionale, generando differenze significative anche tra generi.
L’analisi dei dati storici mostra come, a partire dagli anni Novanta, l’età media di pensionamento sia aumentata sensibilmente. Negli anni ’90 era comune andare in pensione con requisiti anagrafici e contributivi più favorevoli, grazie a norme che consentivano uscite anticipate e assegni calcolati prevalentemente con il metodo retributivo.
In particolare, nel 1997, la media effettiva di ingresso in pensione era di circa 63,5 anni per gli uomini e 59,3 per le donne per la vecchiaia, mentre per l’anzianità si scendeva a 56-54 anni.
Con l’evolversi delle riforme, si è assistito a una progressiva restrizione dei requisiti, culminata con la Riforma Fornero del 2011, che ha fissato per la maggior parte dei lavoratori il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia a 67 anni. Tuttavia, la realtà osservata negli ultimi anni mostra uno scostamento tra l’età legale e quella effettiva: secondo i rapporti INPS, nel 2024 la media effettiva di pensionamento è arrivata a circa 64,8 anni, in aumento rispetto ai 64,2 registrati nel 2023.
Questa crescita è attribuibile principalmente all’inasprimento dei criteri di uscita anticipata e all’introduzione di canali a calcolo meno generoso, come Quota 103. Nonostante la regola generale, infatti, permangono opzioni che permettono l’uscita anticipata per chi possiede molti anni di contribuzione o rientra in categorie protette.
Il divario tra età media delle pensioni di vecchiaia e quelle anticipate è aumentato, passando da 3,8 anni nel 2012 a 5,6 nel 2024. Nel dettaglio più recente, le pensioni di vecchiaia prevedono un ingresso medio a 67,2 anni, mentre l’anticipata si attesta attorno ai 61,6 anni.
La progressione dell’età pensione effettiva ultimi anni è ben rappresentata nella tabella sottostante, che mostra gli andamenti principali:
| Anno | Età media effettiva (tutte le pensioni) | Vecchiaia | Anticipata |
| 2012 | 62,1 | 64,1 | 59,5 |
| 2018 | 63,9 | 66,3 | 60,8 |
| 2022 | 64,2 | 67,1 | 61,2 |
| 2024 | 64,8 | 67,2 | 61,6 |
Il sistema previdenziale italiano si distingue per la presenza di numerose regole e deroghe che determinano percorsi di uscita differenziati dal mondo del lavoro. Le principali riforme ìhanno introdotto un progressivo inasprimento dei criteri, ma contestualmente sono state previste diverse eccezioni:
Tra i fattori aggiuntivi che incidono su queste dinamiche si trovano:
| Canale | Età minima | Contributi richiesti |
| Pensione di vecchiaia | 67 anni (in aumento) | 20 anni |
| Pensione anticipata | nessuna | 41,10 donne / 42,10 uomini |
| Quota 103 | 62 anni | 41 anni |
| Opzione Donna | 61 anni (rid. figli) | 35 anni |
| APE Sociale | 63 anni e 5 mesi | 30/32/36 anni in base a categoria |
| Lavori usuranti | 61 anni e 7 mesi - 64 anni e 7 mesi | 35 anni |
Negli ultimi anni la liquidazione degli assegni pensionistici ha evidenziato importanti differenze sia per tipologia di trattamento che tra uomini e donne. Secondo i dati 2024, l’importo medio mensile delle pensioni complessive si attesta a circa 1.860 euro, ma la forbice è ampia a seconda del canale di uscita:
Questa disparità riflette tanto la storia contributiva (donne con carriere spesso più discontinue) quanto i livelli salariali generalmente più bassi durante la vita lavorativa. Il 66% delle pensioni anticipate è riconosciuto ai maschi, mentre il 61% delle pensioni di vecchiaia va alle donne.
Inoltre, l’importo medio delle pensioni calcolate con sistema retributivo o misto è più elevato rispetto a quelle in regime contributivo puro (circa 2.000 euro/mese contro poco più di 1.500), confermando il trend di riduzione degli assegni per le nuove generazioni di pensionati.
L’ammontare della pensione è determinato da molteplici elementi, tra cui il sistema di calcolo adottato e gli anni di contribuzione. In Italia convivono tre regimi:
Le proiezioni demografiche ed economiche rivelano un quadro in cui l’età necessaria per accedere alla pensione ordinaria è destinata a crescere. Secondo le più recenti stime di INPS e ISTAT, tra il 2027 e il 2029 l’età legale per la vecchiaia salirà gradualmente, arrivando a 67 anni e 5 mesi nel 2029 e prevedendo soglie di circa 70 anni entro il 2050. Tale andamento è correlato all’adeguamento automatico sulla base dell’aumento dell’aspettativa di vita.
La tabella sottostante riassume le prospettive principali:
| Anno | Età minima pensione di vecchiaia |
| 2024 | 67 anni |
| 2029 | 67 anni e 5 mesi |
| 2050 | 68 anni e 11 mesi |
| 2067 | 70 anni |
In parallelo, l’importo medio degli assegni si conferma in fase di progressiva contrazione, soprattutto per chi accederà solo al calcolo contributivo.