I controlli sulle false partite Iva diventano sempre più capillari: quali sono i rischi che si corrono, sia i per datori di lavoro e le aziende e sia per i lavoratori
Quali sono i nuovi controlli e i rischi per le false partite Iva? Aprire una falsa Partita Iva comporta solo svantaggi. I lavoratori che decidono di aprirla non possono godere di alcuna tutela sociale, come previsto per i lavori dipendenti, né possono usufruire di specifici diritti, come il riconoscimento dell’indennità di malattia, o per infortunio, delle ferie pagate, della maternità, avere la tredicesima, e né tanto meno hanno diritto ad avere l'indennità di disoccupazione Naspi nel caso in cui restino effettivamente senza lavoro.
Eppure negli ultimi anni è cresciuto il fenomeno delle false partite Iva. Vediamo cosa si prepara a cambiare in merito.
Il secondo è quello dei lavoratori costretti ad aprirle che apparentemente svolgono un lavoro autonomo ma nei fatti hanno un lavoro fisso, che rispetta le norme di una attività subordinata, come gli orari di lavoro da rispettare, la presenza fissa sul posto di lavoro, ecc, ma che il datore non vuole assumere come dipendenti, per tutta una serie di costi che ne deriverebbero.
Il diretto dell'Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone, ha pertanto annunciato una stretta sulle false partite Iva, chiarendo che per quelle apri e chiudi già lo scorso 2024 ne sono state chiuse d’ufficio quasi 6mila, molte più rispetto alle 2.400 circa del 2023, e che i nuovi controlli saranno capillari e a tappeto.
A occuparsene sono diversi organismi, a partire dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che è l’ente principale che si occupa dei controlli in materia di lavoro, e ha il compito di effettuare ispezioni per verificare la regolarità dei rapporti di lavoro, compresa la verifica delle false partite Iva.
Spetta poi all’Agenzia delle Entrate effettuare le dovute verifiche per accertare la corretta applicazione delle norme fiscali e che le partite Iva non siano usate in modo improprio per eludere le imposte sul lavoro subordinato.
Nel quadro dei controlli si inserisce anche la Guardia di Finanza, che normalmente svolge indagini per contrastare l’evasione fiscale e le frodi, comprese quelle relative all’uso improprio delle partite Iva e ha la facoltà di intervenire sia autonomamente e sia su segnalazione dell’Agenzia delle Entrate.
Nel caso in cui emergano false partite Iva per ‘finti’ lavori autonomi, i rischi li corrono soprattutto le aziende e i datori di lavoro.
Per i lavoratori i rischi principali sono connessi agli svantaggi che derivano dall’apertura di una Partita Iva rispetto all’assunzione con regolare contratto di lavoro che, oltre a garantire una retribuzione fissa e dovuta in base al Ccnl di assunzione, garantire una serie di tutele e diritti che la partita Iva non ha.
Nei casi di controlli per sospetti di false partite Iva, l’azienda ha, invece, l’obbligo di dimostrare l’assenza di continuità e coordinamento nell’attività lavorativa del collaboratore. In tal caso, non corre alcun rischio, né l’azienda e né il lavoratore stesso.
Ma, senza prove che dimostrano l’effettivo lavoro autonomo del collaboratore, l’organo ispettivo preposto o il giudice stabiliscono sia sanzioni per il datore di lavoro e sia l’obbligo di riqualificare il rapporto di lavoro, trasformandolo in subordinato, tramite regolare assunzione contrattuale.
Questo passaggio potrebbe implicare per le aziende e i datori di lavoro ‘irregolari’ anche il pagamento retroattivo dei contributi previdenziali e assistenziali, delle ferie non godute, delle indennità di malattia e delle altre spettanze tipiche di un lavoratore subordinato, ecc, costi, che potrebbero mettere a rischio la stabilità finanziaria di una azienda.