L'aumento dei ritiri di formaggi in Italia può essere attribuito a diversi fattori. Facciamo il punto della situazione.
Aumentano i casi di ritiri di formaggi dal mercato. Questo fenomeno è correlato alla contaminazione da batteri patogeni come Listeria monocytogenes ed Escherichia coli, minaccia concreta per la salute pubblica. Vediamo meglio:
Un altro caso ha coinvolto il formaggio Puzzone di Moena DOP, prodotto dal Caseificio Sociale di Predazzo e Moena. Dopo il ricovero di una bambina di un anno per sindrome emolitico-uremica, le autorità sanitarie hanno collegato l'infezione al consumo di questo formaggio, sospettato di essere contaminato da Escherichia coli produttore di Shiga-tossina. Di conseguenza, il prodotto è stato ritirato sia dal mercato locale che da quello nazionale.
L'infezione da Listeria può causare sintomi gastrointestinali e, nei casi più gravi, meningite o sepsi, soprattutto in individui immunocompromessi, anziani e donne in gravidanza. L'Escherichia coli produttore di Shiga-tossina può provocare diarrea emorragica e, in alcuni casi, la sindrome emolitico-uremica, una condizione potenzialmente letale che colpisce i reni. Nel 2020, un episodio di tossinfezione alimentare in Italia è stato attribuito al consumo di formaggio fresco a latte crudo contaminato da Salmonella enteritidis, con 80 persone colpite.
L'aumento dei ritiri di formaggi in Italia può essere attribuito a diversi fattori. Innanzitutto, la produzione di formaggi a latte crudo comporta un rischio maggiore di contaminazione microbiologica, poiché il latte non subisce il processo di pastorizzazione che elimina gran parte dei patogeni. L'attenzione delle autorità sanitarie e controlli più stretti lungo la filiera produttiva hanno portato all'identificazione di prodotti non conformi agli standard di sicurezza. Nel 2024, i richiami alimentari hanno coinvolto 641 prodotti, con la Listeria come principale causa di allerta.
Tra i formaggi italiani a latte crudo, i più noti sono quelli di malga, chiamati anche formaggi d'alpeggio, prodotti nelle zone di montagna. La normativa in vigore prevede l'obbligo di indicare in etichetta se il formaggio è stato realizzato con latte crudo, ma può venire meno nel caso in cui la stagionatura superi i 60 giorni, un periodo sufficiente a ridurre il rischio di proliferazione dei patogeni.
Tra i formaggi più conosciuti prodotti con latte crudo si trovano il Parmigiano Reggiano, il Pecorino Toscano, il Roquefort, la Fontina, il Taleggio, il Brie de Meaux e il Camembert de Normandie.
Per riconoscere un formaggio realizzato con latte crudo, è sempre opportuno controllare attentamente l'etichetta, dove solitamente è specificata la tipologia di latte utilizzata. Lo stesso criterio vale per individuare i formaggi pastorizzati.
Il Gorgonzola con Denominazione di Origine Protetta (DOP), al contrario, viene prodotto con latte vaccino intero pastorizzato, come previsto dal disciplinare di produzione. Ma alcuni formaggi erborinati non soggetti a questi regolamenti possono presentare maggiori rischi per la salute.