Il mercato delle criptovalute in Italia sta vivendo una fase di calo, tra dati aggiornati, nuovi profili di investitori e dinamiche degli exchange. Regolamentazioni, strategie e prospettive future ridisegnano lo scenario nazionale ed europeo.
Nel corso degli ultimi anni, l'attenzione verso gli asset digitali ha subito grandi oscillazioni con periodi di crescita alternati a fasi di contrazione. Dopo una crescita del 25% nell'adozione registrata nel 2024 secondo KTS Finance, nella prima metà del 2025 è emersa una flessione della platea istituzionale e retail attiva. Questa situazione riflette sia i cambiamenti nell'approccio degli investitori sia le evoluzioni normative e macroeconomiche che caratterizzano il settore.
L'Italia, pur non figurando tra i paesi leader europei per ampiezza del mercato cripto, si colloca in una posizione di rilievo grazie a una base di investitori progressivamente più strutturata e consapevole. Tuttavia, elementi come la volatilità dei prezzi, la percezione dei rischi e una cornice normativa ancora in fase di sviluppo rappresentano variabili chiave che influenzano il sentiment generale. Gli ultimi dati OAM (Organismo Agenti e Mediatori) illustrano che, a fronte di una riduzione sensibile del numero di investitori attivi, la quota di coloro che continuano a operare nel mercato delle criptovalute resta significativa. L'interesse per la diversificazione finanziaria e l'innovazione tecnologica si confronta costantemente con sfide di carattere regolamentare e informativo.
L'analisi dei flussi e dei volumi investiti lascia emergere segnali evidenti di raffreddamento. Nel secondo trimestre del 2025, si registra una contrazione del 20% nel numero degli italiani con asset digitali, che scendono a circa 1,4 milioni di clienti. In parallelo, il controvalore complessivo delle criptovalute detenute è calato del 22%, portandosi a 1,9 miliardi di euro. Questo trend si riflette anche sulle operazioni di conversione tra euro e criptovalute, con una diminuzione del 45% per i flussi da valuta legale a virtuale e del 36% in direzione inversa.
Un ulteriore indicatore della contrazione risiede nella diminuzione del numero di operatori iscritti al registro OAM: i VASP (Virtual Asset Service Provider) sono passati da 140 a 138 tra marzo e giugno 2025. Contestualmente, è diminuito del 15% il numero di clienti trasmessi con i flussi informativi. La dinamica negativa è stata tale da spingere l'Organismo ad avviare procedure sanzionatorie verso gli operatori non in regola con gli obblighi di segnalazione.
Il valore medio detenuto da ciascun utente, seppur in riduzione, si mantiene su valori superiori ai 1.400 euro. Di particolare rilievo è la concentrazione delle transazioni su importi medio-bassi: le conversioni da euro a valute digitali presentano un importo medio di circa 207 euro, mentre quelle inverse sono di poco superiori a 249 euro. Questi dati sottolineano un approccio ancora cauto, espressione di una domanda focalizzata più su investimenti frazionati che su grandi allocazioni di capitale. I numeri rivelano che:
Indicatore |
Q1 2025 |
Q2 2025 |
Clienti con criptovalute |
1,7 mln |
1,4 mln |
Controvalore totale |
2,5 mld € |
1,9 mld € |
Numero operatori (VASP) |
140 |
138 |
Valore medio per cliente |
1.440 € |
1.413 € |
I dati più recenti rivelano che la stragrande maggioranza degli investitori italiani è rappresentata da persone fisiche (99,9%), mentre il contributo delle persone giuridiche si mantiene marginale, con una quota pari al 3% del controvalore totale. Analizzando la distribuzione generazionale, emergono due segmenti prevalenti:
Sul piano geografico, la concentrazione delle operazioni si ritrova soprattutto in regioni quali Lombardia e Lazio, con un apporto di clienti residenti all'estero. In riferimento alle imprese, oltre la metà delle attività si localizza nel Nord Italia o fuori dai confini nazionali, a conferma della forte attrattività delle aree maggiormente digitalizzate e industrializzate.
Una caratteristica emergente, rilevata anche da recenti sondaggi tra i risparmiatori italiani, è la tendenza a diversificare il portafoglio di investimenti, abbinando asset digitali ad altre componenti finanziarie tradizionali, attraverso strategie di investimento guidate da consulenti o da piattaforme digitali evolute.
Il comparto italiano delle criptovalute mostra un'elevata concentrazione delle attività nei confronti dei principali attori del settore. Secondo i dati OAM, oltre il 91% dei clienti si affida alle piattaforme di grandi dimensioni, lasciando agli operatori minori una porzione marginale del mercato. Questa concentrazione si riflette sia nei volumi detenuti che nelle operazioni effettuate:
Voce |
Grandi exchange (%) |
Clienti serviti |
91,6 |
Saldi in euro |
96,5 |
Saldi in criptovalute |
76,2 |
Operazioni di conversione |
ca. 87-88 |
Le sette principali piattaforme gestiscono la quasi totalità dei flussi da euro a cripto e viceversa. Questa situazione, se da un lato offre solide garanzie di servizio, dall'altro pone questioni legate alla concorrenza, alla sicurezza degli asset e alla tutela degli utenti in caso di interruzione o problematiche operative.
Il livello di concentrazione risulta ancora più pronunciato per i saldi in valuta legale, mentre per le criptovalute emergono segnali di parziale distribuzione su operatori di taglia media. La presenza di un oligopolio di fatto eleva gli standard e le responsabilità degli exchange più strutturati, chiamati ad adottare sistemi di compliance, sicurezza informatica ed educazione degli utenti ai massimi livelli.
La regolamentazione rappresenta uno degli aspetti di maggiore impatto per il mercato italiano delle criptovalute. Nel 2024, l'entrata in vigore del Regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) nell'Unione Europea ha segnato un punto di svolta per tutti gli operatori. Il nuovo quadro normativo, che disciplina l'emissione, la gestione e la custodia degli asset digitali, ha l'obiettivo di armonizzare le regole tra Stati membri, offrendo maggiore protezione agli investitori e certezza agli intermediari.
Nel contesto nazionale, la supervisione è affidata a OAM, che ha il compito di tenere aggiornato il registro dei VASP e garantire il rispetto degli obblighi di trasparenza e segnalazione. L'adeguamento dei provider italiani alle nuove regole, tuttavia, comporta sfide significative:
I dati raccolti su base nazionale ed europea dimostrano che le ragioni dell'investimento in criptovalute si sono evolute. L'interesse si è gradualmente spostato da logiche esclusivamente speculative verso strategie di gestione del rischio e pianificazione finanziaria a medio/lungo termine. Tra le motivazioni principali espresse dagli investitori italiani si osservano:
La complessità degli strumenti disponibili e la rapidità dell'evoluzione tecnologica richiedono competenze specifiche sia da parte degli utenti sia da parte degli intermediari. Il ricorso alla consulenza finanziaria qualificata appare sempre più diffuso: circa il 60% degli investitori italiani preferisce avvalersi di un advisor professionale nell'approccio al mercato digitale. La mancanza di conoscenze approfondite sulle caratteristiche tecniche e fiscali delle criptovalute viene indicata tra le principali barriere all'entrata, così come la paura di truffe e la difficoltà a ottenere informazioni certificate.
L'educazione finanziaria viene considerata leva strategica per lo sviluppo sostenibile del comparto, come evidenziato dai diversi dati raccolti. I consulenti sono chiamati a informare i clienti sulle peculiarità di asset complessi e a valutare l'inserimento di strumenti regolamentati come gli ETP (Exchange Traded Product), strumenti che possono migliorare la visibilità del rischio e la trasparenza. Una maggiore alfabetizzazione in ambito cripto consente infatti di ridurre l'esposizione a errori comportamentali e di rafforzare la protezione contro eventuali frodi e perdite patrimoniali.