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Giocattoli pericolosi: il 90% viene da Temu, Aliexpress o sono cinesi ma mancano controlli e la tassa 2 euro č una beffa

di Marianna Quatraro pubblicato il
Tassa 2 euro č una beffa

Giocattoli non sicuri provenienti da Temu, Aliexpress e mercati orientali invadono l'Italia: controlli carenti, rischi per i bambini, imprese penalizzate e una tassa inefficace che non tutela.

Il dibattito sulla sicurezza dei prodotti per l'infanzia è oggi acceso come non mai, complice la massiccia penetrazione di giocattoli provenienti dall'Estremo Oriente nei più importanti marketplace digitali. L'intervento di Genesio Rocca, presidente di Assogiocattoli, sulle colonne del Sole 24 Ore, richiama l'attenzione su un fenomeno in preoccupante crescita: la presenza di prodotti inadatti destinati ai più piccoli, che aggirano con facilità le maglie, già deboli, dei controlli europei.

I grandi portali internazionali, sfruttando i vantaggi della digitalizzazione dei processi commerciali e logistici, hanno moltiplicato le possibilità di accesso a beni privi delle garanzie minime previste dalle normative comunitarie. In questo contesto, cresce il timore per la salute e la sicurezza dei bambini italiani, sempre più esposti ai rischi di acquisti incauti, attratti dal richiamo di offerte e prezzi fuori mercato.

L'enorme flusso di merci dall'Oriente e il fallimento dei controlli

Il mercato europeo vive un momento di vulnerabilità doganale e digitale. Secondo i dati diffusi, oltre 4,6 miliardi di colli provenienti in gran parte dell'Estremo Oriente attraversano ogni anno il Vecchio Continente anche grazie all'attivismo di portali come Temu e Aliexpress. Questo flusso si traduce in circa 13 milioni di pacchi al giorno, spesso suddivisi in spedizioni di piccolo taglio e valore inferiore ai 150 euro, soglia sotto cui le verifiche doganali diventano di fatto impraticabili. La conseguenza più grave è la frammentazione del traffico commerciale, resa possibile dalla capacità dei marketplace di gestire milioni di ordini minimi che sfuggono alle tradizionali strategie di controllo e tracciamento. In mezzo a questi colli, potranno celarsi non solo giocattoli, ma anche abbigliamento non conforme, prodotti suggerenti rischi chimici e gadget potenzialmente nocivi.

La struttura normativa doganale europea, pensata in un'epoca pre-digitale, oggi fatica a gestire una simile mole di dati e oggetti in circolazione. L'impossibilità di ispezionare individualmente ciascun pacco genera un'enorme zona d'ombra, nella quale s'insinuano prodotti fuori norma che alimentano il fenomeno della concorrenza sleale e mettono a repentaglio la salute pubblica. Il paradosso, sottolineato dalle associazioni di settore, è proprio questo: la quantità soverchia la qualità dei controlli, lasciando il campo libero a chi importa, vende e distribuisce oggetti di dubbia provenienza ed elevato rischio potenziale.

Giocattoli non conformi: un pericolo reale per i bambini italiani

L'allarme lanciato dai laboratori che hanno testato decine di prodotti destinati ai più piccoli - spesso privi di marchio e venduti da fornitori extra EU - è eloquente: il 96% dei campioni analizzati non rispetta le norme comunitarie di sicurezza. E ciò che suscita particolare preoccupazione è che l'86% di questi articoli, facilmente acquistabili su piattaforme note internazionali e recapitati direttamente a casa, comporta un rischio fisico immediato per i bambini. I difetti più rilevanti rilevati dalle analisi specialistiche comprendono:

  • Presenza di piccole parti suscettibili di staccarsi, causa primaria di soffocamento;
  • Magneti accessibili e privi di idonea protezione, con possibilità di ingestione accidentale;
  • Vani batterie facilmente estraibili, con pericolo di folgorazione, ustioni e ingestione delle pile;
  • Componenti realizzati con materiali sconosciuti e privi di tracciabilità, che espongono i bambini al rischio di reazioni chimiche tossiche;
  • Mancanza quasi sistematica di marcature e avvertenze d'uso, lasciando i genitori privi di qualunque informazione sul livello di rischio effettivo;
Oltre agli incidenti più noti, come soffocamenti o ferite, la minaccia più subdola è rappresentata dall'esposizione prolungata a sostanze insalubri o vietate in Europa. Tali rischi, che non sempre si manifestano nell'immediato, pongono serie preoccupazioni sulla salute delle nuove generazioni. La differenza con il mercato regolamentato italiano è netta: i prodotti immessi in commercio dopo accurati controlli, verifica dei marchi CE e rispetto puntuale delle avvertenze offrono ai consumatori una garanzia che i marketplace extra UE, senza vincoli reali, non sono in grado di assicurare.

Le responsabilità giuridiche e il vuoto normativo nella vendita online

L'adozione del Digital Services Act ha infatti introdotto elementi di flessibilità che, paradossalmente, liberano le grandi piattaforme da una responsabilità oggettiva sulla sicurezza dei prodotti venduti tramite le loro vetrine virtuali. La principale lacuna emersa è l'assenza di un referente giuridico comunitario obbligatorio per i prodotti extra UE:

  • I venditori possono evitare di nominare un rappresentante legale in Europa, rendendo inutile l'intervento delle autorità in caso di violazioni;
  • All'atto pratico, la responsabilità ricade solo sul produttore originario, spesso irrintracciabile;
  • I marketplace si limitano a facilitare la transazione senza assumersi l'onere di vigilare o bloccare la circolazione di beni potenzialmente dannosi;
Nonostante norme severe sui requisiti di sicurezza e marcatura dei giocattoli, il sistema di sorveglianza si scontra con realtà imprenditoriali basate all'estero che sfuggono ad ogni forma efficace di controllo. Questa disparità normativa penalizza i produttori e i commercianti regolari, che devono sostenere costi e adempimenti sempre più gravosi, mentre favorisce l'impunità e la deregolamentazione dei venditori digitali fuori giurisdizione europea.

Impatto sulle aziende italiane ed europee della prima infanzia

Dal 2006 a oggi si sono succeduti almeno quattro importanti interventi normativi che hanno richiesto alle aziende di investire su processi, qualità dei materiali e innovazioni tecnologiche per conformarsi agli alti standard di sicurezza comunitari. Questi sforzi, necessari per immettere sul mercato articoli protetti e affidabili, si scontrano con il dumping dei prodotti asiatici, che non sostengono costi aggiuntivi e si affacciano sul mercato con prezzi che spesso non coprono neppure il valore delle materie prime conformi alle normative UE. I settori maggiormente colpiti comprendono:

  • Giocattoli per l'infanzia e giochi didattici
  • Accessori per neonati, come passeggini e seggiolini auto
  • Piccoli oggetti di arredo e corredo per la prima infanzia
La concorrenza sleale porta a un circolo vizioso: chi rispetta le regole e investe in sicurezza viene sistematicamente penalizzato, mentre chi opera senza vincoli si trova in reale vantaggio competitivo. Il rischio concreto, riconosciuto dalle associazioni del settore, è una progressiva "desertificazione" industriale che minaccia la sopravvivenza delle aziende manifatturiere e dell'indotto ad esse collegato in Italia e in Europa.

La tassa di 2 euro: una risposta inefficace che favorisce la concorrenza sleale

Il tentativo di introdurre un prelievo forfettario di 2 euro sui pacchi con valore dichiarato sotto i 150 euro in arrivo da paesi extra UE nasce dalla volontà di fronteggiare la polverizzazione degli ordini e garantire un gettito minimo alle casse pubbliche. Tuttavia, l'efficacia di questa misura si è rivelata ampiamente insufficiente e in certi casi addirittura controproducente. Rispetto alle vere imposte e dazi normalmente dovuti all'importazione, la nuova tassa rappresenta una riduzione drastica del prelievo fiscale fino a 15 volte meno.

In nome della semplicità amministrativa si incentiva ulteriormente la pratica di frazionare i colli e di agire sotto soglia, rendendo di fatto irrisoria la tassazione su merci di provenienza extra UE”, denunciano le associazioni del settore. In questo modo si premia il modello basato su volumi e prezzi bassi, invece che quello improntato all'equità fiscale e alle regole di concorrenza, acutizzando le diseguaglianze e alimentando il dumping.