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Gli antibiotici in Italia si assumono senza neppure saperlo ogni giorno e conseguenze possono durare per anni

di Chiara Compagnucci pubblicato il
L’esposizione nascosta agli antibiotici

L'assunzione inconsapevole di antibiotici attraverso gli alimenti può portare a una serie di problemi di salute, tra cui l'aumento della resistenza batterica.

Anche se gli antibiotici sono uno dei pilastri della medicina moderna, il loro utilizzo comporta conseguenze che vanno oltre la loro funzione terapeutica. Non solo possono alterare il microbiota intestinale, ma sono anche presenti in molti alimenti di consumo quotidiano per un’esposizione costante e potenzialmente pericolosa:

  • L’esposizione nascosta agli antibiotici attraverso gli alimenti
  • I rischi per la salute e le strategie per mitigare l’esposizione

L’esposizione nascosta agli antibiotici attraverso gli alimenti

Il microbiota intestinale è una complessa comunità di microrganismi che svolge ruoli fondamentali nella salute umana. Tra le sue funzioni ci sono la regolazione del sistema immunitario, la produzione di vitamine e la protezione contro patogeni esterni. Gli antibiotici, in particolare quelli ad ampio spettro, possono compromettere questa complessa interazione microbica, causando una condizione nota come disbiosi.

Gli studi scientifici dimostrano che i cambiamenti nel microbiota provocati dagli antibiotici possono avere effetti prolungati. Per esempio, farmaci come i chinoloni o la clindamicina possono alterare il microbiota intestinale per periodi che superano i due anni. Questo squilibrio aumenta il rischio di infezioni secondarie e problemi digestivi, ma può anche avere effetti sistemici e influenzano condizioni come l’obesità, il diabete e persino la salute mentale. La resistenza agli antibiotici è poi aggravata da questi cambiamenti, così da rendere più difficile combattere infezioni future.

Oltre all’uso diretto in ambito medico, gli antibiotici entrano spesso nel corpo umano attraverso il consumo di alimenti contaminati. Gli allevamenti intensivi sono una delle fonti di antibiotici nell’ambiente, poiché questi farmaci vengono utilizzati per prevenire malattie negli animali e accelerarne la crescita. Carne, pesce, latte, uova e prodotti derivati possono contenere residui di antibiotici ed espongono inconsapevolmente i consumatori a queste sostanze.

Anche i prodotti vegetali non sono esenti da contaminazione. Frutta, verdura e cereali possono contenere tracce di antibiotici a causa dell’uso di fertilizzanti o dell'irrigazione con acqua contaminata. Questa esposizione costante, anche se a dosi minime, contribuisce all’aumento della resistenza antimicrobica, un problema che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito una delle maggiori minacce alla salute globale.

I rischi per la salute e le strategie per mitigare l’esposizione

L’esposizione cronica agli antibiotici attraverso alimenti e trattamenti medici comporta rischi significativi per la salute. La diffusione della resistenza batterica è una vera e propria sfida: i batteri resistenti riducono l’efficacia dei trattamenti disponibili e mettono a rischio vite umane. L'alterazione del microbiota intestinale può influenzare la digestione, l’assorbimento dei nutrienti e la regolazione del sistema immunitario.

Per mitigare questi rischi serve un uso più responsabile degli antibiotici in medicina e in agricoltura. Gli allevamenti intensivi sono chiamati ad adottare pratiche sostenibili e a ridurre al minimo l’utilizzo di antibiotici con l'implementazione di nuovi sistemi di monitoraggio. Per i consumatori, la scelta di alimenti biologici e di origine controllata può ridurre l’esposizione. Una dieta ricca di fibre e probiotici può aiutare a ristabilire l’equilibrio del microbiota intestinale alterato.

Gli antibiotici restano comunque un'arma fondamentale contro le infezioni, ma il loro utilizzo va accompagnato da una maggiore consapevolezza dei rischi associati. Gli effetti sul microbiota intestinale e la presenza nascosta di antibiotici negli alimenti richiedono un’azione coordinata tra autorità sanitarie, industria alimentare e consumatori. Attraverso una gestione responsabile e politiche mirate si può ridurre l’impatto negativo di questi farmaci sulla salute umana e sull’ambiente, così da garantire la loro efficacia per le generazioni future.

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