Lo sciopero nazionale del 5 dicembre coinvolge i dipendenti Ikea contro un premio considerato inadeguato. Sindacati e azienda si confrontano tra richieste, critiche e prospettive sul futuro dei rapporti di lavoro.
Il prossimo 5 dicembre nella rete vendite del gruppo Ikea, migliaia di persone incroceranno le braccia in seguito allo sciopero indentto delle principali sigle Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs. La comunicazione ufficializzata dai rappresentanti dei lavoratori riflette un profondo malcontento, scaturito dalla gestione del sistema di premiazione annuale, argomento di acceso confronto interno.
Il malcontento esploso tra le fila dei dipendenti di Ikea è strettamente collegato alla comunicazione del cosiddetto "premio di partecipazione" per il 2025, definito dai sindacati come un "premio bluff". Secondo quanto emerso, oltre la metà degli store italiani non riceverà alcun bonus economico, mentre gli importi destinati agli altri punti vendita vengono giudicati dagli stessi rappresentanti sindacali come "irrisori e simbolici". Tale scenario è stato confermato nei tavoli tecnici durante i quali la direzione aziendale, pur riconoscendo un andamento gestionale "non negativo", ha evidenziato il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati necessari per l'assegnazione del premio.
Nelle spiegazioni fornite dalla società emergono fattori quali la minore affluenza nei punti vendita, la concorrenza nel settore dell’arredamento e la presenza di negozi più distanti dai grandi centri urbani. Queste motivazioni, tuttavia, sono state giudicate non esaustive da parte sindacale, la quale sottolinea che la stessa strategia espansiva – con l'apertura di numerosi centri urbani di piccole dimensioni – avrebbe dovuto favorire maggiore vicinanza al cliente. Ciò solleva interrogativi sulla reale efficacia degli investimenti effettuati e sulla strategia di business adottata dal gruppo.
Ulteriore fonte di disappunto risiede nelle decisioni aziendali relative all’erogazione di premi solo ad alcune categorie di impiegati, una scelta considerata discriminatoria e fonte di divisione nel clima aziendale. Non meno rilevante è il mancato riconoscimento anche solo simbolico a tutti i lavoratori, richiesta più volte avanzata e respinta dalla dirigenza per “mancanza di risorse accantonate”, acuendo il senso di insoddisfazione generale.
Le segreterie di Filcams, Fisascat e Uiltucs hanno duramente contestato la struttura stessa del sistema premiante, definendolo poco trasparente, non partecipato e scarsamente inclusivo nei confronti del personale. In diversi comunicati, i sindacati denunciano che l’attuale disegno delle regole per l’accesso al premio è tale da compromettere la scalabilità e l’equità interna, rendendo spesso irraggiungibili i parametri fissati a monte.
L’azienda, attraverso diverse note ufficiali, ha ribadito il pieno rispetto per il diritto di sciopero, chiarendo al contempo la propria posizione sulla natura stessa del premio di partecipazione: un meccanismo esclusivamente legato al raggiungimento di obiettivi predefiniti e condivisi. Nel caso specifico, la società ha lamentato il mancato conseguimento di tali obiettivi a livello nazionale, fattore che avrebbe impedito l’erogazione generalizzata del bonus.
Da parte aziendale si sottolinea come il sistema di incentivi abbia sempre rappresentato una leva di motivazione e di coinvolgimento della forza lavoro. Tuttavia, Ikea evidenzia anche che la migliore soluzione – capace di garantire premi più consistenti e strutturati – sarebbe stata raggiungibile solo attraverso il rinnovo del contratto integrativo, il cui negoziato si è però arenato senza un’intesa tra le parti. L’azienda offre la disponibilità a riaprire il tavolo delle trattative, anche su basi temporali non convenzionali, nell’ottica di trovare un compromesso positivo che soddisfi le esigenze di entrambe le parti.
Sul piano della strategia, la multinazionale fa sapere di mantenere saldo l’obiettivo di rendere il proprio brand accessibile e competitivo, anche in un periodo caratterizzato da incertezze nel mercato dei consumi. Si sottolinea, in aggiunta, come ogni modifica al sistema premiante debba passare per un aggiornamento contrattuale, a garanzia di trasparenza e regole condivise. Viene comunque ribadita la volontà di intervenire per valorizzare le risorse umane, considerandole parte integrante dello sviluppo aziendale.
L’astensione dal lavoro prevista per il 5 dicembre avrà un impatto importante sul clima interno e sulla reputazione dell’azienda nel settore della grande distribuzione, oltre che sulle relazioni industriali. Per migliaia di lavoratrici e lavoratori la delusione per il “premio bluff” si traduce in un sentimento diffuso di mancata motivazione e riconoscimento, con possibili ripercussioni sulla produttività e sull’adesione futura alle strategie aziendali.
Diversi punti vendita stanno già registrando una forte partecipazione alle assemblee sindacali e alle iniziative di protesta. Lo sciopero nazionale, articolato secondo modalità che prevedono stop sia a livello centrale sia territoriale, rappresenta non solo una forma di pressione verso il management ma anche un’occasione di visibilità per i problemi strutturali evidenziati dal personale.
| Problemi segnalati dai lavoratori | Azioni collettive previste |
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