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In quali settori gli stipendi aumentano e in quali diminuiscono? E perché?

di Marcello Tansini pubblicato il
Aumento e diminuzione stipendi

Come cambiano gli stipendi in Italia? La crescita e la stagnazione salariale tra i vari settori, distinguendo tra salario reale e nominale, e il loro impatto sul potere d'acquisto e sulle prospettive future.

Il panorama delle retribuzioni italiane, nel periodo più recente, restituisce un quadro composito in cui le tendenze di crescita e stagnazione convivono, delineando una situazione che coinvolge milioni di lavoratori. L'aggiornamento dei dati forniti da ISTAT certifica una crescita media delle retribuzioni contrattuali pari al 3,5% nel 2025. Tuttavia, dietro la media aritmetica si cela una spiccata disomogeneità: alcuni ambiti professionali vedono retribuzioni in rialzo, mentre altri continuano a registrare rallentamenti o aumenti insufficienti a compensare il costo della vita. L'adeguamento degli stipendi rappresenta un tema centrale, soprattutto in un contesto segnato da una persistente pressione inflazionistica che ha modificato sensibilmente il valore reale del salario percepito.

La vivacità dei negoziati e delle trattative contrattuali, con una accelerazione dei rinnovi collettivi, ha generato alcuni scostamenti tra comparti, incrementando il focus su settori ad alta produttività, innovazione tecnologica ed elevata domanda di capitale umano qualificato. Tuttavia, circa il 43,7% degli occupati attende ancora il rinnovo dei contratti collettivi, con conseguenze rilevanti in termine di potere d'acquisto e coesione sociale. Queste dinamiche confermano la necessità di indagare in quali settori aumentano gli stipendi e comprendere i motivi per cui altri rimangono statici o vedono cali, valutando l'impatto macroeconomico e sociale di tali oscillazioni.

Distinzione tra salario nominale e reale e il ruolo dell'inflazione

Un'analisi sulle retribuzioni richiede una distinzione tra salario nominale e salario reale. Il salario nominale rappresenta l'importo stabilito contrattualmente, ma non è sempre indicativo del benessere del lavoratore. Il valore effettivamente percepito viene influenzato dal cosiddetto salario reale, ovvero il potere d'acquisto che quella cifra consente, tenendo conto del livello generale dei prezzi. Negli ultimi anni, la crescita dell'inflazione in Italia ha inciso fortemente sulla differenza tra questi due parametri.

Dal 2022 al 2023 si sono registrati importanti picchi inflazionistici (rispettivamente +8,1% e +5,7%), che hanno eroso il potere d'acquisto dei salari. Pur in presenza di un aumento nominale delle retribuzioni, il valore reale rimane al di sotto di circa il 9% rispetto ai livelli di inizio 2021, a causa dell'insufficiente adeguamento alla fiammata dei prezzi. Per comprendere come cambia il reddito reale delle famiglie, basta considerare un esempio: un lavoratore che percepisce 1.500 euro mensili nel 2025, vede diminuire il proprio potere di acquisto se i prezzi dei beni di consumo aumentano oltre la crescita salariale.

La dinamica tra inflazione e salari si riflette non solo sulle condizioni dei singoli lavoratori, ma anche sulle performance economiche complessive, rendendo ancora più incisiva la valutazione di in quali settori aumentano gli stipendi in termini reali e non solo nominali.

Settori in crescita: dove gli stipendi aumentano maggiormente

Il recente scenario italiano evidenzia una serie di settori che, anche nel quadro di incertezza economica, hanno visto un incremento delle retribuzioni superiore alla media. Questi comparti si contraddistinguono per il dinamismo, la capacità di adattamento alle innovazioni tecnologiche e la domanda elevata di competenze specialistiche. Si presentano di seguito i principali settori che, secondo le rilevazioni ISTAT, e indagini di riferimento, evidenziano le dinamiche più favorevoli:

  • Settore legno, carta e stampa: La digitalizzazione e il rilancio in forme innovative dell'editoria stampata hanno favorito aumenti salariale significativi, posizionando il comparto tra quelli a maggior crescita retributiva.
  • Credito e assicurazioni: Il comparto finanziario ha beneficiato della resilienza del sistema bancario italiano e dello sviluppo dei servizi di online banking. Gli aumenti medi delle retribuzioni si attestano intorno al 7%, con opportunità significative per figure come Chief Financial Officer e Controller, i cui stipendi possono superare i 130mila euro lordi annui per i profili con seniority elevata.
  • Metalmeccanico: Nonostante le criticità legate alla concorrenza globale e ai costi energetici, il comparto ha registrato reali aumenti grazie alle recenti tornate di rinnovi contrattuali e alla valorizzazione delle figure altamente qualificate.
  • Farmaceutico e chimico: Nuovi investimenti in ricerca e sviluppo, e innovazione spinta nell'ambito della sostenibilità e delle biotecnologie, hanno condotto a incrementi di stipendio per le figure specialistiche, con retribuzioni annue lorde in crescita fino al 10% rispetto all'anno precedente.
  • Engineering e manifattura avanzata: L'incremento della domanda di professionisti in grado di gestire AI, big data e automazione industriale ha portato ad aumenti significativi per direttori R&D, project manager e responsabili di uffici tecnici, con stipendi tra i 50 e gli 80mila euro annui, a seconda dell'esperienza.
  • Tecnologie dell'informazione (IT e cybersicurezza): Il gap tra domanda e offerta di profili tecnici qualificati favorisce la crescita delle retribuzioni, specialmente per ruoli strategici nell'ambito della digitalizzazione dei processi produttivi e della gestione dei dati. Gli IT manager possono raggiungere stipendi tra i 60 e i 100mila euro lordi annui.
Va menzionata anche la pubblica amministrazione, dove alcune categorie (ministeri centrali, forze dell'ordine, militari-difesa, energia elettrica) hanno beneficiato dei rinnovi contrattuali con aumenti che, in alcuni casi, superano il 6,5% annuo. La seguente tabella riporta una sintesi degli incrementi salariali osservati nei principali ambiti:

Settore

Incremento (%)

Credito e assicurazioni

+7%

Legno, carta, stampa

+6%-8%

Farmaceutico/chimico

+8%-10%

Metalmeccanico

+5%-7%

Pubblica amministrazione (alcuni comparti)

+5,8% - +6,9%

Information Technology

+5%-8%

L'effetto combinato di innovazione e domanda di competenze avanzate aumenta la competitività retributiva di questi comparti, offrendo vantaggi sia ai lavoratori con qualifiche tecniche che ai manager di vertice.

Settori in difficoltà: comparti dove le retribuzioni faticano a crescere

Sul versante opposto, permangono settori nei quali la stagnazione salariale o la crescita inferiore rispetto all'inflazione determinano una progressiva perdita di potere d'acquisto. Tra questi comparti, la situazione è particolarmente accentuata laddove la domanda di lavoro si mantiene bassa, la produttività fatica ad aumentare o la stagionalità incide sulle tutele contrattuali:

  • Commercio al dettaglio: La pressione della concorrenza online e il costante aumento dei costi fissi hanno generato una riduzione delle marginalità, limitando la capacità delle imprese di riconoscere aumenti salariali consistenti ai dipendenti.
  • Turismo e ristorazione: Caratterizzati dalla stagionalità e dalla prevalenza di rapporti di lavoro precari, questi settori scontano la bassa continuità occupazionale e la difficoltà di adeguamento delle retribuzioni alle dinamiche inflazionistiche, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno.
  • Pubblica amministrazione (enti locali, alcuni comparti): Nonostante le recenti tornate di rinnovo, diverse aree restano in attesa di adeguamenti contrattuali, con circa il 43,7% dei lavoratori complessivi in attesa di rinnovo a fine giugno 2025.
  • Telecomunicazioni: Il settore vede una costante ristrutturazione interna e il fermo degli stipendi, anche a fronte della centralità crescente dei servizi digitali.
  • Neolaureati e giovani professionisti: L'analisi della dinamica retributiva evidenzia un gap negativo rispetto ai principali Paesi europei, con aumenti minimi negli ultimi anni (+5% tra il 2021 e il 2024 a fronte di una perdita reale di oltre il 10%).
Nel contesto europeo, l'Italia si colloca al 19° posto secondo la graduatoria Eurostat sul potere d'acquisto dei salari (PPS), risultando penalizzata rispetto a economie simili come Francia e Germania. La volatilità e l'incertezza nella contrattazione collettiva, come evidenziato dai lunghi tempi di attesa per i rinnovi, costituiscono un ulteriore fattore di debolezza strutturale in questi comparti.

I fattori che influenzano l'andamento degli stipendi

L'andamento delle retribuzioni in Italia è il risultato di una complessa interazione tra elementi strutturali e congiunturali. Tra i fattori principali si individuano:

  • Inflazione persistente: Un livello elevato dei prezzi, non compensato da aumenti retributivi adeguati, riduce il valore reale degli stipendi.
  • Contrattazione collettiva: Laddove le organizzazioni sindacali risultano forti e i contratti vengono rinnovati con cadenza regolare, la crescita dei salari risulta più marcata. Settori con maggior rappresentanza e capacità di negoziazione producono incrementi più significativi.
  • Produttività: Le imprese maggiormente innovative e produttive riescono ad assorbire meglio i costi del lavoro, riconoscendo ai dipendenti retribuzioni più elevate.
  • Tipologia di contratto: Il lavoro a tempo indeterminato offre maggiori tutele e possibilità di progressione retributiva, al contrario del lavoro precario e stagionale.
  • Formazione e aggiornamento professionale: Chi possiede competenze avanzate, soprattutto tecnologiche e digitali, incontra offerte retributive superiori rispetto a chi dispone di competenze meno aggiornate e richieste dal mercato.
A questi si aggiungono la pressione fiscale, le politiche redistributive e le iniziative di welfare aziendale, che possono influenzare in modo diretto o indiretto la struttura globale delle retribuzioni.
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