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In vendita supermercati Coop e Superconti a Roma e nel Lazio: cosa puņ succedere, i rischi per dipendenti e posizione sindacati

di Marcello Tansini pubblicato il
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La cessione dei supermercati Coop e Superconti a Roma e nel Lazio solleva interrogativi sul futuro dei lavoratori, i possibili rischi occupazionali e il ruolo centrale dei sindacati nello scenario attuale.

Il recente annuncio della parziale dismissione dei supermercati con insegna Coop e Superconti a Roma e nel Lazio ha sorpreso il settore della distribuzione organizzata e suscitato apprensione tra dipendenti, istituzioni e clienti abituali. La cooperativa Unicoop Etruria, risultante dalla fusione tra Unicoop Tirreno e Coop Centro Italia, ha comunicato la vendita di almeno nove punti vendita nella regione. L’iniziativa rientra in un più ampio piano di riorganizzazione aziendale mirato a ridisegnare la presenza della catena nel centro e sud Italia, con significative implicazioni sociali e occupazionali.

Secondo quanto emerso in incontri ufficiali tra i vertici della cooperativa e le principali sigle sindacali del settore, i negozi coinvolti si trovano in aree strategiche come Roma, Pomezia, Fiuggi, Colleferro e Fonte Nuova. Anche i punti Superconti di Orte e Impruneta risultano nella lista, mentre il supermercato di Capena è stato già chiuso, con i lavoratori già ricollocati presso altre strutture del gruppo. Alla base della decisione, secondo il management, vi sarebbe la necessità di mantenere un equilibrio finanziario e ridurre i costi di gestione in territori ritenuti meno sostenibili.

“Il piano è irricevibile e costruito sulla pelle di chi ogni giorno garantisce il servizio e la qualità della cooperativa sul territorio”, sottolineano le note sindacali, lasciando intendere tutta la profonda insoddisfazione e preoccupazione delle maestranze coinvolte. Le dichiarazioni dei rappresentanti dei lavoratori rispecchiano lo sconcerto generale generato da una mossa inattesa e destinata ad alimentare il dibattito non solo nei sindacati ma anche tra le amministrazioni locali, chiamate a valutare le potenziali ripercussioni economiche e sociali del ritiro della Coop nel territorio laziale.

Impatto della vendita sui dipendenti: rischi e preoccupazioni occupazionali

L’uscita dal mercato regionale o la cessione di parte delle attività commerciali coinvolge direttamente oltre 200 lavoratori, creando uno scenario di incertezza che investe sia il futuro occupazionale che la serenità di centinaia di famiglie. Al momento non risultano garanzie precise circa la sorte dei dipendenti interessati ai processi di vendita: si prospettano infatti possibili trasferimenti verso altri punti vendita oppure il rischio, più radicale, della perdita del posto di lavoro.

Tra le preoccupazioni principali emerse nel confronto tra sindacati e azienda vi sono:

  • Assenza di tutele specifiche per chi sarà coinvolto dalla cessione o dalla chiusura dei punti vendita;
  • Timori concreti di ridimensionamento del personale amministrativo e di reparto, con ricadute negative sulla stabilità economica delle famiglie;
  • Incertezza rispetto a eventuali processi di ricollocazione interna, considerata la struttura della cooperativa e le differenze tra i vari punti vendita;
  • Possibilità di peggioramento delle condizioni contrattuali e di aumento della flessibilità lavorativa a discapito delle tutele raggiunte nel corso degli anni;
  • Perdita dell’identità lavorativa costruita in alcuni casi in decenni di servizio presso Coop e Superconti.
Va sottolineata, inoltre, la rilevanza dell’impatto sociale più ampio: la chiusura o il passaggio di gestione dei supermercati avviene in un contesto territoriale già segnato da difficoltà economiche e dalla necessità di mantenere servizi essenziali nei quartieri e nei comuni coinvolti. Uno dei rischi paventati riguarda il potenziale impoverimento del tessuto produttivo locale e l'ulteriore indebolimento delle filiere lavorative, con possibili ripercussioni sul commercio di vicinato e sull'indotto locale.

La comunicazione ufficiale della cessione ha anche generato malessere tra i lavoratori, sfociato nella proclamazione dello sciopero del 18 dicembre. Intorno a questa data, la protesta dei dipendenti si esprimerà in turni di astensione dal lavoro e presìdi presso i punti vendita, con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni sui rischi reali di depauperamento occupazionale.
“I lavoratori meritano rispetto e tutele occupazionali, non tagli e incertezze. Meritano investimenti e non una gestione che considera il personale come numeri da sacrificare”, ribadiscono le organizzazioni sindacali nella loro comunicazione ufficiale.

Difficile, al momento, prevedere sviluppi differentemente risolutivi, data l’attuale distanza fra istanze dei lavoratori e prospettive aziendali. Il rischio di una brusca interruzione del rapporto di fiducia fra forza lavoro e struttura cooperativa rende ancora più necessario un dialogo trasparente.

Ruolo e posizione dei sindacati nella difesa dei lavoratori

Nel quadro delineatosi con l’annuncio della dismissione di diversi punti vendita e della revisione degli assetti occupazionali, il ruolo delle sigle sindacali si conferma centrale nella tutela delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti. Le principali rappresentanze del settore – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – hanno immediatamente reagito ritenendo la predisposizione del nuovo piano aziendale “irricevibile” e lesiva dei diritti acquisiti.

Le organizzazioni sindacali hanno sottolineato, sin dal primo confronto con la direzione Unicoop Etruria, l’esigenza di:

  • Mantenere un costante tavolo di confronto che ponga al centro il destino dei posti di lavoro e il rispetto delle tutele contrattuali;
  • Impedire comportamenti antisindacali e ogni tentativo di aggirare la libertà di sciopero sancita dall’art. 40 della Costituzione;
  • Richiamare l’attenzione delle istituzioni locali e nazionali sulla necessità di salvaguardare una presenza commerciale considerata strategica per i territori più fragili.
Si evidenziano diverse richieste sindacali di trasparenza in merito alle intenzioni dell’azienda riguardo i criteri di scelta dei punti vendita da cedere o chiudere, le misure di accompagnamento al lavoro, le eventuali soluzioni di ricollocazione. A tal fine, le sigle hanno programmato manifestazioni pubbliche e scioperi unitari come quello previsto per il 18 dicembre, con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica e manifestare in modo visibile il proprio dissenso.

Le sigle coinvolte, consce della delicatezza della situazione sociale e professionale, reiterano la necessità di un confronto concreto e non formale. Secondo una recente nota trasmessa alle istituzioni, “senza un vero piano di rilancio preceduto dal dialogo tra tutte le parti, la riduzione dei punti vendita e la perdita di centinaia di posti di lavoro rischiano di compromettere la sostenibilità stessa della mission cooperativa”.

Non sono mancati momenti di tensione: alcune testimonianze raccolte tra i lavoratori raccontano di pressioni subite in seguito all’annuncio dello sciopero, specialmente in relazione alla programmazione dei turni. Le rappresentanze dei lavoratori hanno rimarcato la centralità del rispetto dei diritti sindacali e stanno monitorando ogni condotta potenzialmente lesiva per la libertà di espressione e di protesta dei dipendenti.

Alla luce degli sviluppi attuali, il dialogo rimane aperto. L’obiettivo principale è l’avvio di un confronto allargato che coinvolga anche i livelli istituzionali più alti, alla ricerca di una soluzione condivisa che miri a salvaguardare sia la forza lavoro che la reputazione di Coop come attore solidale e responsabile all’interno del panorama della grande distribuzione organizzata. Appare sempre più stringente la necessità di soluzioni innovative in grado di coniugare sostenibilità economica e tutela del capitale umano, per evitare che la riorganizzazione aziendale si traduca unicamente in perdita di posti di lavoro senza un reale progetto di rilancio futuro.



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