Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Intelligenza artificiale, gli stipendi saranno più alti fino a 4 volte. Non c'è solo perdita di posti di lavoro

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Intelligenza artificiale, gli stipendi

I dati elaborati da PwC nel Global AI Jobs Barometer rivelano che i professionisti con competenze in intelligenza artificiale sono tra i più richiesti.

Nell'immaginario collettivo, l'avanzata dell'intelligenza artificiale nel mondo del lavoro è raccontata come un'invasione silenziosa, che promette efficienza ma lascia dietro di sé una lunga scia di mestieri scomparsi. Dietro il timore legittimo di sostituzioni e automazioni, si fa sempre più largo un'altra narrazione, più concreta e fondata su numeri. Il 2025 si sta rivelando un anno di svolta: non solo molte professioni stanno evolvendo senza sparire, ma alcuni ruoli legati all'IA registrano aumenti retributivi superiori al 200% rispetto ai livelli tradizionali, con aziende disposte a offrire salari fino a quattro volte più alti rispetto alla media del settore. Dunque, non si tratta solo di capire cosa sparirà, ma soprattutto cosa nascerà e quanto verrà pagato.

  • Le professioni dell'intelligenza artificiale
  • Mercato del lavoro in evoluzione
  • Formazione, equità e accesso

Le professioni dell'intelligenza artificiale

I dati elaborati da PwC nel Global AI Jobs Barometer rivelano che i professionisti con competenze in intelligenza artificiale sono tra i più richiesti. In settori strategici come la finanza, il legale, il marketing e l'industria manifatturiera avanzata, si registrano aumenti salariali che arrivano al 25% rispetto ai colleghi con competenze non specialistiche, ma in alcuni ambiti questa forbice diventa molto più ampia. Ad esempio, in ambito giuridico, chi gestisce e supervisiona strumenti di intelligenza artificiale può guadagnare fino al 49% in più, mentre in ambito tecnico, figure come i prompt engineer, sconosciute fino a due anni fa, stanno diventando centrali e retribuite.

In Italia, la situazione segue lo stesso trend, anche se con qualche ritardo fisiologico. Secondo una ricerca condotta da Wyser, i profili più richiesti nel 2025 comprendono data scientist, AI trainer, specialisti in cybersecurity applicata all'IA e ingegneri capaci di implementare sistemi generativi per le aziende. In media questi ruoli superano i 60.000 euro annui, con punte anche superiori ai 100.000 euro per figure senior. Il motivo? La scarsità di professionisti formati e la corsa delle aziende a non perdere il treno della trasformazione digitale.

Mercato del lavoro in evoluzione

Oltre alla componente economica, l'intelligenza artificiale sta ridisegnando la mappa delle professioni. Se da un lato è vero che molte mansioni ripetitive, basate su regole, calcoli o immissione dati sono sempre più automatizzabili, dall'altro emergono ruoli che richiedono capacità critiche, pensiero astratto, supervisione tecnologica e capacità relazionali. Il World Economic Forum stima che entro il 2030 verranno eliminate oltre 85 milioni di posizioni, ma che al tempo stesso ne verranno creati circa 97 milioni, e molte di queste sono legate alla gestione, sviluppo o integrazione dell'IA nelle organizzazioni.

La differenza, rispetto a ondate tecnologiche precedenti, sta nella velocità con cui tutto ciò avviene. Mentre un tempo il passaggio da un'era produttiva a un'altra richiedeva decenni, oggi i cambiamenti sono misurabili su scala annuale. Per questa ragione, il possesso di competenze aggiornate e trasversali è diventato il capitale professionale del 2025. La figura del tecnico si fonde con quella del mediatore umano tra tecnologia e impatto organizzativo. Molti professionisti si trovano così a dover reimparare a lavorare, ma chi riesce a interpretare questa sfida come opportunità si trova premiato non solo in termini economici, ma anche di autonomia, creatività e ruolo strategico all'interno dell'azienda.

In settori come la comunicazione, l'assistenza clienti, la logistica e persino l'artigianato digitale, si moltiplicano i casi in cui l'IA non ha sostituito, ma amplificato le competenze umane. Alcuni operatori che lavorano a stretto contatto con strumenti generativi affermano di produrre tre volte di più rispetto al passato, in tempi dimezzati e con carichi cognitivi inferiori.

Formazione, equità e accesso

C'è però un altro lato della medaglia. Nonostante la crescita degli stipendi per alcune figure, esiste il rischio di creare una polarizzazione profonda nel mondo del lavoro, dove chi ha accesso alla formazione di qualità viaggia su un binario veloce e ben retribuito, mentre chi resta ai margini rischia di trovarsi spiazzato, escluso, o costretto a occupare ruoli sempre più precari. Non è l'intelligenza artificiale in sé a determinare questi scenari, ma la capacità dei sistemi formativi, pubblici e privati, di preparare le persone a questa transizione.

Molti osservatori sottolineano come il vero nodo non sia la distruzione di posti, ma la trasformazione dei mestieri e l'aggiornamento delle competenze. Secondo McKinsey, tra il 60 e il 70% delle attività svolte oggi potrebbe essere automatizzata nei prossimi anni. Significa che intere professioni non spariranno, ma cambieranno natura.

Leggi anche