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Italiani e farmaci: usi e abusi, costi, tipologie più usate, dati e statiche adulti e bambini dal nuovo rapporto Osmed AIfa

di Chiara Compagnucci pubblicato il
farmaci più usati in Italia

Scopri dati OsMed AIFA su uso, abusi, spesa e tipologie di farmaci in Italia tra adulti e bambini, tra trend, criticità e sfide attuali.

L’ultimo Rapporto OsMed 2025, appena pubblicato da AIFA, restituisce un quadro complesso e aggiornato sull’impiego dei medicinali tra la popolazione italiana. I dati mostrano una crescita della spesa e dei consumi, sia tra adulti che minori, accompagnata da sfide strutturali in termini di appropriatezza prescrittiva, regionalismo nei consumi e sostenibilità dei costi. Analizzando i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali, emerge come l’assistenza farmaceutica rimanga una componente rilevante del comparto sanitario nazionale, con impatti significativi su salute pubblica, comportamento prescrittivo e abitudini d’acquisto dei cittadini. Il documento sottolinea inoltre la necessità di un uso più consapevole dei farmaci e di strategie mirate per migliorare innovazione, accessibilità ed equità nell'erogazione.

Spesa farmaceutica nazionale: andamento, confronti e ripartizione tra pubblico e privato

Secondo il Rapporto OsMed appena presentato, la spesa farmaceutica totale in Italia nel 2023 ha raggiunto i 36,2 miliardi di euro, segnando un incremento del 6,1% rispetto all’anno precedente. Di questa cifra, il 68,7% è stato sostenuto dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), pari a 24,9 miliardi, mentre la quota a carico dei cittadini – attraverso l’acquisto diretto o la compartecipazione alle spese – ha raggiunto 10,6 miliardi, con una crescita del 7,4%.

  • Spesa pubblica: rappresenta il 19% dell’intero budget sanitario pubblico nazionale, cresciuta del 5,7% nell’ultimo anno;
  • Spesa privata: spinta da un aumento dei prezzi e da prescrizioni focalizzate su prodotti più onerosi, l’onere diretto dei cittadini resta elevato, specialmente nella classe C (prodotti non rimborsati dal SSN), con oltre 7,1 miliardi di euro rilevati (+9,8% vs 2022);
  • Distribuzione territoriale: 23,6 miliardi sono stati spesi in ambito territoriale (farmacie e strutture sanitarie), mentre 16,2 miliardi sono riferibili all’acquisto diretto da parte di ospedali pubblici.
A livello pro capite, la spesa pubblica corrisponde a 441,37 euro per cittadino, mentre in termini di acquisto privato le disparità regionali sono significative: Campania, Abruzzo e Sud Italia si distinguono per le cifre più elevate. Nel confronto europeo, l’Italia è sopra la media UE per la spesa pro capite (612 euro vs 384 euro), ma resta dietro Germania, Austria e Belgio. I prezzi medi nazionali rimangono tuttavia più bassi del 62,5% rispetto ad altri Paesi europei, offrendo un rapporto costo-beneficio più competitivo, pur a fronte di una vasta disponibilità di farmaci innovativi grazie all’approvazione rapida in ambito UE.

Consumi tra adulti e bambini: prevalenza, differenze per età, sesso e regione

I dati confermano una prevalenza d’uso diffusa in tutta la popolazione. Nel 2024, circa il 68% degli assistiti ha ricevuto almeno una prescrizione, con un consumo medio di 1.895 dosi di farmaci ogni 1.000 abitanti al giorno (1,9 dosi a testa). In età adulta e soprattutto nel segmento over 65, la prevalenza supera il 90% e raggiunge il 100% oltre i 74 anni. La popolazione anziana assorbe più del 60% della spesa totale e delle dosi, riflettendo la politerapia legata alle cronicità.

Divari di genere risultano marcati: il 72% delle donne riceve prescrizioni contro il 63% degli uomini – una differenza particolarmente evidente fra 20 e 59 anni, periodo in cui si registra un uso maggiore di antibiotici, antidepressivi e farmaci per patologie specifiche femminili.

Chiave di lettura importante sono le differenze regionali:

  • Al Nord la prevalenza d’uso è del 64,2%, sale al 69,4% nel Centro e arriva al 70,5% nel Sud.
  • La spesa e i consumi più elevati sono localizzati sempre nel Mezzogiorno, aspetto attribuibile sia a fattori epidemiologici che a dinamiche prescrittive locali.
Tra i minori, nel 2024, quasi la metà (50,9%) ha ricevuto almeno una prescrizione, con prevalenza leggermente maggiore nei maschi (51,9%). Gli antimicrobici per uso sistemico e i farmaci per il tratto respiratorio restano i più prescritti ai bambini con incremento rispetto all’anno precedente.

Le tipologie di farmaci più utilizzate: classi terapeutiche e trend principali

Nell’ultimo anno, il consumo di farmaci in Italia ha mantenuto una struttura stabile nelle principali classi terapeutiche destinate al trattamento delle malattie croniche e acute. Le quattro categorie a maggior utilizzo sono:

  • Farmaci cardiovascolari: primi per dosi quotidiane erogate e tra i primi per incidenza sulla spesa pubblica (oltre 3,7 miliardi di euro);
  • Farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo: secondi sia per quantità sia per spesa (circa 3,5 miliardi di euro);
  • Farmaci del sangue e organi emopoietici: in terza posizione per dosi;
  • Medicinali per il sistema nervoso centrale: in quarta posizione, con spesa superiore a 2 miliardi l’anno.
Le tendenze di crescita più rapide si osservano nei nuovi anti-obesità (analoghi del Glp-1), farmaci antidiabetici di nuova generazione e psicofarmaci nell’età pediatrica. Gli antibiotici, invece, conoscono un ritorno ai livelli pre-pandemici nonostante campagne di sensibilizzazione, ponendo una sfida urgente alla sanità pubblica. Da segnalare anche la persistente crescita nei consumi di farmaci innovativi, biosimilari e orfani, oltre a una progressiva (ma ancora limitata) adozione dei generici equivalenti.

Farmaci cardiovascolari, gastrointestinali e antitumorali: dati principali

I prodotti destinati al trattamento di ipertensione, scompenso cardiaco e malattie vascolari rappresentano la quota principale sia nei consumi sia nella spesa pubblica convenzionata. Nel 2024 si sono registrate oltre 523 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti per i medicinali cardiovascolari, con una spesa pro capite SSN di oltre 60 euro.

Gli inibitori del sistema renina-angiotensina, ACE-inibitori, beta-bloccanti e sartani restano centrali nelle prescrizioni. Il consumo di questi prodotti è più alto nelle regioni del Sud e nelle Isole, sottolineando trend regionali diversi.

I farmaci per l’apparato gastrointestinale, tra cui gli inibitori della pompa protonica per reflusso e ulcere peptiche, occupano la seconda posizione nei consumi, con picchi di utilizzo che vanno oltre 100 dosi giornaliere/1.000 abitanti in alcune aree meridionali. In media la spesa è di circa 59 euro per persona.

Il comparto oncologico e immunomodulante si conferma il più rilevante per impatto sulla spesa acquistata direttamente dalle strutture sanitarie pubbliche (oltre 8,2 miliardi di euro). Gli inibitori del checkpoint immunitario e gli anticorpi monoclonali costituiscono le sottocategorie a maggior investimento, con aumenti a doppia cifra rispetto all’anno precedente.

Antibiotici e resistenze: aumenti, inappropriatezze e differenze regionali

Il consumo di antibiotici è tornato a salire del 6,4%, raggiungendo 17,2 dosi giornaliere per 1.000 abitanti. Quasi quattro persone su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione, con una marcata variabilità geografica che suggerisce criticità nell’appropriatezza prescrittiva:

  • Prevalenza nazionale d’uso del 37,3%;
  • Incidenza più elevata nel Sud e Isole (44,8%) rispetto al Nord (30,9%) e al Centro (39,9%);
  • Massimi di consumo in Abruzzo (22,4 dosi/1.000 abitanti) e Campania (21,7 dosi), minimi nella provincia di Bolzano (11,1 dosi).
La maggior parte delle prescrizioni riguarda amoxicillina/acido clavulanico, con una crescita a doppia cifra rispetto al 2022. L’aumento dei consumi si accompagna a un maggior rischio per la salute pubblica a causa del fenomeno della resistenza antimicrobica, già evidenziato dall’OMS, e impone la necessità di strategie Antimicrobial Stewardship, soprattutto nelle aree a maggiore incidenza d’uso. In ospedale, cresce anche la richiesta di antibatterici per infezioni da microrganismi multi-resistenti.

Psicofarmaci in età pediatrica: evoluzione dei consumi e confronto internazionale

L’utilizzo di psicofarmaci nei bambini e negli adolescenti ha segnato un raddoppio della prevalenza nell’ultimo decennio. Nel 2024, lo 0,57% dei minori ha ricevuto prescrizioni di antipsicotici, antidepressivi, farmaci per l’ADHD (+4,1% rispetto al 2023). La fascia più coinvolta è quella 12-17 anni, con una prevalenza dell’1,17%.

Sebbene il trend segua dinamiche internazionali (collegate anche agli effetti della pandemia sulla salute mentale giovanile), in Italia le percentuali restano tra le più basse d’Europa e del mondo: 0,57% contro il 1,61% della Francia e oltre il 24% negli Stati Uniti.

  • Farmaci più prescritti: antinfettivi sistemici, seguito da farmaci per l’apparato respiratorio e preparati ormonali sistemici.
  • Incremento in tutte le categorie terapeutiche, con massima attenzione alla necessità di diagnosi precoce e gestione multidisciplinare delle patologie neuropsichiatriche infantili.

Farmaci equivalenti, biosimilari e spesa di classe C: diffusione, criticità e opportunità

Il comparto dei farmaci equivalenti e biosimilari rappresenta un’area strategica per l’efficienza economica e l’accesso alle cure.
Farmaci equivalenti 23,5% della spesa e 31,6% dei consumi nel 2024, ma con l’Italia al terzultimo posto in Europa. Permane una diffusa diffidenza e il mercato è caratterizzato da disomogeneità: nelle regioni meridionali il ricorso agli equivalenti oscilla tra il 19 e il 21%, al Nord tocca valori fino al 44%.
Biosimilari In netta crescita, l’Italia si distingue per l’adozione rapida: 80,8% di incidenza sulla spesa e 66,9% sui consumi, ben al di sopra della media europea.
Classe C Spesa superiore a 7,1 miliardi (+9,8%), trainata da benzodiazepine, farmaci per la disfunzione erettile e contraccettivi orali. Il 54% riguarda prodotti con prescrizione obbligatoria.

Le opportunità risiedono in un ulteriore incremento degli equivalenti – che consentirebbe risparmi ai cittadini e al SSN – oltre a una maggior formazione e informazione. L’introduzione tempestiva dei biosimilari ha già portato vantaggi notevoli sotto il profilo finanziario e dell’innovazione terapeutica.

Aderenza alle terapie e politerapie: le sfide per la salute pubblica e la sostenibilità

Il tema dell’aderenza terapeutica resta centrale. Un terzo degli over 65 assume almeno 10 farmaci differenti, con il 68% che riceve prescrizioni per almeno 5 principi attivi l’anno, a conferma della forte esposizione alla politerapia cronica. La scarsa aderenza, soprattutto nelle tipologie croniche, compromette efficacia delle terapie e sostenibilità del sistema sanitario, generando costi accessori, ospedalizzazioni e peggioramenti clinici.

  • Le criticità maggiori si riscontrano nei trattamenti per asma e BPCO, antidiabetici e antidepressivi, dove meno della metà dei pazienti rimane aderente a un anno dalla prescrizione.
  • I determinanti dell’aderenza sono molteplici: età, regione di residenza, sesso e livello di politerapia. I valori sono tendenzialmente più bassi al Sud e tra le donne.
Si registra però un trend in lieve miglioramento nella quota di pazienti aderenti, specie tra gli antidiabetici, grazie anche all’introduzione delle nuove terapie.


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