La sentenza della Cassazione fissa un importante precedente giuridico e potrebbe anche spingere gli istituti di credito ad adottare misure di sicurezza più strette.
La sentenza 23683 del 2024 della Corte di Cassazione sui prelievi e pagamenti bancomat o carta di credito fraudolenti è una svolta nel panorama giuridico italiana. La decisione si inserisce infatti in un contesto di preoccupazione per le frodi bancarie e pone un accento sulla necessità per le banche di implementare sistemi di sicurezza adeguati per proteggere i propri clienti. Analizziamo il caso
In primo grado, il Tribunale di Salerno aveva respinto le richieste della cliente, così come la Corte d'appello. Entrambe le corti hanno attribuito la responsabilità alla cliente stessa, affermando che non ci fosse prova del furto o della clonazione della carta e che l’utilizzo del Pin da parte dei truffatori fosse un elemento che indicava responsabilità personale o familiare. I giudici avevano ritenuto che l'accusa della cliente fosse basata su affermazioni non supportate da prove sufficienti.
La Corte di Cassazione ha però ribaltato queste decisioni, sottolineando come le corti di merito avessero fallito nel fornire una motivazione adeguata per il rigetto della domanda della cliente. Secondo la Suprema Corte, la banca ha la responsabilità contrattuale di garantire la sicurezza delle operazioni elettroniche eseguite dai propri clienti e, in caso di operazioni contestate come fraudolente, è l’istituto di credito a dover dimostrare che queste siano state eseguite con il consenso del titolare della carta.
Uno degli aspetti fondamentali della sentenza è il principio secondo cui i rischi legati all'uso illecito di strumenti di pagamento, come il bancomat o la carta di credito, rientrano tra i rischi d’impresa della banca. In pratica l'istituto di credito è tenuto ad adottare tutte le misure necessarie per prevenire queste frodi e, in caso di furto o clonazione, deve dimostrare che l’evento è avvenuto per cause che esulano dal suo controllo. In altre parole, l'onere della prova spetta alla banca, che deve dimostrare di aver agito con la diligenza richiesta e di aver implementato adeguate misure di sicurezza.
La decisione della Cassazione sui prelievi e pagamenti bancomat o carta di credito fraudolenti ha un grande impatto per il settore bancario. In passato molte decisioni dei tribunali tendevano a privilegiare le difese delle banche che spesso facevano leva sul fatto che l'uso del Pin fosse un indizio sufficiente per attribuire la responsabilità ai clienti. Con questa sentenza, la Corte stabilisce un principio: le banche non possono limitarsi a indicare l'inserimento del Pin come prova di consenso, ma devono dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare la frode.
Le banche devono essere in grado di dimostrare che eventuali frodi non siano il risultato di una loro carenza nelle misure di sicurezza, ma piuttosto il frutto di circostanze eccezionali che non potevano essere previste o prevenute. Solo in presenza di una colpa grave del cliente, come una segnalazione tardiva della frode, la banca può essere esonerata da responsabilità.