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La formula del 60% di investimenti azionari e 40% obbligazionari vale ancora nel 2025? Le analisi e consigli esperti

di Marcello Tansini pubblicato il
60% di investimenti azionari

La storica strategia 60/40 tra azioni e obbligazioni viene analizzata alla luce delle sfide del 2025: dalle sue radici e limiti, agli effetti delle crisi di mercato, alle prospettive future, fino alle alternative moderne.

L'approccio 60/40, ovvero l'allocazione tra azioni e obbligazioni, è tra i modelli più studiati ed applicati nella gestione patrimoniale. Negli ultimi anni ha dovuto affrontare scenari finanziari inediti, segnati da volatilità elevata, tassi di interesse fluttuanti e innovazioni tecnologiche dirompenti.

Analizzare il valore e l’efficacia di questa strategia è quanto mai necessario nel 2025, considerando sia le sue performance che l’evoluzione degli strumenti finanziari. Comprendere i meccanismi che regolano il rapporto rischio-rendimento e individuare eventuali limiti nella strategia rappresenta una risorsa preziosa per coloro che cercano un portafoglio diversificato, resiliente ai cambiamenti e coerente con una visione di investimento di medio-lungo termine.

Il portafoglio 60/40: risultati storici, resilienza e limiti

Storicamente, la composizione 60% azioni e 40% obbligazioni ha assicurato una crescita costante mitigando le oscillazioni più estreme dei mercati. Le analisi dei dati su decenni confermano una regolarità dei rendimenti annualizzati intorno al 6,8%, con un range tra il 5,6% e il 7,6% sui dieci anni, anche attraversando crisi come quella del 2007-2008. Questa stabilità deriva dall'ampia diversificazione tra molteplici classi di attivo e mercati geografici globali, rendendo l’allocazione 60/40 un punto di riferimento per coloro che preferiscono una moderata propensione al rischio. In pratica:

  • Semplicità gestionale: adatta anche a investitori meno esperti
  • Tracciabilità dei risultati: facilmente confrontabile con principali benchmark finanziari
  • Resilienza storica: capacità di recupero anche dopo shock sistemici, pur con fasi occasionali di drawdown
  • Limiti: l’interdipendenza tra azioni e obbligazioni cresce in contesti particolari (inflazione sostenuta), riducendo gli effetti di diversificazione
L’affidabilità di questo modello nel lungo periodo è legata, tuttavia, al contesto macroeconomico: periodi di alta inflazione o crisi sistemiche possono far convergere temporaneamente le perdite delle due componenti, come osservato di recente. Provando a fare un esempio:

Crisi di mercato e comportamento del portafoglio 60/40: lezioni dal passato

L’analisi dei principali crolli di mercato degli ultimi 150 anni mostra che la struttura 60/40 ha offerto una protezione superiore rispetto a portafogli totalmente azionari. In occasione di severe recessioni, come la Grande Depressione, il calo registrato, pur significativo, è stato inferiore del 45% rispetto alle sole azioni. Nel periodo 2000-2013, caratterizzato dal crollo delle Dot-com e dalla crisi finanziaria globale, la diminuzione del patrimonio è stata nella metà dei casi considerevolmente contenuta rispetto all’azionario puro. Il quadro è presto detto:

  • Grande Depressione: -53% (60/40) vs -79% (azioni)
  • Crisi primi anni 2000: -24,7% (60/40) vs -54% (azioni)
  • Covid-19: calo dell’8,5% nel 60/40, ben minore delle azioni
Solo in circostanze eccezionali, come nel recente ciclo inflattivo del 2022, l’allocazione 60/40 ha subito impatti maggiori, dovuti alla perdita di correlazione negativa tra obbligazioni e azioni. Ciò dimostra che, pur non essendo immune da rischi eccezionali, la strategia resta meno vulnerabile rispetto ad alternative meno diversificate.

Il ruolo della diversificazione nei crolli e nelle riprese

Uno dei punti di forza principali di questa impostazione è la diversificazione multi-asset. Durante le fasi di ribasso, la componente obbligazionaria storicamente ha fornito un cuscinetto, consentendo all’intero portafoglio di ridurre la volatilità, accorciare i tempi di recupero ed evitare perdite irreversibili. In buona sostanza:

  • Riprese più rapide: nei decenni analizzati, il portafoglio bilanciato ha riguadagnato i valori pre-crisi più velocemente rispetto a portafogli focalizzati su singole asset class.
  • Stabilizzazione dei rendimenti: la presenza di obbligazioni riduce la probabilità di drawdown estremi tipici dei soli mercati azionari.
  • Adattabilità geografica: l’apertura a mercati internazionali rende meno impattanti le crisi locali.
Nonostante le recenti eccezioni, la storia evidenzia come l’approccio 60/40 sia un riferimento per sopportare shock di mercato, se affiancato da una periodica revisione dell’asset allocation.

Le performance recenti e le prospettive per il 2025

Dopo il brusco calo del 2022, sia il comparto azionario che obbligazionario hanno mostrato chiari segnali di ripresa negli anni successivi. I rendimenti a dieci anni si sono mantenuti in linea con le previsioni di modelli quantitativi, come il Vanguard Capital Markets Model, garantendo una distribuzione dei risultati regolare e coerente rispetto al rischio assunto. La sintesi è la seguente:

  • Recente ripresa obbligazionaria: il recupero dei rendimenti obbligazionari ha ampliato il potenziale di rendimento atteso nei prossimi anni.
  • Azioni sostenute dall’innovazione: la spinta delle grandi aziende tecnologiche ha sostenuto la componente azionaria, soprattutto attraverso l’esposizione agli indici internazionali.
  • Rischio di regressione verso la media: le valutazioni azionarie sono oggi elevate rispetto alle medie storiche, suggerendo una componente di rischio aggiuntivo in questa parte del portafoglio.
Le simulazioni a dieci anni ipotizzano una volatilità inferiore rispetto ai picchi recenti e una crescita media annua in linea con quella del passato. Le obbligazioni, grazie ai tassi più alti, tornano ad essere una componente remunerativa anche sulle scadenze brevi e medie. 

Innovazione e tecnologia: l’impatto dell’IA e delle nuove dinamiche sui portafogli bilanciati

La rapida ascesa dell’intelligenza artificiale e della tecnologia cloud sta modificando il quadro degli investimenti. Nel periodo più recente, la crescita del settore tecnologico ha contribuito in modo rilevante alla performance complessiva dei portafogli che includono una quota significativa di azioni S&P 500. Società come NVIDIA, Alphabet, Amazon e Microsoft hanno favorito la crescita, ma anche incrementato la concentrazione di rischio. Possiamo allora dire:

  • Sovraperformance settoriale: l’IA ha creato opportunità tuttavia squilibrate verso i titoli growth
  • Implicazioni gestionali: la presenza di strumenti tecnologici in grado di analizzare rapidamente scenari complessi favorisce una migliore gestione del rischio
  • Nuovi equilibri: la crescita tecnologica va bilanciata con una esposizione prudente a obbligazioni, specialmente ora che i rendimenti sono tornati interessanti anche su scadenze medio-brevi
Tali innovazioni riaffermano l’utilità di ribilanciamenti periodici e sottolineano come la strategia 60/40, pur rinnovata dalle nuove dinamiche di mercato, resti una scelta efficiente per la media degli investitori.

Alternative moderne alla strategia 60/40: vantaggi e criticità a confronto

L’equilibrio tra azioni e obbligazioni può non risultare ottimale in ogni ciclo economico, spingendo verso modelli diversificati. Tra le principali alternative:

  • Lazy Portfolio: orientato su più asset class (azioni, obbligazioni, oro, liquidità), offre bassa volatilità ma minore potenziale di rendimento in fase di rally azionario.
  • All Weather Portfolio: struttura multi-asset capace di adattarsi a differenti cicli economici, rinforza la resilienza ma complesso nella gestione.
  • Golden Butterfly: alta diversificazione, con presenza di small cap e oro; maggiore protezione nei crolli ma volatilità più elevata in alcune fasi.
  • Yale Model: ispirato ai grandi endowment universitari, punta su liquidità, alternative e private equity. Rende difficile l’accesso agli investitori retail per la sua complessità e illiquidità.
La scelta tra questi modelli va parametrata in base all’orizzonte temporale, alla tolleranza al rischio e agli obiettivi specifici dell’investitore:

Strategia

Vantaggi

Criticità

60/40

Semplicità, equilibrio rischio-rendimento

Correlazione elevata in crisi globali, assenza di alternative

All Weather

Adattabilità ciclica

Gestione più complessa

Lazy Portfolio

Diversificazione

Rendimento atteso inferiore in rally azionari

Golden Butterfly

Stabilità ampia

Elevata esposizione a segmenti meno liquidi

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