Come stanno cambiando sicurezza e criminalità nelle città italiane? Dal rapporto Censis 2025 emerge una mappa aggiornata che analizza le città più pericolose e quelle più sicure, l'incidenza dei reati, la percezione sociale e il ruolo delle forze dell'ordine.
Il nuovo rapporto Censis 2025 offre una panoramica dettagliata sulla situazione della sicurezza urbana in Italia, basandosi sull’analisi dei dati relativi ai reati denunciati nell’anno precedente. Il documento evidenzia come la percezione di insicurezza sia aumentata nella popolazione, specialmente nelle grandi città dove la cronaca quotidiana racconta di episodi sempre più frequenti di microcriminalità e violenza. La crescente preoccupazione sociale trova riscontro nei dati raccolti, con strumenti statistici e sondaggi mirati a restituire un’immagine fedele della condizione attuale.
L’indagine non si limita agli aspetti quantitativi, ma integra anche i profili qualitativi della percezione e delle abitudini dei cittadini. Gli indicatori rivelano come molte persone abbiano modificato il proprio stile di vita per evitare situazioni potenzialmente rischiose, riflettendo una diffusa richiesta di maggiore sicurezza nel vivere quotidiano. Il documento fa emergere le città più colpite dai fenomeni criminosi, oltre a fotografare quelle che, per frequenza e incidenza dei reati sulla popolazione, risultano essere maggiormente sicure nel contesto nazionale.
Secondo i dati analizzati dal rapporto Censis, Milano, Roma, Napoli e Torino figurano stabilmente ai primi posti nella classifica delle aree urbane con il maggior numero di reati denunciati nel 2024. Roma guida la graduatoria in termini assoluti, con oltre 271.000 denunce, pari all’11,3% del totale nazionale. Milano segue con circa 226.230 eventi criminosi (9,5%), mentre Napoli e Torino si attestano rispettivamente a 132.809 e 128.919 reati. Questo scenario, secondo le valutazioni degli esperti, è in parte attribuibile alle dimensioni metropolitane, all’elevata densità di popolazione e all’afflusso continuo di persone nei centri urbani.
L’incremento della criminalità ha assunto, negli ultimi cinque anni, un ritmo sostenuto: a Roma si registra un aumento dei reati del 23,2% rispetto al periodo precedente, con una crescita particolarmente allarmante nelle rapine in luoghi pubblici (+51,3%) e nei borseggi (+68%). Milano, oltre a mantenere il primato negativo tra le province per incidenza dei reati sulla popolazione, mostra una frequenza elevata di episodi che coinvolgono sia residenti sia visitatori.
Il dato nazionale testimonia un ritorno alla crescita delle denunce dopo anni di lieve decremento, con oltre 2,38 milioni di reati nel 2024, pari a un +3,8% sul 2019 e +2% sul 2023. A fare da traino sono soprattutto i reati predatori – furti, scippi, rapine – che colpiscono in particolare quartieri centrali e periferici delle grandi città. Questa tendenza pone in rilievo la necessità di politiche integrate e strategie di prevenzione, anche considerando le forti implicazioni sul tessuto sociale e sulla qualità della vita urbana.
L’incidenza dei reati rispetto al numero degli abitanti fornisce una prospettiva diversa dalla semplice conta dei delitti. In questa classifica, Milano si distingue come la provincia con il rapporto più elevato: nel 2024 sono stati commessi 69,7 reati ogni mille abitanti. Seguono Firenze con 65,3, Roma con 64,1, Bologna con 60,9 e Rimini con 60,3. Monza Brianza segnala invece l’incremento percentuale più marcato sull’anno precedente, con un aumento del 12,4% rispetto al 2023.
L’attenzione va posta anche sulla distribuzione territoriale della criminalità, che premia alcune città minori e penalizza le grandi aree turistiche e metropolitane. Queste ultime si trovano a gestire un elevato flusso di persone, fenomeno che può incrementare le occasioni per i reati, specie nei luoghi più affollati e nei centri storici. Le province esaminate mostrano differenze significative nella tipologia e nell’incidenza dei reati, collegati anche a fattori economici e sociali locali, oltre che alla presenza di eventi turistici o grandi manifestazioni pubbliche.
La dinamica della criminalità non si riduce a una mera questione numerica, ma investe la sfera delle abitudini quotidiane, la coesione sociale e la vivibilità dei quartieri. I dati evidenziano uno scenario che richiede risposte coordinate a livello locale e nazionale, puntando sulla prevenzione e sulla collaborazione tra istituzioni pubbliche, cittadini e realtà del privato sociale.
Il panorama urbano italiano è segnato da modifiche nei modelli di criminalità, con reati tradizionali – come furti, scippi e rapine – in netta ripresa. Nel 2024 sono state denunciate 28.631 rapine, di cui 16.510 in pubblica via, segnando un aumento del 24,1% rispetto a cinque anni fa. Particolarmente rilevante è anche la crescita dei borseggi, oltre 140.000 in dodici mesi, che rappresentano il 2,6% in più sul dato 2019. Gli scippi hanno superato le 13.000 denunce, con una variazione positiva del 7,9%.
Le grandi città, soprattutto i poli turistici, risentono in modo marcato di questi fenomeni, talvolta riconducibili anche a organizzazioni criminali specializzate. Accanto alla microcriminalità, si registra un’impennata delle violenze sessuali, con 6.587 episodi rilevati nel 2024, un dato in aumento del 34,9% in cinque anni. I reati legati agli stupefacenti occupano un ulteriore segmento, alimentando la percezione di degrado e di insicurezza tra i cittadini.
L’andamento dei reati dipende da molteplici fattori: condizioni socioeconomiche, presenza di aree degradate, mobilità interna ed esterna ai contesti urbani. La suddivisione per tipologie dimostra come le strategie di prevenzione debbano essere adattate a specifiche esigenze locali e a bacini di utenza particolarmente esposti, come donne, giovani e lavoratori notturni.
Uno dei dati di maggiore rilievo che emergono dal rapporto riguarda l’impatto psicosociale sul tessuto urbano. L’81,8% degli intervistati ritiene che la situazione sia peggiorata negli ultimi cinque anni: la paura di subire atti criminosi è una realtà quotidiana, capace di condizionare abitudini e scelte di vita. Il 38,1% degli italiani afferma di aver rinunciato a uscire di sera per paura, dato che sale addirittura al 67,3% tra le donne. Tra i giovani, la percentuale si attesta al 52,1%, rendendo evidente la vulnerabilità di queste categorie nei confronti dell’insicurezza.
Le donne risultano particolarmente esposte: il 25,6% sostiene di aver subito molestie sessuali almeno una volta, il 23,1% è stata vittima di scippi o borseggi ed il 29,5% segnala di essere stata seguita da uno sconosciuto. Questi numeri sottolineano come la componente di genere sia spesso quella più penalizzata dagli effetti dell’insicurezza.
L’aumento dei reati, oltre a produrre effetti diretti sulle vittime, alimenta un senso diffuso di insicurezza pubblica, modificando comportamenti individuali e collettivi. Si registra un clima emotivo caratterizzato da diffidenza e allerta, che coinvolge anche i rapporti di vicinato e la partecipazione sociale negli spazi condivisi.
L’analisi longitudinale dei dati mette in luce le zone urbane dove l’insicurezza è cresciuta con maggiore intensità. Nel quinquennio 2019-2024, Milano, Roma e Monza Brianza si posizionano ai primi posti per incremento di reati, seguite da Firenze, Bologna e Rimini. Monza Brianza, in particolare, ha visto una crescita del 12,4% in soli dodici mesi, confermando l’emergere di nuovi poli urbanistici impegnati a fronteggiare un’alternanza di fenomeni criminali spesso diffusi.
Roma, pur avendo registrato la quota più alta di reati denunciati, si distingue anche per un significativo balzo degli episodi criminosi pari al 23,2% negli ultimi cinque anni. Il quadro conferma quindi una quotidianità complessa per molte aree metropolitane, che si confrontano con reati di varia natura, talvolta alimentati da difficoltà economiche, disagio sociale e una pressione crescente sui sistemi di controllo e prevenzione.
L’indagine Censis segnala che il 94,2% delle persone desidera sentirsi protetta fuori casa e l’89,3% auspica almeno la protezione dalla criminalità nei contesti urbani. Queste aspettative si riflettono nella fiducia crescente accordata alle forze dell’ordine e alla sicurezza privata. Il 74,4% della popolazione considera indispensabile la presenza di operatori della vigilanza privata sul territorio, una percentuale che testimonia come i cittadini vedano nella collaborazione pubblico-privato uno strumento reale per rispondere all’espansione dei fenomeni delittuosi.
Circa 12 milioni di italiani si sono rivolti almeno una volta a servizi di vigilanza o hanno richiesto informazioni sulla sicurezza privata, a conferma di un trend in crescita. Tuttavia, emerge anche la consapevolezza che lo Stato, da solo, non può presidiare ogni area urbana, con conseguente necessità di strategie integrate e un rafforzamento della collaborazione tra tutte le componenti deputate al controllo del territorio.
L’analisi dei dati fornisce una fotografia aggiornata della situazione italiana, segnalata da un incremento progressivo dei reati in molte grandi città e da una crescente percezione di insicurezza tra i cittadini. Le informazioni rivelano come l’insicurezza sia un fenomeno multidimensionale, derivante da condizioni strutturali ma anche da dinamiche sociali e culturali fra le diverse comunità urbane.
La prospettiva futura sollecita un rinnovamento delle politiche urbane di prevenzione, con investimenti mirati nel rafforzamento dei servizi di controllo, nell’inclusione sociale e nell’educazione civica. Il dialogo tra istituzioni, cittadini e operatori della sicurezza privata rappresenta uno dei possibili strumenti per concorrere a costruire un ambiente più sicuro e vivibile per tutti.