Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Le differenze tra i sistemi ibridi plug-in delle diverse auto ibride, come funzionano, caratteristiche e i pro e contro

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Diverse auto ibride

Le differenze tra i sistemi ibridi plug-in non sono dettagli da scheda: strutturano la personalità dell'auto e definiscono pro e contro nella tua quotidianità.

Nel vocabolario dell'auto, ibrido plug-in indica un veicolo con batteria ricaricabile esternamente e un sistema ibrido capace di combinare motore elettrico e motore termico in molteplici configurazioni. Sotto la stessa etichetta convivono architetture diverse per impostazione meccanica, software di gestione e resa su strada: questa varietà crea differenze tangibili nei consumi, nella risposta in accelerazione, nella silenziosità e nella consistenza dell'autonomia elettrica quotidiana.

Per orientarsi serve una bussola tecnica e d'uso. La bussola tecnica descrive layout e flussi di potenza; la bussola d'uso osserva cosa succede con batteria piena, in EV, e cosa accade dopo l'esaurimento della carica, quando l'auto torna a comportarsi come un'ibrida tradizionale. Il confronto realistico nasce dall'incrocio tra città, extraurbano, autostrada e orografia del territorio, perché una PHEV progettata per eccellere in urbano potrebbe esprimere meno brillantezza in lunghe tratte veloci.

Nel giudizio finale pesano tre fattori. Il primo è la coerenza architetturale con l'uso: un power-split privilegia efficienza e fluidità, un sistema P2 valorizza rapporto e velocità di crociera, un twin-motor o un e-axle esaltano EV quotidiano e trazione. Il secondo è la ricarica: potenza AC e presenza (o meno) della DC cambiano la vita. Il terzo è il software: strategie di rigenerazione, pre-climatizzazione e gestione dei modi ibridi possono spostare gli equilibri ben oltre la scheda tecnica.

Power-split plug-in, il planetario che miscela potenza e fluidità

Nel power-split, firma storica della scuola Toyota, un ingranaggio epicicloidale ripartisce la coppia tra motore termico e due macchine elettriche. L'effetto per chi guida è un e-CVT senza innesti percepibili: la vettura scivola in elettrico, transita in ibrido quando serve e mantiene il termico in aree di massima efficienza, riducendo sprechi. Nella versione plug-in la batteria più capiente estende il dominio EV, per cui gli spostamenti urbani e periurbani possono restare quasi sempre in modalità elettrica.

La magia del power-split è la progressività. In città la marcia appare setosa, la ripartenza in EV è naturale, l'NVH (rumore, vibrazioni, asperità) rimane basso e la rigenerazione è robusta. L'efficienza, con guida pulita e ricariche regolari, è spesso sorprendente perché il termico lavora al regime ideale e l'elettrico gestisce gli spunti. Nei percorsi collinari l'orchestrazione del software tiene vivace la risposta riducendo le oscillazioni di consumo.

Il rovescio è quasi tutto percettivo: sotto pieno carico il classico effetto “rubber band” dell'e-CVT può dare la sensazione che i giri motore anticipino la velocità, creando un disallineamento sensoriale. Nei lunghi tratti autostradali la brillantezza assoluta non è l'obiettivo, e a batteria scarica la vettura si assesta sul profilo di una full-hybrid molto efficiente, meno scattante di un P2 a rapporti quando si viaggia a ritmi elevati.

P2 parallelo con cambio, l'ibrido che parla la lingua delle marce

Nel layout P2, l'e-motor è posizionato a monte del cambio automatico (o del doppia frizione). Significa che la spinta elettrica sfrutta i rapporti del cambio, offrendo un feeling familiare: partenze in EV, passaggi marcia reali, kick-down deciso. In extraurbano e in autostrada la presenza dei rapporti mantiene il motore nel punto giusto.

Il vantaggio è la coerenza dinamica: chi arriva da una termica automatica ritrova gesti e tempi noti, ma con una coppia elettrica che riempie i vuoti. A velocità sostenute la sinergia tra elettrico e rapporti paga in prontezza. Il compromesso è la complessità meccatronica: più organi, più peso, calibrazioni delicate nelle transizioni a bassissima andatura. I progetti maturi hanno ridotto quasi a zero questi fenomeni, ma resta una filosofia diversa dal velluto del power-split.

Molte PHEV P2 offrono AC 7,4 kW o 11 kW, quindi un pieno notturno è naturale; nei modelli più evoluti appare la DC rapida, capace di restituire in poco tempo decine di chilometri EV durante una sosta breve. Questo dettaglio cambia la strategia di viaggio: con DC il plug-in smette di essere un'auto solo “da destino” e diventa plausibile anche per trasferte intervallate da ricariche veloci.

E-axle posteriore, 4x4 elettrica senza albero di trasmissione

L'idea è semplice e geniale: il motore elettrico posteriore crea una trazione integrale senza albero meccanico, mentre il termico spinge l'asse anteriore. Nasce così un'AWD istantanea, con ripartizione on demand della coppia e una marcia EV credibile nei tragitti quotidiani. L'assenza di connessioni rigide tra assi riduce inerzie e rende la gestione dell'aderenza rapidissima.

In città l'auto si muove con purezza elettrica finché la batteria lo consente, e quando serve trazione la coppia istantanea del posteriore elettrico stabilizza ingresso e uscita di curva, aiuta sul bagnato, dona sicurezza sulla neve. L'architettura si presta a batterie di capacità media-alta, con benefici concreti sul commuting quotidiano.

Il conto da pagare sta in peso e costo: un secondo propulsore elettrico e componenti dedicati richiedono un progetto accurato di sospensioni e tarature per preservare comfort e reattività. Sulla ricarica, la norma resta l'AC: chi ha una wallbox domestica sfrutta l'auto come una BEV per la città e come un'ibrida solida per i viaggi con batteria scarica.

Twin-motor serie-parallelo, la piattaforma che sceglie al posto tuo

Nel twin-motor convivono EV puro, ibrido in serie e ibrido in parallelo. In urbano domina l'elettrico; in salita o sotto carico il termico può azionare un generatore che alimenta i motori, mentre a velocità costante il termico si collega direttamente alle ruote per massimizzare l'efficienza. La transizione fra gli stati è orchestrata dal software in base a pendenza, velocità e richiesta di potenza.

La sensazione è di versatilità: l'auto adatta la propria natura al contesto, consegnando un EV molto utilizzabile in città e una crociera rotonda fuori porta. La presenza di due assi elettrici garantisce un'integrale pronta, soprattutto su fondi viscidi o invernali, con una modulazione della coppia che solo l'elettrico può offrire.

Alcune interpretazioni del twin-motor hanno aperto alla ricarica DC: non è universale, ma dove presente accorcia le soste e rende più elastica la gestione dei lunghi viaggi. L'AC resta la base quotidiana; in assenza di DC ci si affida alla strategia classica “ricarico a casa, guido in EV, vado in ibrido quando serve”.

Due motori a prevalenza seriale, l'interpretazione e:PHEV

Nel paradigma a prevalenza seriale il motore elettrico di trazione fa il grosso del lavoro in città, mentre il termico funziona spesso da generatore a regime ottimale; solo a determinate velocità o carichi si attiva un giunto che collega il termico alle ruote per ridurre le perdite. È una soluzione che privilegia silenzio, fluidità e linearità di erogazione, con transizioni quasi impercettibili.

Scenario d'uso ideale

Chi macina tangenziali e urbano con ricariche regolari apprezza una qualità percepita alta e consumi contenuti. In autostrada, con batteria scarica, il sistema resta efficiente ma può apparire meno coinvolgente del P2 a rapporti quando si chiede accelerazione ripetuta e prolungata.

La strategia è “carico di notte, vivo in EV di giorno”. L'AC di bordo è dimensionata per routine domestica o d'ufficio; la DC non è prioritaria in questa filosofia, che punta più a frugalità e comfort che alla massimizzazione delle percorrenze veloci tra una sosta e l'altra.

eAWD disaccoppiata per il fuoristrada, coppia dove serve

Nei sistemi eAWD disaccoppiati, l'asse posteriore è mosso da un motore elettrico indipendente, mentre l'asse anteriore resta termico. In fuoristrada leggero e in passaggi tecnici, la coppia istantanea sul retrotreno consente movimenti millimetrici, controllo preciso, progressione silenziosa nei contesti naturali.

La forza è nel grip: la coppia elettrica arriva prima della meccanica tradizionale e la modulazione è finissima. Il compromesso è nella massa complessiva e nell'aerodinamica di carrozzerie votate all'off-road, aspetti che, a batteria scarica e a velocità autostradali, si traducono in consumi meno brillanti.

In città si guida spesso in EV, in campagna si apprezza la motricità in condizioni miste, in montagna si sfrutta l'aderenza con sensazione di controllo superiore. La ricarica rimane AC: filosofia di chi rientra, collega e riparte il giorno dopo con EV disponibile.