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Meglio investire con un Pac o in una unica volta un capitale tra 10mila-50mila euro? Le diverse simulazioni e risultati

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Il ruolo dei costi e degli intermediari

In uno scenario teorico in cui il mercato azionario globale cresce per dieci anni senza mai subire crolli, investire tutto subito è la scelta più premiante.

Davanti a una disponibilità finanziaria compresa tra 10.000 e 50.000 euro, la domanda è: conviene investirli in un'unica soluzione oppure distribuirli nel tempo attraverso un Piano di accumulo del capitale? La risposta, come spesso accade nel mondo degli investimenti, non è univoca e dipende da molti fattori, tra cui la volatilità del mercato, l'orizzonte temporale, la psicologia dell'investitore e la tolleranza al rischio.

Le simulazioni statistiche elaborate da Progetica, basate su rendimenti storici reali dell'indice MSCI World, offrono una serie di risposte concrete, dettagliate e illuminanti. Il confronto tra Pic (investimento in un'unica soluzione) e Pac (versamenti dilazionati nel tempo) viene effettuato su diversi importi e in scenari che contemplano tanto mercati in crescita quanto correzioni violente e prolungate. Ed è proprio in quei momenti di stress che emergono le differenze:

  • Come si comportano Pac e Pic
  • Quanto conta la durata dell'investimento
  • Il ruolo dei costi e degli intermediari

Come si comportano Pac e Pic

In uno scenario teorico in cui il mercato azionario globale cresce per dieci anni senza mai subire crolli, investire tutto subito è la scelta più premiante. Con 10.000 euro investiti in una sola tranche, si ottiene un capitale finale di 21.686 euro, mentre lo stesso importo frazionato in un Pac da 833 euro al mese per 12 mesi raggiunge i 20.595 euro. Il divario si mantiene simile anche per cifre maggiori: 20.000 euro investiti in un'unica soluzione portano a 21.686 euro dopo dieci anni, mentre il Pac mensile da 833 euro per 24 mesi si ferma a 20.886 euro. Con 50.000 euro, il Pic raggiunge 108.430 euro, mentre il Pac costruito in dodici rate mensili da 4.166 euro porta a 102.976 euro. Ma è nei momenti in cui i mercati crollano poco dopo l'ingresso che il Pic comincia a vacillare.

In presenza di una correzione del 20% tre mesi dopo l'ingresso, la scelta del Pac protegge meglio il capitale. Con un investimento da 20.000 euro, il Pic si ferma a 29.621 euro, mentre il Pac guadagna quota fino a 30.878 euro, beneficiando del fatto che l'investitore ha continuato ad acquistare durante la fase di ribasso. Se si allunga l'orizzonte del crollo, ad esempio una correzione del 30% protratta per un anno, il vantaggio del Pac resta solido. Con 50.000 euro, il Pic precipita a 71.594 euro, mentre il Pac in 12 mesi attenua la perdita e si attesta a 73.376 euro. E nei casi peggiori, come una discesa del 40% su 18 mesi, il Pac addirittura protegge il capitale meglio del Pic, nonostante l'investimento venga effettuato nello stesso periodo. Con 100.000 euro investiti in 24 mesi, il Pac limita la perdita a 60.911 euro, mentre il Pic crolla a 62.686 euro, ma senza possibilità di recupero progressivo durante la discesa.

Quanto conta la durata dell'investimento

A spiegare questi risultati non è solo la logica del timing, ma un dato fondamentale: la durata dell'investimento azionario è proporzionale alla probabilità di guadagno positivo. I dati storici raccolti e rappresentati da Progetica su un arco di 10 anni dimostrano che investendo in azioni globali per soli 12 mesi, la perdita potenziale può raggiungere il -13,17%, ma se si resta investiti per 36 mesi, la peggiore performance storica scende a -41,98%, e proseguendo fino a 72 mesi (sei anni) la massima perdita cala ancora a -2,12%. A partire dai 96 mesi (otto anni), l'intervallo negativo scompare e si entra in territorio positivo, con guadagni potenziali minimi del +14,77%. Dopo 120 mesi, cioè dieci anni, la peggiore performance diventa un incremento del +36,12%, mentre la migliore sfiora il +45,43%. Il messaggio è chiaro: nessun investimento azionario è garantito nel breve periodo, ma tutti tendono a generare valore nel lungo.

Il ruolo dei costi e degli intermediari

Accanto alla strategia, conta molto anche l'intermediario finanziario che si sceglie per costruire un Pac. I dati aggiornati al maggio 2025, raccolti da Moneyfarm e Il Corriere della Sera, segnalano che alcuni broker - tra cui Directa Sim, Etoro, Fideuram Direct, Fineco, Scalable Capital e Trade Republic - propongono PAC su ETF senza costi di apertura e spesso con spese di transazione azzerate. La promozione più interessante è quella di Fideuram Direct, che raddoppia la prima rata mensile fino a un massimo di 300 euro, moltiplicando fin da subito la forza dell'investimento. Anche Scalable Capital e Fineco applicano sconti per gli under 30, e permettono l'acquisto anche di frazioni di ETF.

A cui si aggiunge l'analisi dell'impatto delle commissioni di gestione, che incide fortemente sul rendimento finale. Secondo i dati elaborati, un PAC di 100 euro al mese per 10 anni, con un costo annuo del 2%, porterà a un capitale finale di circa 19.873 euro. Lo stesso investimento, con un costo contenuto allo 0,3%, sale a 22.141 euro. Aumentando l'investimento mensile a 300 euro, la differenza tra l'opzione più costosa e quella più efficiente diventa ancora più ampia: si passa da 60.022 euro a 66.422 euro, quasi 6.400 euro di guadagno netto in più, scegliendo un intermediario con spese basse e trasparenti.

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