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Naspi stagionale, come cambia e per chi quest'anno. Le modifiche spiegate dall'INPS

di Marianna Quatraro pubblicato il
NASpI attività stagionali

Tutte le novità sulla NASpI 2025 per attività stagionali: nuovi contributi, settori interessati, impatti sul lavoro e le critiche dei sindacati

Le modifiche NASpI di quest'anno rappresentano un aggiornamento significativo nel panorama normativo italiano, con interventi mirati al contributo addizionale per i contratti di lavoro a tempo determinato nel settore delle attività stagionali. Tali cambiamenti fanno riferimento alla Legge di Bilancio 2025, che introduce nuovi criteri e obblighi per i datori di lavoro e per i lavoratori. 

Contributo addizionale NASpI per attività stagionali, le novità 2025

Il contributo addizionale NASpI per attività stagionali, introduce importanti cambiamenti per i contratti a tempo determinato nel settore. Secondo quanto indicato dal Messaggio INPS n. 269 del 23 gennaio 2025, tali modifiche stabiliscono che ai contratti a termine, relativi a lavoratori impiegati in attività stagionali, si applica un’aliquota contributiva addizionale pari all’1,4% della retribuzione imponibile. L’aliquota è incrementata di 0,5 punti percentuali per ogni rinnovo contrattuale.

Il nuovo quadro normativo amplia la definizione di stagionalità, includendo le attività organizzate per affrontare intensificazioni periodiche di lavoro o specifiche esigenze tecnico-produttive. Tuttavia, l’esonero dal contributo addizionale resta limitato esclusivamente alle attività elencate nel DPR 1525/1963. Le attività dichiarate stagionali tramite contrattazione collettiva, anche se recentemente riconosciute dalla Legge 203/2024, non beneficiano di questa esenzione.

Per i datori di lavoro, l’applicazione del contributo NASpI richiede specifici adempimenti. Durante la compilazione delle denunce UniEmens, è necessario indicare la tipologia contrattuale utilizzando il codice “S” per identificare le attività stagionali escluse dall’esonero. Questa distinzione consente di assicurare una corretta applicazione degli obblighi contributivi stabiliti.

Una delle innovazioni principali riguarda il rafforzamento del controllo sui rinnovi contrattuali. Qualora il datore di lavoro rinnovi un contratto a termine senza rispettare i termini di vacanza contrattuale obbligatoria, il contratto potrebbe essere convertito in tempo indeterminato, dando luogo a ulteriori obblighi previdenziali.

Attività stagionali incluse ed escluse

Le modifiche normative hanno ampliato la definizione di attività stagionali, ma nel rispetto di criteri specifici che distinguono le attività incluse da quelle escluse dall’esonero del contributo addizionale NASpI. Le attività che rientrano negli obblighi contributivi comprendono quelle legate a periodi di intensificazione produttiva o esigenze stagionali definite tramite contrattazione collettiva, purché non già previste dal DPR 1525/1963.

Tra le attività incluse ai fini del contributo NASpI vi sono quelle che, pur essendo stagionali, non sono state elencate nel suddetto DPR. Queste riguardano:

  • Occupazioni nei settori turistici, come alberghi e ristoranti, legate a picchi di domanda stagionali.
  • Ruoli del settore agricolo, non regolati esplicitamente nel DPR 1525/1963 ma definiti dai contratti collettivi.
  • Lavori temporanei connessi a fiere, eventi o attività produttive di breve durata vincolate al ciclo stagionale.
Al contrario, rimangono escluse dall’applicazione del contributo addizionale le attività stagionali esplicitamente elencate nel DPR 1525/1963. Tra queste figurano:
  • Lavori agricoli come raccolte stagionali.
  • Attività nei parchi divertimento o parchi vacanze stagionali.
  • Servizi stagionali sviluppati esclusivamente durante specifici periodi dell’anno e indicati chiaramente nei contratti.
La differenza tra le attività escluse e incluse implica un’attenzione particolare da parte dei datori di lavoro nella gestione contrattuale e degli adempimenti previdenziali. L’errata identificazione potrebbe comportare sanzioni od obblighi di versamento non previsti.

Impatto sul mercato del lavoro stagionale

Le modifiche alla regolamentazione del contributo addizionale NASpI  stanno incidendo in maniera diretta sul mercato del lavoro stagionale. L’aumento dei costi per i rinnovi dei contratti a termine, con il relativo incremento dello 0,5% dell’aliquota contributiva, sta disincentivando i datori di lavoro dal proporre successive stabilizzazioni o riassunzioni stagionali brevi. Queste misure procurano una maggiore rigidità, specialmente nei settori turistici e agricoli, già caratterizzati da una domanda altamente variabile. Gli operatori del settore lamentano un aumento del costo del lavoro, mentre i lavoratori stagionali affrontano minori opportunità lavorative e una più instabile continuità occupazionale.

Critiche e preoccupazioni dei sindacati

I sindacati, in particolare la CGIL e la Filcams CGIL, hanno espresso critiche significative, evidenziando molteplici problematiche per i lavoratori stagionali. Una delle principali preoccupazioni riguarda l’irrigidimento delle condizioni per accedere all’indennità di disoccupazione, che penalizzano coloro che cambiano lavoro volontariamente o che sono soggetti a contratti di breve durata. In particolare, il requisito delle 13 settimane di contribuzione presso un unico datore di lavoro, necessario per maturare il diritto alla NASpI, viene considerato irrealistico per molte attività stagionali, dove i contratti frequentemente non superano le 10 settimane.

Le nuove regole rischiano di creare una situazione di svantaggio per i lavoratori del settore turistico e agricolo, per i quali la continuità lavorativa è spesso difficile da garantire. I sindacati avvertono inoltre che le modifiche non colpiscono solo i cosiddetti “furbetti” della NASpI, ma anche i lavoratori che cambiano lavoro in buona fede o che si trovano costretti a farlo per ragioni esterne. Questo potrebbe portare, secondo i rappresentanti sindacali, a una diminuzione complessiva della mobilità lavorativa e a una maggior precarietà.

In aggiunta, viene sottolineato l’effetto negativo sull’attrattività del lavoro stagionale. Con la riduzione delle opportunità di accesso alla disoccupazione nei periodi di inattività, molti lavoratori potrebbero scegliere di abbandonare questi settori, creando ulteriori difficoltà nel reperimento di personale per datori di lavoro già in crisi per ambiti come turismo e ristorazione.

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