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Tfr silenzio-assenso per un semestre come già accaduto nel 2007: chi deve stare attento e come funziona

di Marcello Tansini pubblicato il
Tfr silenzio assenso semestre come funzi

Destinare automaticamente il Tfr ai fondi pensione può essere vantaggioso per i giovani e per chi ha ancora molti anni di lavoro davanti: come funziona il meccanismo del silenzio assenso e cosa valutare

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una componente essenziale della retribuzione differita per i lavoratori dipendenti in Italia. Il TFR, maturato progressivamente nel corso del rapporto di lavoro, ha la finalità di garantire un sostegno economico in caso di cessazione dell’attività lavorativa. Ora si torna a parlare del meccanismo del silenzio-assenso. Tale procedura, già applicata nel 2007, riguarda la decisione automatica sulla destinazione del TFR, con particolare riferimento ai fondi pensione. 

Cos’è il semestre di silenzio-assenso per il TFR e come funziona

Il semestre di silenzio-assenso è una finestra temporale di sei mesi, durante la quale ai lavoratori viene richiesto di esprimere una scelta esplicita sulla destinazione del proprio TFR. Se entro tale periodo non viene comunicata una decisione, le quote maturande sono trasferite a una forma di previdenza complementare, tipicamente il fondo pensione di categoria collegato al proprio contratto nazionale di lavoro. 

Il funzionamento si basa su precise regole operative. Al momento dell’assunzione, il datore di lavoro chiede al dipendente di formalizzare la scelta circa la destinazione del TFR tramite il modulo TFR2. Le alternative sono:

  • Mantenere il TFR in azienda (o Fondo Tesoreria INPS, per le aziende con almeno 50 dipendenti);
  • Conferire il TFR a un fondo pensione di categoria o altra forma di previdenza complementare;
  • Non esprimere una scelta entro sei mesi, attivando così la modalità di silenzio-assenso e conseguente trasferimento automatico del TFR a un fondo pensionistico collettivo di riferimento.
Nel semestre di silenzio-assenso previsto, la dinamica coinvolge anche i dipendenti già in forza che non abbiano effettuato una scelta espressa negli anni precedenti. In assenza di comunicazione esplicita, il TFR maturando confluisce automaticamente al fondo negoziale stabilito dal contratto collettivo o, in mancanza, ad altri fondi residuali come il fondo COMETA. Trenta giorni prima della scadenza semestrale, l’azienda è tenuta ad informare in modo chiaro il lavoratore sulle conseguenze di una mancata risposta. 

TFR lasciato in azienda, conferito all’INPS o destinato ai fondi pensione: confronto tra le scelte possibili

Ogni opzione relativa alla destinazione del TFR comporta effetti diversi dal punto di vista economico, gestionale e previdenziale:

Opzione Rendimento medio Accessibilità Flessibilità
TFR lasciato in azienda (aziende < 50 dip.) Basso (circa 1,5% + 75% inflazione) Accesso tramite richiesta anticipata per necessità specifiche Scelta modificabile in qualsiasi momento
TFR presso INPS (aziende ≥ 50 dip.) Moderato, rivalutazione come sopra Gestione pubblica e utilizzo per spesa corrente statale Impossibile trasferire il TFR pregresso a fondi pensione
TFR versato a fondo pensione Potenzialmente più elevato (2,4%-4,5% in media sui comparti azionari-neg.li) Riscattabile secondo regole proprie dei fondi (anticipazioni più elastiche) Decisione generalmente irrevocabile, ampia scelta profili di rischio

In sintesi: mantenere il TFR in azienda può offrire stabilità e assenza di costi, ma rendimenti limitati e un rischio legato alla solidità aziendale; cedere al fondo pensione comporta opportunità di crescita superiore e agevolazioni fiscali sui contributi aggiuntivi, ma espone a rischi di mercato e ai costi di gestione.

Vantaggi e svantaggi del silenzio-assenso per il TFR: aspetti fiscali, rendimenti e tutela del capitale

L’attivazione del silenzio-assenso comporta alcuni benefici oggettivi:

  • Maggiore accesso alla previdenza complementare: promuove l’accumulo previdenziale e la diversificazione delle fonti di reddito per la vecchiaia.
  • Potenziale di rendimento superiore: storicamente, i comparti a maggiore componente azionaria dei fondi pensione hanno offerto risultati migliori rispetto alla rivalutazione del TFR in azienda.
  • Agevolazioni fiscali: le prestazioni ottenute al pensionamento godono di una tassazione agevolata, che può scendere fino al 9% per periodi di lunga permanenza nel fondo, rispetto alle aliquote IRPEF medie (23%-43%) applicate sul TFR lasciato in azienda.
Tuttavia, vi sono anche svantaggi e possibili criticità:
  • Decisione irrevocabile: una volta trasferito il TFR al fondo pensione tramite silenzio-assenso, il ritorno all’opzione aziendale non è generalmente consentito.
  • Rischio di mercato: la performance dei fondi pensione dipende dagli andamenti finanziari; sono possibili fasi di volatilità, specialmente nei comparti azionari.
  • Costi di gestione: soprattutto nei PIP, le commissioni possono ridurre parte dei benefici.
  • Livello informativo: in assenza di una campagna di educazione previdenziale il rischio è che la decisione non sia né meditata né compresa.

A chi conviene e a chi no la destinazione automatica del TFR: giovani, over 35, aziende grandi e piccole

L’automatismo del semestre di silenzio-assenso porta vantaggi differenti a seconda del profilo anagrafico e lavorativo:
  • Giovani e lavoratori con lunghi orizzonti temporali: per chi inizia la carriera, destinare il TFR a un fondo pensione favorisce la capitalizzazione degli investimenti e la possibilità di recuperare eventuali ribassi temporanei dei mercati. L’effetto cumulativo dei rendimenti composti nel lungo periodo può risultare molto vantaggioso e la scelta risulta, in genere, conveniente.
  • Over 35 o lavoratori prossimi alla pensione: la scelta di trasferire il TFR automatica ha meno impatto sulla consistenza del capitale accumulato; inoltre, un orizzonte temporale breve può rendere meno utili le linee di investimento a maggiore rischio, facendo preferire profili più prudenziali o addirittura mantenere il TFR in azienda per maggiore liquidità e sicurezza.
  • Aziende con meno di 50 dipendenti: il TFR resta nella disponibilità dell’azienda, che ne conserva la liquidità; eventuali difficoltà economiche aziendali potrebbero rappresentare un rischio per il lavoratore, sebbene la presenza di garanzie pubbliche ne attenui le conseguenze.
  • Aziende di grandi dimensioni: la quota di TFR è versata al Fondo di Tesoreria INPS, riducendo le opportunità di gestione autonoma da parte del lavoratore sui versamenti passati.
In generale, la destinazione automatica si rivela interessante per i giovani e per chi ha ancora molti anni di lavoro davanti. 

 

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