Il 2026 si preannuncia centrale per le obbligazioni corporate High Yield: analisi dei gestori, prospettive di rendimento, rischi, aree di mercato più interessanti e strategie consigliate per chi valuta questo investimento.
Nell’attuale scenario finanziario, l’interesse verso le emissioni obbligazionarie ad alto rendimento si conferma elevato, con investitori istituzionali e privati attenti alle opportunità offerte dai corporate bond a scadenza 2026. Dopo anni segnati da cicli di rialzo e successivi tagli dei tassi di interesse, i mercati si trovano in una fase in cui la volatilità dei rendimenti e una maggiore selettività diventano centrali. L’ambiente macroeconomico registra cambiamenti nelle politiche monetarie delle banche centrali e una forte ricerca di asset meno correlati ai comparti azionari, con spread relativamente contenuti ma in un quadro di fondamentali societari complessivamente solidi. Questa combinazione apre nuove riflessioni sull’efficacia delle opportunità di investimento proposte dalle obbligazioni ad alto rendimento attese in scadenza nel 2026.
Secondo una molteplicità di voci autorevoli del settore, tra cui Gene Tannuzzo e Ed Al-Hussainy di Columbia Threadneedle Investments, Bob Homan (ING), Claudio Cavaletti (L&B Capital Sgr), e gestori di Morgan Stanley e TwentyFour Asset Management, il clima globale per il credito high yield si mantiene positivo, pur con note di prudenza. Le stime degli analisti si basano su una serie di fattori:
Gli specialisti di TwentyFour Asset Management (Eoin Walsh) e Flossbach von Storch (Lars Conrad) segnalano un incremento delle emissioni e volumi record di corporate bond in euro per il 2025 e il 2026, con un previsto rafforzamento dell’offerta tra 700 e 800 miliardi nella sola area euro. Ciò testimonia la determinazione di aziende leader, soprattutto nei settori finanziari e infrastrutturali, nel cogliere le condizioni favorevoli per l’emissione.
Dal punto di vista tecnico, la stabilità delle condizioni finanziarie, grazie al sostegno di banche con ratio patrimoniali elevati e crediti deteriorati ai minimi, contribuisce ad alimentare una visione costruttiva anche nel 2026, pur richiamando a un’attenzione costante sulla volatilità e qualità del credito.
I principali asset manager puntano su approcci attivi e altamente selettivi, privilegiando portafogli diversificati per tipologia di emittente, area geografica e settore, come confermato sia da Columbia Threadneedle che da L&B Capital. Gli investitori professionali suggeriscono di:
L’approccio di Morgan Stanley privilegia la gestione attiva del rischio e della selezione, anche attraverso una robusta attività di ricerca settoriale e geografica, per identificare opportunità legate all’inasprimento della dispersione tra titoli e alla presenza di inefficienze di mercato. Viene meno, di conseguenza, la logica degli investimenti puramente passivi su indici high yield: la selezione dei titoli appare determinante nella ricerca di fonti di alpha differenti all’interno del comparto.
Bob Homan (ING), Lars Conrad (Flossbach von Storch) e altri esperti concordano che:
Rilevanti anche i rischi legati a dazi, andamento del mercato del lavoro, eventuali episodi di crisi creditizia su emittenti specifici e possibili effetti ritardati sulle economie reali. D’altro canto, secondo TwentyFour Asset Management, la robusta domanda di obbligazioni e i solidi fondamentali, specie per i corporate emittenti di strumenti molto liquidi e con spread denaro/lettera contenuti, dovrebbero fare da argine ai rischi di ampliamento improvviso degli spread.
La suddivisione geografica delle obbligazioni ad alto rendimento vede Stati Uniti ed Europa come aree guida, con focus secondario su Giappone, Australia e mercati emergenti.
I dati delle emissioni recenti certificano che banche e assicurazioni continuano a rappresentare opportunità di spicco. Gestori come Eoin Walsh (TwentyFour Asset Management) indicano rendimenti attesi intorno al 7% per questi operatori sulle scadenze intermedie (3-5 anni), con volumi di emissione ai massimi storici e una domanda che, nel 2026, si stima ancora in crescita.
Consolidata la solidità degli istituti finanziari, è soprattutto la parte centrale della curva dei rendimenti a risultare più attrattiva, grazie a un miglior equilibrio tra rischio di duration e premio al rischio. Manager come Lars Conrad suggeriscono inoltre di valutare selettivamente corporate bond legati ai grandi progetti infrastrutturali – ad esempio nel comparto satellitare (Ses Group), automotive (Nemak, Volkswagen), costruzioni e agroalimentare – e alle aziende attivamente coinvolte nell’espansione infrastrutturale europea.
Va posta attenzione alla valutazione dei bilanci e alla qualità dell’emittente, considerando contesti macroeconomici e fiscali differenziati tra principali economie continentali e anglosassoni. Si accorda così un peso alla liquidità dei titoli e al controllo degli spread nella costruzione dei portafogli obbligazionari per il 2026.
L’analisi dei principali gestori e delle case d’investimento evidenzia che l’investimento nelle emissioni corporate ad alto rendimento in scadenza nel 2026 può offrire interessanti opportunità di ritorno per gli investitori attenti alla selettività, alla diversificazione e alla gestione attiva dei rischi. Le cedole offerte rimangono sopra la media storica e consentono di ottimizzare i portafogli difensivi in scenari di tassi in calo e volatilità contenuta.
Resta tuttavia necessario valutare attentamente i rischi legati all’andamento macro, alla dispersione delle performance tra titoli e alla volatilità degli spread, privilegiando emittenti con solidi fondamentali e strumenti liquidi. Le emissioni di banche, compagnie assicurative e aziende coinvolte in infrastrutture risultano particolarmente apprezzate dagli specialisti del settore. Secondo quanto espresso dai team di Columbia Threadneedle, L&B Capital, Morgan Stanley e ING, una corretta gestione attiva e una rigorosa diversificazione possono permettere di cogliere i migliori ritorni senza esporre eccessivamente i portafogli ai rischi sistemici.