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Pensioni dipendenti pubblici Cpdel, Cps, Cpi e Cpug, le nuove regole 2025 spiegate da circolare INPS

di Marianna Quatraro pubblicato il
Pensioni dipendenti pubblici regole 2025

Le novità pensionistiche del 2025 prevedono modifiche per i limiti di età e per le aliquote di rendimento riviste per i dipendenti pubblici aderenti a Cpdel, Cps, Cpi e Cpug: ecco cosa cambia

L’assetto delle pensioni dei dipendenti pubblici in Italia è stato oggetto, per il 2025, di rilevanti aggiornamenti che incidono su requisiti anagrafici, modalità di calcolo dell’assegno e tempistiche di cessazione dal servizio. L’INPS, con la circolare n. 2491 del 25 agosto 2025, ha fornito chiarimenti essenziali sulle trasformazioni in atto per gli iscritti alle casse pensionistiche CPDEL, CPS, CPI e CPUG. Queste modifiche riguardano, in particolare, i criteri per l’accesso alla pensione di vecchiaia, le aliquote di rendimento e la possibilità di prolungare la permanenza in servizio.

Le casse pensionistiche speciali: chi sono gli iscritti a CPDEL, CPS, CPI e CPUG

L’apparato previdenziale pubblico italiano include gestioni pensionistiche pubbliche specializzate che raccolgono specifici segmenti dell’impiego pubblico. Le principali che rientrano nelle novità 2025 sono:

  • CPDEL: riservata ai dipendenti degli enti locali e di diritto pubblico, comprende lavoratori di regioni, province, comuni, aziende sanitarie, camere di commercio e molte altre realtà amministrative non privatizzate o che non assumono la forma di società per azioni.
  • CPS: destinata principalmente a personale del comparto sanitario pubblico, come medici e operatori di strutture sanitarie dipendenti da enti pubblici, compresi quelli delle aziende ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale e delle IPAB.
  • CPI: raccoglie gli insegnanti delle scuole primarie paritarie e degli asili istituiti in enti morali o comunali, includendo anche personale la cui attività didattica si svolge sia nel comparto pubblico sia in strutture parificate.
  • CPUG: rappresenta ufficiali giudiziari, coadiutori, aiutanti e personale UNEP (Ufficio Notificazioni Esecuzioni e Protesti), caratterizzati da specificità nelle funzioni e da una storia previdenziale distinta rispetto alle altre categorizzazioni.
Queste casse, anche se oggi sono gestite dall’INPS, mantengono una disciplina normativa e regolamentare propria per l’accesso alla pensione, che si riflette nelle modalità di calcolo e nelle tempistiche di uscita dal servizio.

Nuovi limiti di età per la pensione: cosa cambia dal 2025

A partire dal 2025, il limite di età ordinamentale per la cessazione dal servizio dei dipendenti pubblici iscritti alle casse CPDEL, CPS, CPI e CPUG si uniforma al requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia:

  • Il nuovo limite di età è fissato a 67 anni per il biennio 2025/2026.
  • Scompare il collocamento in pensione d’ufficio al raggiungimento del 65° anno di età, precedentemente applicato alle categorie sopracitate.
  • La possibilità di accedere alla pensione anticipata tra i 65 e i 67 anni si accompagna al passaggio, per queste età, a regole meno favorevoli per il calcolo dell’assegno pensionistico, in virtù dell’applicazione delle nuove aliquote di rendimento.
Questo adeguamento implica un allineamento delle modalità di fine rapporto con le condizioni generali della pensione di vecchiaia, rendendo la procedura omogenea su scala nazionale per i comparti pubblici afferenti a queste gestioni. Rimane però una variabilità determinata sia dalla data di maturazione del diritto a pensione, sia dall’entità della permanenza contributiva maturata al 31 dicembre 1995.

Aliquote di rendimento 2025: le novità nella Manovra Finanziaria e la disciplina delle deroghe

Le aliquote di rendimento rappresentano la percentuale della retribuzione pensionabile che viene riconosciuta per ogni anno di servizio secondo il sistema retributivo, influenzando significativamente l’importo dell’assegno pensionistico. La Manovra Finanziaria ha introdotto nuove modalità per la determinazione di questa quota:

  • Per chi ha meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il calcolo della parte retributiva della pensione viene effettuato con una aliquota ridotta al 2,5% per ogni anno di anzianità contributiva, in luogo delle precedenti aliquote spesso più vantaggiose.
  • Tale modifica si applica alle pensioni anticipate e a quelle liquidate in cumulo dal 1° gennaio 2024 sulla base del sistema retributivo.
  • Le precedenti aliquote di rendimento continuano a essere applicate in presenza di situazioni derogatorie specificate dalla normativa e dai chiarimenti INPS. Queste situazioni tutelano la posizione previdenziale di chi raggiunge determinati requisiti entro date prefissate.

Quando si applicano le vecchie e le nuove aliquote: casi pratici e situazioni particolari

Nell’analisi dei casi pratici previsti dalla disciplina vigente, è possibile individuare differenti situazioni nelle quali si applicano aliquote diverse:
Vecchie aliquote di rendimento Nuove aliquote introdotte dal 2024
Pensione di vecchiaia al raggiungimento dei 67 anni Pensione anticipata tra i 65 e i 67 anni (dimissioni volontarie dopo il 2025)
Dimissioni dopo il termine del periodo di trattenimento in servizio (oltre 67 anni, entro 70 anni, con consenso del lavoratore) Iscritti con meno di 15 anni di contributi al 31/12/1995, pensioni anticipate liquidate dal 2024 (legge di Bilancio 2024)
Lavoratori di enti che hanno perso la natura pubblica ma sono rimasti iscritti alla CPDEL  
Pensione in cumulo con cessazione per limiti ordinamentali  
Pensioni maturate entro il 31 dicembre 2023  

 

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