L’incremento del numero di lavoratori autonomi e freelance che non provvede a regolarizzare la propria posizione previdenziale segna una tendenza allarmante per il sistema pensionistico italiano.
Negli ultimi anni l’insolvenza contributiva da parte di titolari di partita IVA e liberi professionisti è diventata un fenomeno ampiamente diffuso, generando serie criticità sia per chi oggi lavora in proprio sia per l’equilibrio finanziario delle Casse di previdenza. Ciò non solo riduce le prospettive di un’adeguata copertura pensionistica futura, ma mette sotto pressione i bilanci delle Casse e il pagamento delle pensioni correnti agli iscritti.
Il quadro attuale: quanti professionisti non pagano i contributi e l'allarme nei dati Covip 2024 e la proposta di una sanatoria
I dati pubblicati nell’ultimo rapporto 2024 Covip sulle Casse di previdenza private mettono in risalto una dinamica preoccupante: la quota di professionisti e Partite IVA morosi nei versamenti è cresciuta in modo consistente nel corso dell’anno 2024.
Nello specifico, il rapporto "Casse di previdenza. Gli investimenti: dimensioni e composizione" evidenzia come il tasso di irregolarità nei pagamenti dei contributi abbia superato i livelli storici, coinvolgendo ormai una porzione significativa di avvocati, ingegneri, architetti, medici, commercialisti e molte altre categorie iscritte ai rispettivi Enti previdenziali.
Le cifre parlano di oltre il 20% degli iscritti con almeno una posizione di debito aperta, comportando conseguenze immediate per la liquidità delle Casse. Covip ha inoltre segnalato che, malgrado la crescita degli investimenti gestiti dagli Enti (con un patrimonio complessivo aumentato del 4,1% rispetto al 2023), le rateazioni degli importi omessi e le moratorie concesse hanno incrementato il rischio operativo per i bilanci. L’insufficienza di entrate correnti, dovuta all’omissione contributiva diffusa, inizia ad avere effetti persino sulla puntualità del pagamento delle pensioni attuali nei casi più esposti.
Va aggiunto che le difficoltà di riscossione coatta, come segnalato dagli amministratori di alcune Casse professionali, sono aggravate da un contesto economico poco favorevole agli autonomi: la crisi dei consumi, il calo della domanda di servizi specialistici e un mercato del lavoro sempre più flessibile ma instabile.
Secondo Covip, l’assenza di interventi strutturali rischia di peggiorare la situazione sia per chi deve ancora costruire la propria pensione sia per coloro che la percepiscono già ed è proprio per evitare questo quadro che si pensa ad una possibile sanatoria che agevoli il pagamento contributivo da parte di tutti coloro che sono in debito, in modo da permettere a chi ha Partita Iva versamenti agevolati per aumentare il proprio montante contributivo da un lato e possibilità di incasso dei soldi da parte delle Casse professionali dall'altro.
Quali casse previdenziali per le diverse categorie di liberi professionisti e autonomi
Il mondo delle Casse previdenziali dei lavoratori autonomi italiani presenta una struttura articolata, con regimi e norme differenti in relazione alla professione e all’eventuale appartenenza ad un albo. Le principali opzioni previdenziali si distinguono tra:
- Casse professionali autonome per iscritti ad albi obbligatori (es. Cassa Forense per avvocati, INARCASSA per ingegneri e architetti, ENPAM per medici, ENPAV per veterinari, CIPAG per geometri, CNPADC per commercialisti, ENPAP per psicologi, ENASARCO per agenti di commercio, ENPAPI per infermieri, e così via);
- Gestione Separata INPS per professionisti senza cassa, lavoratori autonomi occasionali, freelance in attività non regolamentate (copywriter, consulenti aziendali, informatici, operatori digitali, ecc.);
- Gestione Artigiani e Commercianti INPS per titolari di impresa artigiana/commerciale, agenti e rivenditori;
- Fondi pensione complementari, accessibili facoltativamente come integrazione ai sistemi obbligatori.
Ciascun Ente gestisce in autonomia aliquote, limiti contributivi minimi e massimi, regole di
calcolo delle pensioni e possibilità di
riscatto di periodi scoperti.
Conseguenze del mancato versamento dei contributi: impatti sulle pensioni attuali e future
Il mancato o scarso versamento della contribuzione obbligatoria determina effetti negativi a più livelli. Nell’immediato, la diminuzione delle entrate per le Casse mette a rischio l’erogazione regolare delle pensioni attuali, soprattutto per gli Enti meno patrimonializzati o più esposti ai fenomeni di evasione. Nel lungo periodo la posizione personale di chi non versa quei contributi risulta pesantemente compromessa:
- l’annullamento dei periodi di mancato pagamento impedisce il raggiungimento dei requisiti minimi per accedere alla pensione di vecchiaia o anticipata;
- l’importo della base pensionabile viene calcolato solo sui contributi effettivamente maturati: ciò comporta assegni pensionistici spesso molto più bassi del reddito da lavoro, con tassi di sostituzione talvolta inferiori al 30-40%;
- i periodi irregolari causano una perdita di diritti su prestazioni accessorie, come invalidità, reversibilità o indennità di maternità/paternità.
L’incertezza sulla pensione futura induce molti professionisti a cercare strumenti integrativi, ma senza una copertura obbligatoria completa anche la previdenza complementare rischia di essere insufficiente a colmare il gap.
Le cause della morosità contributiva tra professionisti e partita IVA
Molteplici fattori concorrono alla crescita delle posizioni irregolari tra autonomi e professionisti. Le cause principali vanno così riassunte:
- redditi discontinui dovuti alla natura flessibile e spesso incerta del lavoro autonomo;
- pressione fiscale e contributiva percepita come elevata rispetto all’effettiva capacità contributiva;
- difficoltà temporanee di liquidità, acuite dalla crisi economica e dalla concorrenza crescente;
- mancata consapevolezza degli obblighi o sottovalutazione delle conseguenze di una posizione previdenziale incompleta;
- normativa complessa e frequenti cambi di regime, che favoriscono errori di calcolo o versamento.
Strumenti di sanatoria e riscatto dei contributi omessi: regole, limiti e recenti novità
Per recuperare periodi di mancato versamento esistono alcuni strumenti, anche se caratterizzati da costi e limiti:
- Riscatto dei periodi scoperti: possibile nelle principali gestioni INPS e nelle casse private, permette di accreditarli a titolo oneroso, determinato in base alle regole attuali e ai coefficienti applicabili, rendendo questi anni utili sia per il diritto sia per l’importo della pensione.
- Costituzione di rendita vitalizia: per regolarizzare omissioni ormai prescritte. Può essere richiesta dal lavoratore o dai suoi aventi diritto anche oltre i termini ordinari, previa produzione di prova documentale del rapporto di lavoro e pagamento dell’onere richiesto.
- Sanatorie e moratorie: periodicamente le casse e l’INPS possono concedere "condoni" parziali o piani di rateizzazione per incentivare il pagamento di contributi arretrati, spesso accompagnati da una riduzione delle sanzioni.
- Ricongiunzione, totalizzazione, cumulo: consentono di unificare periodi maturati in gestioni diverse, un’opportunità appena estesa con il via libera alla ricongiunzione bidirezionale da e verso la Gestione Separata, riducendo il rischio di "contributi silenti".
Le recenti
note operative del Ministero del Lavoro (novembre 2025) hanno semplificato l'accesso a questi strumenti, superando limiti che per anni hanno complicato la vita a chi ha avuto carriere discontinue.
Proposta di sanatoria urgente: possibili soluzioni e scenari per il riequilibrio del sistema
Alla luce delle criticità strutturali sopra descritte, si valuta la necessità di una sanatoria straordinaria per recuperare i volumi crescenti di contributi non versati. Le possibili direttrici della proposta includono:
- introduzione di piani agevolati di regolarizzazione dei debiti contributivi, con riduzione di sanzioni e interessi in caso di adesione rapida;
- rateizzazioni più lunghe, calibrate alle reali possibilità reddituali dell’iscritto, per favorire il rientro dei morosi;
- riconoscimento di periodi lavorativi anche in assenza di versamento pieno, con accreditamento parziale proporzionato a quanto realmente corrisposto;
- estensione degli strumenti di riscatto e cumulo, affiancata da maggiore informazione e consulenza personalizzata per i professionisti;
- coinvolgimento attivo delle associazioni di categoria per stimolare regolarità e prevenzione della morosità futura.
L’obiettivo principale sarebbe il riequilibrio finanziario delle Casse e la salvaguardia dei diritti pensionistici attraverso il recupero del maggior numero possibile di posizioni contributive incomplete.
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