A causa di semplici rallentamenti nell'espletazione delle pratiche, a causa di mancanza del personale, i docenti precari vincitori dei ricorsi sono ancora in attesa dei soldi dovuti per la Carta docenti 2025
L’attesa per l’erogazione delle somme spettanti ai docenti precari che hanno ottenuto ragione in tribunale rappresenta una questione ormai centrale all’interno della scuola italiana. Migliaia di insegnanti, dopo anni di supplenze e procedure legali, attendono ancora l’accredito degli importi riconosciuti dalle sentenze a loro favorevoli: dal 19 novembre la piattaforma ministeriale risultava nuovamente accessibile, eppure i fondi non sono ancora stati accreditati come previsto.
La situazione appare paradossale, soprattutto per l’entità delle cifre in gioco, che spesso comprendono anche arretrati di diversi anni, per un totale che in molti casi può raggiungere o superare i 2.500 euro. Nonostante le pronunce favorevoli e le nuove disposizioni di legge, permane l’incertezza sull’effettività dei pagamenti.
A ottenere il riconoscimento del bonus sono soprattutto i docenti precari che hanno svolto incarichi annuali o supplenze fino al termine delle attività didattiche, nonché il personale educativo escluso ingiustamente dal beneficio negli anni passati. La platea interessata riguarda, secondo le più recenti stime, oltre 200.000 lavoratori distribuiti su tutto il territorio nazionale, molti dei quali si sono rivolti ai tribunali per far valere il principio di parità di trattamento tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato.
Le sentenze hanno dichiarato illegittima l’esclusione dei supplenti annuali o con servizio di almeno 180 giorni dalla Carta Docenti per la formazione e l’autoaggiornamento. È stato attestato come tale esclusione configuri una discriminazione nei confronti di docenti che svolgono, di fatto, le medesime mansioni dei colleghi di ruolo.
Le pronunce riconoscono in genere:
A frenare l’effettiva erogazione delle somme riconosciute dalle sentenze non sono dubbi sull’avvenuto diritto, ma piuttosto ostacoli di tipo amministrativo e gestionale. La principale criticità riguarda la forte carenza di personale negli uffici competenti: secondo fonti sindacali e parlamentari, il Ministero dell’Istruzione e del Merito dispone attualmente solo di 4-5 funzionari dedicati all’esecuzione delle sentenze relative alla Carta per i precari. Questo minuscolo gruppo deve gestire decine di migliaia di provvedimenti, generando inevitabili rallentamenti e tempi d’attesa molto lunghi.
Un altro elemento chiave è la mole di contenziosi accumulata: dal 2019 i ricorsi presentati dai docenti sono cresciuti esponenzialmente, rappresentando in alcuni tribunali fino al 40% di tutte le cause depositate. Di conseguenza, la quantità di pratiche da esaminare è aumentata in modo esponenziale, mentre le risorse dedicate sono rimaste pressoché invariate, aggravando la lentezza nell’esecuzione dei passaggi necessari per il versamento delle somme.
L’iter richiede una tabella di marcia precisa da parte degli addetti ministeriali, i quali devono monitorare l’esecuzione di due sentenze, quella del tribunale del lavoro e quella, eventuale, del TAR in caso di giudizio di ottemperanza. Ogni ritardo comporta ulteriori ricorsi, creando un circolo vizioso che alimenta la sensazione di immobilismo istituzionale.
Dopo aver ottenuto una sentenza favorevole, ai docenti effettivamente spettano procedure supplementari per ottenere l’erogazione del beneficio. In particolare, qualora il Ministero non proceda tempestivamente al pagamento dovuto, è possibile attivare il cosiddetto giudizio di ottemperanza presso il Tribunale Amministrativo Regionale che aveva già riconosciuto il diritto.
Questo strumento permette di:
È importante che i destinatari pianifichino con attenzione l’utilizzo degli importi ricevuti: