L'Italia resta indietro nella diffusione delle auto elettriche: sono molteplici i fattori che frenano il mercato, dalle barriere culturali ed economiche fino ai limiti infrastrutturali ed alle percezioni dei consumatori.
L’adattamento del mercato automobilistico nazionale alle nuove tecnologie sta mostrando una forte resistenza rispetto ad altri paesi europei, con l’affermazione delle vetture "zero emissioni" che si dimostra più lenta e incerta del previsto. Nonostante gli incentivi pubblici, le campagne di sensibilizzazione e le prospettive di sostenibilità ambientale, in Italia scegliersi un’auto elettrica resta un’opzione poco praticata, confermata da molteplici ricerche condotte dagli osservatori su mobilità e automobili.
L’indagine sviluppata dall’Osservatorio della Mobilità della Luiss Business School, in collaborazione con Unrae, rivela come fattori psicologici, culturali, economici e tecnologici continuino a costituire ostacoli sia percepiti che reali per chi si avvicina a questa tipologia di mobilità. Il distacco tra l’interesse potenziale e la concretezza delle scelte si traduce in una penetrazione limitata delle vetture elettriche, a dispetto di campagne e normative orientate alla transizione ecologica.
Alla base dell’apparente riluttanza, vi sono dubbi sull’autonomia, sui tempi e modalità di ricarica, sui costi di acquisto e sul valore residuo del veicolo, senza dimenticare il tessuto di conoscenze e di esperienze personali (o di seconda mano) che indirizza le decisioni degli automobilisti. Nel contesto italiano, l’adozione dell’elettrico si trova in bilico tra resistenze sociali e cambiamenti strutturali.
L’analisi delle percezioni mostra due universi distinti tra chi sceglie la mobilità elettrica e chi ne resta distante, ciascuno governato da dinamiche specifiche. Gli utilizzatori di auto elettriche riportano nella maggior parte dei casi esperienze positive legate sia alle prestazioni sia all'economicità della gestione ordinaria. Al contrario, coloro che non hanno mai guidato un veicolo a batteria proiettano sull’elettrico paure, timori e dubbi derivanti più da narrazioni indirette che da prove oggettive.
Tra le perplessità messe in luce dall’indagine:
L’esperienza diretta si rivela dunque motore di cambiamento, smontando molti pregiudizi e paure iniziali che si confermano spesso infondate. Fiducia, condivisione sociale e informazione accessibile appaiono dunque elementi chiave per favorire una crescita più equilibrata e consapevole della domanda.
Nel contesto di una transizione che resta faticosa, il divario tra chi ha maturato familiarità con l’elettrico e chi ne resta escluso indica l’urgenza di investimenti non solo infrastrutturali, ma anche culturali, per ridurre la distanza tra narrazioni, aspettative e scelte reali di consumo.
Se il fattore percepito rappresenta una delle principali dinamiche di frenata, le barriere oggettive non possono essere trascurate. Gli ostacoli economici guidano la classifica degli elementi di blocco: secondo i dati forniti dall’Osservatorio Luiss, il 72% degli italiani considera il prezzo delle vetture elettriche fuori portata per le proprie disponibilità, mentre il 55% ritiene insufficienti i meccanismi di supporto pubblico.
Alla variabile prezzo si accostano almeno tre elementi chiave, secondo le principali priorità emerse nel campione analizzato:
Esistono inoltre problemi infrastrutturali, quali:
| Ostacolo | Percentuale di segnalazione |
| Costo d’acquisto | 72% |
| Insufficienza incentivi | 55% |
| Carenza infrastrutture di ricarica | 58% |
| Dubbi su durata/sostituzione batterie | 67% |
Se restano sullo sfondo le aperture normative europee che prolungano la permanenza dei motori termici, l’analisi presentata suggerisce che l’integrazione tra politiche di prezzo, infrastrutture e innovazione tecnologica è la leva su cui costruire una fiducia nuova tra automobilisti e mobilità elettrica. Solo affrontando con efficacia sia le resistenze emotive che i disagi pratici apparirà possibile innescare una trasformazione diffusa, secondo principi di affidabilità, sostenibilità e reale convenienza.
Un incremento strutturale della domanda non può fare a meno di una revisione delle politiche di sostegno, di un investimento capillare nelle infrastrutture e, soprattutto, di una nuova narrazione fondata sulla trasparenza e sulla condivisione delle esperienze dirette.