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Perch e come stata archiviata l'inchiesta di evasione fiscale ad Andrea Pignataro il secondo uomo pi ricco di Italia?

di Marianna Quatraro pubblicato il
Andrea Pignataro indagini fiscali

Il caso di Andrea Pignataro, secondo uomo pi ricco dItalia, vede al centro unindagine fiscale poi archiviata. Le ragioni della chiusura, laccordo col fisco e le possibili conseguenze future

Andrea Pignataro, imprenditore finanziario di origine bolognese, è stato recentemente al centro di un’indagine per presunta evasione fiscale di grande rilievo. La vicenda, che ha suscitato un intenso dibattito nel panorama economico italiano, riguardava ipotesi di dichiarazione infedele e molteplici attività finanziarie transnazionali. Tuttavia, la richiesta di archiviazione della procura e la decisione del giudice per le indagini preliminari hanno segnato la conclusione di questa intricata indagine, anche grazie a un importante accordo siglato con l’Agenzia delle Entrate. 

Origine e sviluppo dell’inchiesta per evasione fiscale contro Andrea Pignataro

L’inchiesta nei confronti di Andrea Pignataro prende avvio da approfondimenti sulle modalità di dichiarazione dei redditi e sulla residenza fiscale del finanziere, fondatore del colosso fintech Ion Group, azienda con oltre 300 filiali nel mondo. Le autorità italiane hanno ipotizzato che l’imprenditore, pur dichiarando la sua residenza a Sankt Moritz in Svizzera, mantenesse il domicilio fiscale effettivo in Italia, dove si trovavano alcuni familiari e immobili di proprietà.

  • Le indagini hanno incluso l’analisi dei voli privati, tabulati telefonici e testimonianze relative alla presenza di Pignataro sul territorio italiano.
  • La Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate hanno sostenuto che, durante il periodo compreso tra il 2016 e il 2023, la permanenza in Italia avrebbe superato i limiti consentiti per poter essere considerato residente all’estero.
  • Il fatturato delle società riconducibili al gruppo in Italia risultava inferiore al 4% del totale, elemento utilizzato a supporto della difesa.
Ad aprile, l’ipotesi di evasione ha portato al sequestro di beni per 432 milioni di euro. Secondo la procura, tra sanzioni e interessi, le somme contestate raggiungevano 1,2 miliardi di euro. Le autorità hanno fatto riferimento a normative tributarie italiane in tema di residenza fiscale, non sempre di facile interpretazione. Sullo sfondo, la crescente attenzione delle autorità verso movimenti finanziari di imprenditori globali e l’impatto mediatico del secondo uomo più ricco d’Italia.

Motivazioni dell’archiviazione: residenza fiscale e valutazione delle prove

La richiesta di archiviazione presentata dalla procura si è fondata sulla complessità della normativa e sulle difficoltà nel comprovare l’intenzionalità del reato. Il giudice per le indagini preliminari ha accolto le argomentazioni difensive, sottolineando che il centro degli interessi personali ed economici di Pignataro risultava prevalentemente localizzato all’estero, come dimostrato dai piani di volo e dalla distribuzione geografica degli affari.

  • L’attività imprenditoriale globale e la documentazione sulle trasferte frequenti tra Stati Uniti, Cina, Londra e altre sedi internazionali hanno corroborato la tesi della residenza fiscale estera.
  • Il legame familiare con l’Italia, pur rilevante, non è stato giudicato sufficiente a determinare una stabile organizzazione fiscale nel paese.
  • L’incertezza sui criteri di individuazione della residenza fiscale (come previsto dal DPR n. 917/1986, "Testo Unico delle Imposte sui Redditi" ha inciso sulla valutazione del dolo richiesto per la condanna penale.
Questa ambiguità normativa, insieme all’impossibilità di accertare “oltre ogni ragionevole dubbio” la residenza fittizia di Pignataro, ha portato la procura a domandare l’archiviazione in accordo con quanto previsto dalla riforma Cartabia. È emerso come, nella fattispecie, mancasse il presupposto per una condanna e la posizione dell’imprenditore si presentasse conforme alle complesse dinamiche dell’economia internazionale.

L’accordo economico con il fisco italiano e le sue implicazioni

Parallelamente all’iter penale, Pignataro ha raggiunto un’intesa transattiva con l’Agenzia delle Entrate, concordando un versamento di circa 280 milioni di euro a sanamento delle presunte pendenze tributarie. L’accordo, pur non avendo effetti diretti sulle valutazioni penali, è stato recepito con favore dalle istituzioni per la chiusura del contenzioso fiscale.

Somma versata 280 milioni di euro
Modalità Pagamento rateale su 5 anni
Percentuale sul totale contestato ~23%

Il versamento rappresenta uno dei più elevati mai sostenuti da un privato italiano e testimonia la volontà di risolvere la questione tributaria in modo trasparente e collaborativo. Questa soluzione, sebbene non determinante sotto il profilo penale, è comunque indicativa della portata economica dell’operazione e contribuisce a rafforzare la percezione di affidabilità dell’imprenditore agli occhi delle istituzioni.

L’archiviazione dell’indagine permette a Pignataro di concentrarsi sulle attività internazionali del gruppo e di pianificare la gestione patrimoniale senza ulteriori pendenze penali in Italia per il periodo esaminato. Tuttavia, resta in corso una valutazione su altri esercizi fiscali minori, sebbene si prevedano esiti analoghi considerata la similitudine delle condizioni giuridiche.

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