Sfruttare gli edifici inutilizzati del Demanio per destinarli all'edilizia sociale e soprattutto a giovani e famiglie: cosa prevede l'emendamento presentato alla Manovra 2026 per un nuovo Piano Casa
La crescente tensione abitativa in Italia ha riportato al centro del dibattito pubblico la questione dell'avere case a prezzi accessibili. L’acuirsi delle difficoltà nel trovare alloggi adeguati, soprattutto per giovani, famiglie e categorie vulnerabili, è stato sottolineato da istituzioni e osservatori economici. In risposta, la Manovra Finanziaria 2026 intende avviare una strategia innovativa indirizzata a valorizzare il patrimonio immobiliare statale inutilizzato, grazie a un piano di rilancio dell’edilizia sociale.
La nuova strategia per l’abitare, specificata nella Manovra 2026, si basa sulla promozione di soluzioni abitative a vocazione sociale, partendo dalla riconversione di immobili di proprietà pubblica. L’obiettivo principale è implementare azioni strutturali e integrate per incrementare l’offerta di alloggi a canoni abbordabili, destinati in via prioritaria a giovani, famiglie in difficoltà e personale della Pubblica Amministrazione costretto a trasferimenti lavorativi.
L'emendamento presentato da Fratelli d'Italia coinvolge l’Agenzia del Demanio nella selezione e valorizzazione di circa 15mila immobili e terreni oggi inutilizzati. Attraverso la collaborazione tra settore pubblico e privato, questi spazi saranno convertiti in alloggi sociali senza oneri aggiuntivi per le casse statali. L’azione si inserisce su un doppio binario: il rilancio dell’utilità sociale del patrimonio pubblico sottoutilizzato e il contrasto della marginalità abitativa.
La dotazione finanziaria del Demanio, stimata intorno a 2 miliardi di euro, appare uno strumento efficace per favorire progetti abitativi sostenibili, riorientando risorse oggi improduttive. Il Piano si fonda su principi di sostenibilità, equità e inclusione, e promette di attivare ulteriori investimenti attraverso specifiche partnership. La Manovra, inoltre, punta alla semplificazione procedurale nelle destinazioni d’uso degli immobili interessati, introducendo una conferenza dei servizi unica che accelera i tempi e rende più snelle le procedure autorizzative.
Il patrimonio immobiliare demaniale rappresenta una risorsa sottoutilizzata che, grazie alle nuove norme, sarà al centro di processi di trasformazione per la creazione di alloggi sociali. Gli interventi prevedono il censimento e la selezione degli edifici non più impiegati a fini governativi, con la conseguente destinazione esclusiva a finalità residenziali a canone calmierato. Le modalità di attuazione comprendono più livelli di intervento:
L’assegnazione gratuita di immobili agli enti territoriali agevola invece la realizzazione di politiche locali per la casa e consente di declinare gli interventi secondo i bisogni concreti delle comunità. Gli enti locali sono chiamati a coordinare il dialogo tra cittadini e investitori, garantendo trasparenza, equità e inclusività. La collaborazione con soggetti del terzo settore e delle cooperative consente di promuovere modelli di housing collaborativo e innovativi nella gestione dei servizi, sia sociali che abitativi.
La proposta si rivolge prioritariamente a una pluralità di soggetti in situazione di vulnerabilità abitativa. Tra i destinatari principali:
Questa diversificazione garantisce al piano una maggiore inclusività, sostenendo sia la domanda storica dell’edilizia popolare sia le nuove esigenze dettate dai cambiamenti demografici e dai modelli familiari. La differenziazione delle soluzioni e la localizzazione diffusa nei territori consentono di ridurre l’esclusione abitativa anche in aree meno centrali o colpite da fragilità socioeconomiche.