La gamma di soluzioni offerte dalle banche tende a essere selettiva, lasciando in ombra una vasta serie di strumenti e investimenti alternativi che spesso rimangono sconosciuti alla maggior parte dei clienti. Comprendere quali sono investimenti che non propone mai una banca offre una visione più completa delle opportunità a disposizione per una pianificazione finanziaria realmente efficiente.
Acquisire consapevolezza sui limiti dell'offerta bancaria e sulle alternative disponibili è il primo passo per ottimizzare i rendimenti e scegliere strategie veramente diversificate, adattate ai diversi obiettivi e profili di rischio.
Perché le banche non propongono alcuni prodotti finanziari?
L'offerta di prodotti finanziari per il pubblico retail da parte degli istituti bancari non è esaustiva. Benché venga presentata come ampia e articolata, in realtà molti strumenti redditizi e innovativi non vengono generalmente consigliati. Le motivazioni sono molteplici e riconducono principalmente a: interessi economici interni, regolamentazione stringente, controllo dei rischi e strategie commerciali:
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Interessi commerciali e conflitti d'interesse: Le banche tendono a promuovere prodotti su cui ottengono commissioni più alte o margini di profitto maggiori. Fondi comuni a gestione attiva, polizze assicurative di investimento e prodotti strutturati sono spesso privilegiati rispetto a ETF e fondi indicizzati, nonostante questi ultimi risultino più vantaggiosi per il cliente in termini di costi e trasparenza.
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Regolamentazioni e compliance: Vendere determinati strumenti - come i prodotti di crowdfunding, i PAC su ETF o le soluzioni di social lending - risulta più complicato per la necessità di verifiche di idoneità, documentazione e compliance normativa che ricadono sulle spalle dell'intermediario. Questo limita fortemente l'offerta reale, nonostante la crescente domanda degli investitori informati.
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Riduzione del rischio operativo: Le banche prediligono prodotti facilmente gestibili e coperte da garanzie, privilegiando strumenti standardizzati e con elevata liquidità. Investimenti come oro fisico, startup innovative, progetti di lending tra privati o PIR autogestiti comportano oneri di controllo aggiuntivi e rischi che le banche tendono a evitare.
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Assenza di formazione o strategia interna: Spesso il personale bancario non dispone delle competenze per proporre strumenti più moderni o complessi, o si trova limitato da strategie interne che puntano su prodotti tradizionali.
Il quadro che emerge è quello di una selezione condizionata da obiettivi di redditività e da una volontà di contenimento delle complessità operative, più che da un'effettiva valutazione del beneficio per il cliente.
Conflitti di interesse, costi e limiti dell'offerta bancaria
I limiti dell'offerta bancaria sono connessi a dinamiche di conflitto di interesse che impattano direttamente sull'investitore. Le caratteristiche che rendono inefficiente parte della proposta delle banche sono:
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Commissioni elevate: I prodotti a gestione attiva (come fondi e polizze) presentano costi di gestione che, anche se percepiti come minimi, a lungo termine erodono il capitale investito. Gli esempi reali mostrano come con commissioni dell'1,5-2% annuo, l'impatto sia nell'ordine di decine di migliaia di euro su un portafoglio di media importanza, riducendo l'effetto dell'interesse composto.
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Gamma ridotta di strumenti efficienti: Gli ETF e i fondi indicizzati, che replicano semplicemente un indice e hanno costi risibili, sono raramente consigliati in quanto non generano retrocessioni rilevanti per la banca né per il consulente.
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Scarsa personalizzazione del portafoglio: L'investitore viene inserito in prodotti standardizzati, senza una reale consulenza calibrata sugli obiettivi individuali, la tolleranza al rischio e le esigenze specifiche. Di frequente, la proposta si limita a soluzioni “copia-incolla” adatte a tutti e nessuno.
Un importante vincolo all'efficienza dei portafogli bancari viene inoltre dalla poca trasparenza sui costi complessivi: solo con la rendicontazione MiFID 2 (obbligatoria per legge) spesso emergono le cifre reali delle spese sostenute annualmente. Da un punto di vista di compliance, l'offerta si limita inoltre a prodotti autorizzati internamente, impedendo l'accesso all'intero ventaglio di opportunità presenti sul mercato.
Gli investimenti che raramente ti proporranno in banca
Tra le opzioni di investimento meno presenti nel catalogo bancario spiccano ETF, fondi indicizzati, strumenti di social e equity crowdfunding, piani di accumulo su prodotti passivi, PIR indipendenti o oro fisico. Di rado il personale bancario promuove direttamente strumenti innovativi oppure soluzioni di investimento alternativo non legate ai circuiti della casa madre. Le motivazioni sono collegate a bassi ricavi commissionali, a maggiori oneri di controllo, o all'assenza di accordi commerciali tra la banca e i provider degli strumenti più efficienti per il risparmiatore.
ETF e fondi indicizzati: vantaggi rispetto ai fondi bancari attivi
Gli ETF (Exchange Traded Fund) e i fondi indicizzati rappresentano una delle alternative più efficienti e trasparenti rispetto ai prodotti gestiti attivamente dalle banche. La loro struttura semplice li rende facilmente accessibili anche a chi si affaccia per la prima volta sul mercato. Tra i principali benefici evidenziati dagli esperti:
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Costi di gestione contenuti: Le commissioni annue di un ETF si attestano generalmente tra lo 0,1% e lo 0,3%, a fronte di costi tra l'1,5% e il 2,5% per molti fondi bancari attivi.
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Diversificazione immediata: Un ETF replica un intero indice (ad esempio MSCI World), permettendo con un solo strumento di acquisire esposizione su decine o centinaia di società a livello mondiale.
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Trasparenza e assenza di conflitti: A differenza dei fondi bancari, non sono soggetti a pratiche di retrocessione e il loro andamento è facilmente monitorabile dagli investitori.
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Liquidità e flessibilità: Gli ETF si comprano e vendono facilmente in borsa come le azioni, senza vincoli temporali né limiti operativi.
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Performance storicamente superiori: Una vasta letteratura accademica (ad esempio studi di S&P Indices SPIVA®) attesta che la maggior parte dei fondi a gestione attiva non batte i rispettivi benchmark nel lungo periodo, complice anche l'effetto dei costi.
Le banche li propongono poco proprio perché, essendo “repliche passive” di indici, non garantiscono margini di guadagno tramite commissioni, a differenza dei fondi attivi che remunerano la filiera distributiva.
Consulenza finanziaria indipendente: come sceglierla e perché conviene
Affidarsi a un consulente finanziario indipendente significa scegliere la piena trasparenza e l'assenza di conflitti di interesse nelle scelte di investimento. Questi professionisti non ricevono compensi dalle società di gestione dei prodotti e sono pagati solo dal cliente. I principali vantaggi della consulenza indipendente possono essere così riassunti:
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Personalizzazione del portafoglio: L'analisi parte da obiettivi, propensione al rischio, orizzonte temporale e situazione patrimoniale reale dell'investitore.
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Accesso a strumenti efficienti: Con la consulenza indipendente viene valutato l'intero mercato globale, includendo ETF, obbligazioni dirette, PAC e strumenti alternativi, senza il vincolo di soluzioni “interne”.
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Costi più bassi e trasparenti: L'assenza di retrocessioni permette di contenere i costi generalmente sotto l'1% annuo, creando valore netto più elevato nel lungo termine.
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Flessibilità e adattabilità: Il portafoglio può essere aggiornato rapidamente al mutare dei mercati senza vincoli contrattuali o procedurali.
Al momento della scelta di un consulente indipendente, è opportuno verificare l'iscrizione all'Albo OCF (
Organismo di vigilanza e tenuta dell'Albo unico dei Consulenti Finanziari), valutare l'esperienza pregressa e richiedere un preventivo chiaro dei costi. L'attenzione verso questa figura è aumentata notevolmente anche grazie alle recenti regolamentazioni che tutelano l'investitore.
Gli strumenti innovativi e le alternative fuori dall'offerta bancaria (PIR, crowdfunding, social lending, oro)
Gli investitori più informati si rivolgono sempre di più a strumenti alternativi, spesso non disponibili nei classici canali bancari. Le principali soluzioni comprendono:
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PIR (Piani Individuali di Risparmio): Permettono di investire su titoli italiani con vantaggi fiscali significativi, soprattutto se gestiti in autonomia tramite broker abilitati, evitando i costi dei prodotti confezionati dalle banche.
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Crowdfunding ed equity crowdfunding: Offrono la possibilità di partecipare a progetti imprenditoriali o immobiliari in fase di avvio. Gli investitori ricevono quote societarie o potenziali rendimenti elevati, seppur a fronte di rischi più alti e minore liquidità. Questi strumenti non sono generalmente promossi dagli istituti tradizionali.
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Social lending (P2P lending): Si investe prestando direttamente ad altri privati o imprese attraverso piattaforme online, ricevendo interessi a fronte di rischio di credito. Modalità che amplia la diversificazione fuori dal canale bancario.
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Oro fisico e finanziario: Considerato bene rifugio, viene poco suggerito dalle banche a causa dell'assenza di commissioni ricorrenti. È invece apprezzato nei portafogli individuali per la protezione da inflazione e crisi dei mercati.
Ognuna di queste soluzioni richiede valutazioni attente su rischi, orizzonte temporale e liquidità, ma rappresenta un valore aggiunto per ogni investitore che intenda diversificare in modo reale il proprio patrimonio.
Come individuare le soluzioni più efficienti: consigli pratici e strategie per investire senza banca
Per scegliere tra le numerose opportunità fuori dal tradizionale sistema bancario, è importante seguire alcuni accorgimenti basati sull'esperienza di chi ha già operato con successo in autonomia. Di seguito alcuni suggerimenti pratici per selezionare le soluzioni più efficienti:
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Parte da obiettivi chiari: Ogni decisione di investimento deve essere supportata dalla definizione di obiettivi concreti, sia a breve che lungo termine, e da un'attenta valutazione del proprio profilo di rischio.
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Favorire strumenti trasparenti e a basso costo: Preferire ETF, fondi indicizzati e piattaforme di brokeraggio diretto che presentino costi certi e facilmente verificabili. Consultare sempre la documentazione KIID e rendicontazione MiFID 2 relativa ai costi.
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Diversificare sempre il portafoglio: Allocare il capitale su più strumenti e aree geografiche, riducendo la dipendenza da un unico settore o asset class.
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Monitorare e ribilanciare periodicamente: Rivisitare la strategia investimenti almeno una volta l'anno, adattandola alle nuove esigenze e alle variazioni del mercato per evitare rischi di concentrazione o inefficienza.
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Valutare la consulenza indipendente: Se necessario, richiedere il supporto di un professionista non legato a circuiti bancari per una supervisione imparziale e su misura.
Con una solida preparazione e una piattaforma tecnologica affidabile oggi è possibile costruire portafogli efficienti, diversificati e costantemente controllati anche senza il supporto tradizionale degli sportelli bancari.