In un contesto di tassi in crescita e mercati instabili non mancano le opportunità offerte dai titoli di Stato con rendimenti elevati, valutando rischi, rating e diversificazione accanto ai Btp.
Negli ultimi anni, il contesto finanziario ha visto un ampliamento delle opportunità derivanti da bond sovrani, con paesi che offrono rendimenti talvolta superiori rispetto a quelli tradizionali come i Btp. Si tratta spesso di buoni fruttiferi statali o internazionali che promettono tassi di rendimento nominali elevati, ma che richiedono una valutazione oculata del rischio, variabile a seconda della solidità economica e della volatilità del mercato di riferimento.
L'attrattività dei bond in grado di offrire ritorni in doppia cifra, vicino o superiore all'11%, ha portato molti investitori a riconsiderare la composizione del proprio portafoglio, affiancando ai titoli italiani emissioni estere. Tuttavia, è indispensabile analizzare sempre le basi finanziarie degli stati emittenti, il rating sovrano e la resilienza ai fattori geopolitici. Solo attraverso un'analisi accurata si può abbinare un rendimento potenzialmente superiore a un livello di rischio sostenibile.
L'oscillazione dei rendimenti dei titoli di Stato dipende da molteplici componenti, tra cui la politica monetaria, il ciclo economico e la percezione di rischio sull'emittente. Il differenziale tra il Btp decennale e il Bund tedesco, noto come spread, rappresenta un indicatore cruciale: una sua variazione segnala non solo la fiducia degli investitori, ma anche la posizione relativa dell'Italia rispetto ad altre economie europee. Il recente calo dello spread sotto i 100 punti base, sostenuto dai tagli dei tassi da parte della BCE, riflette un momento di minore avversione al rischio sui titoli italiani e un rendimento allineato ai movimenti della curva europea.
Anche i rendimenti dei Btp hanno risentito di questo scenario: il decennale si attesta in area 3,4%, mentre altre scadenze, come il cinque anni e il biennale, mostrano ritorni in progressivo calo. Similmente, i titoli statali di altri paesi europei presentano performance peculiari determinate da politiche fiscali, manovre espansive e solidità macroeconomica. In particolare, eventi straordinari come la svolta fiscale tedesca o l'instabilità governativa francese hanno generato variazioni di prezzo e opportunità di carry importanti per il portafoglio obbligazionario.
L'analisi delle dinamiche di mercato mette in evidenza che, mentre una forte domanda dei titoli italiani ha portato a un calo dei rendimenti, in altri paesi come Francia e Germania i costi del debito sono rimasti o addirittura cresciuti. La curva dei rendimenti europea si mostra meno uniforme che in passato, e ciò apre prospettive per chi cerca bond come i Btp con rendimenti 11 o superiori, anche fuori dai confini nazionali. In sintesi, valutare spread, liquidità e andamento delle aste pubbliche è fondamentale per un approccio informato sulle opportunità internazionali dei titoli di Stato.
Il panorama dei titoli di Stato europei offre oggi una varietà di alternative ai tradizionali Btp, sia per il livello dei rendimenti sia per la diversità dei profili di rischio. In Francia, i bond decennali OAT, dopo una revisione del rating da parte di Fitch, rendono circa il 3,58%. Il giudizio attribuito all'emissione, superiore a quello italiano, evidenzia una percezione di rischio moderatamente più bassa, anche se recenti eventi politici hanno pesato sulle oscillazioni di prezzo. In prospettiva, eventuali riforme fiscali potrebbero innescare rally di prezzo (fino al 7%) se i livelli di rendimento tornassero ai valori di fine 2024.
La Germania ha visto salire i rendimenti dei Bund a seguito di una svolta fiscale che ha innescato un aumento della spesa pubblica. Gli yield sul decennale tedesco si muovono intorno all'1,5%-2,5%, mantenendo un profilo di solidità legato al basso rapporto debito/PIL e alle prospettive di crescita sottolineate anche da recenti aggiornamenti macroeconomici. Questi titoli sono ancora considerati una delle opzioni più sicure all'interno della zona euro.
Spingendosi a Est, Romania e Ungheria rappresentano scelte per investitori con maggiore inclinazione al rischio, ma senza esporsi necessariamente a economie considerate fragili. I bond emessi da questi paesi in valuta forte possono superare il 5% di rendimento e, nel caso di emissioni rumene quotate sull'EuroMOT di Borsa Italiana, con rating investment grade prossimo a quello italiano. I titoli a medio termine presentano una duration bassa e rendimenti netti a scadenza netti competitivi rispetto ai Btp equivalenti. L'Ungheria invece offre rendimenti lievemente inferiori, ma con fondamentali macro più favorevoli e una politica di consolidamento in atto, che riduce il rischio percepito dal mercato.
Il mercato obbligazionario propone oggi emissioni capaci di garantire rendimenti ben superiori alla media, pur richiedendo un'analisi attenta del rischio sottostante. All'interno dei paesi solidi o comunque non classificati come fragili dagli organismi internazionali, la Romania spicca per la proposta di un bond in euro a 5,5% annuo, con un rendimento effettivo complessivo vicino all'11% se detenuto a scadenza e considerando il prezzo di acquisto corrente sul mercato secondario.
L'obbligazione Romania Fx 5.5% Sep28 (ISIN XS2689949399), negoziata sull'EuroMOT con scadenza 2028, offre una cedola annua competitiva. Al netto della tassazione sui titoli di Stato, il suo rendimento effettivo netto si attesta intorno al 3,2% annuo, ma grazie alla struttura del prezzo di acquisto attuale, l'investitore può raggiungere un rendimento cumulato lordo in 3 anni circa dell'11%. Importante, però, valutare la liquidità limitata del titolo e la necessità di portare l'investimento fino a scadenza per garantirsi la resa ipotizzata:
Paese |
Rendimento lordo |
Scadenza |
Valuta |
Rating emissione |
Romania (XS2689949399) |
Fino all'11% cumulato (cedola 5,5%) |
2028 |
Euro |
BBB- / Baa3 |
Ungheria |
Fino al 5,2% |
2034 |
Euro |
BBB / Baa2 |
Francia (OAT 10y) |
3,58% |
2034 |
Euro |
A+ |
L'analisi dei Credit Default Swap (CDS) segnala che i rendimenti più alti si accompagnano comunque a una percezione di rischio superiore, seppure all'interno di economie con solidità di bilancio e appartenenza all'Unione Europea. Investire su bond come i Btp con rendimenti 11 è quindi un'opportunità limitata a emissioni selezionate, soprattutto se si cercano soluzioni denominate in euro e prive di rischio di cambio.
La selezione di titoli di Stato presuppone un'analisi integrata del rischio credito, della volatilità e dei rating assegnati dalle principali agenzie. Il rating rappresenta una prima garanzia sulla capacità dell'emittente di onorare i pagamenti: le emissioni con giudizi investment grade (da BBB- in su) presentano tassi di default estremamente ridotti, mentre i bond di classe inferiore (BB o peggio) vedono salire significativamente la probabilità di insolvenza, come mostrato dagli studi decennali sul rischio di credito.
Tra i fattori da considerare nella scelta rientrano:
Oltre alla selezione dei titoli, il successo di un investimento in bond dipende dall'attenzione agli aspetti tecnici e amministrativi associati alle diverse emissioni. Dal punto di vista fiscale, i titoli sovrani italiani ed esteri godono in genere di un'imposta agevolata sul rendimento (12,5%), limitando l'incidenza della tassazione rispetto alle obbligazioni societarie tassate al 26%.
La liquidità rappresenta un altro criterio decisivo, in particolare per titoli poco scambiati sul mercato secondario come alcune emissioni straniere. I Btp e la maggior parte dei bond emessi nei principali paesi UE assicurano generalmente la possibilità di compravendita rapida, mentre per titoli più di nicchia il rischio di non riuscire a liquidare l'investimento in tempi brevi deve essere preventivamente considerato.
Per calcolare il rendimento effettivo netto, occorre sommare le cedole incassate al capitale di rimborso a scadenza, sottraendo la tassazione prevista e considerando il prezzo effettivo di acquisto. Risorse normative aggiornate sono disponibili sul sito dell'Agenzia delle Entrateche dettaglia il regime fiscale applicabile alle diverse tipologie di obbligazioni.