A essere più vulnerabili all'inflazione saranno quei settori che già oggi assorbono una parte consistente del bilancio familiare.
Tra il 2025 e il 2050, l'Italia potrebbe assistere a una trasformazione del proprio tessuto economico e sociale, causata da un graduale ma costante aumento dei prezzi. Non si tratta di un'ipotesi remota né di una suggestione futuristica: basandosi su dati storici, proiezioni demografiche, stime inflazionistiche e tendenze salariali, il quadro che si delinea è concreto. A determinare il costo reale della vita nei prossimi 25 anni sarà la capacità del Paese non solo di contenere l'inflazione, ma anche di innalzare i redditi, garantendo al contempo accesso equo ai beni primari. Le stime attuali parlano chiaro: in base allo scenario prescelto, il carovita potrebbe aumentare tra il +64% e il +255%, con conseguenze molto differenti a seconda delle fasce sociali e delle scelte economiche adottate dai cittadini.
Nel secondo scenario, più allarmante, si prende a riferimento l'inflazione media dal dopoguerra a oggi, pari al 5,2% annuo. In questo caso, i prezzi crescerebbero fino al +255% rispetto a oggi, con effetti devastanti sulla capacità di spesa delle famiglie. La stessa spesa mensile schizzerebbe a 7.560 euro e il caffè potrebbe superare i 4,20 euro a tazzina. L'abbonamento mensile ai trasporti urbani potrebbe costare oltre 200 euro, mentre un pieno di carburante arriverebbe a superare i 180 euro.
Gli aumenti non colpiranno allo stesso modo tutti i comparti. A essere più vulnerabili all'inflazione saranno quei settori che già oggi assorbono una parte consistente del bilancio familiare e che sono scarsamente sostituibili. Il comparto alimentare, ad esempio, continuerà a registrare rialzi progressivi: se oggi una famiglia media spende circa 450 euro al mese per la spesa, nel 2050 questa cifra potrebbe diventare di 740 euro nello scenario moderato, ma arrivare a oltre 1.500 euro nel caso peggiore. Prodotti basilari come il pane, la pasta, l'olio e il latte vedranno rincari anche superiori al 100%.
Anche le utenze domestiche saranno tra le prime a riflettere la crescita dei costi. L'energia elettrica e il gas, già oggi fonte di pressione per molte famiglie, potrebbero diventare beni di lusso. Se la spesa media annua per le bollette oggi si attesta intorno ai 1.900 euro, potrebbe superare i 4.800 euro tra venticinque anni, comportando tagli obbligati ai consumi o un ritorno a pratiche più rudimentali per il riscaldamento o la cottura.
Il comparto sanitario privato può diventare proibitivo per larghe fasce di popolazione. Le cure dentistiche, le visite specialistiche non coperte dal sistema pubblico e le prestazioni a pagamento rischiano di essere accessibili solo a chi dispone di assicurazioni integrative o a un livello di reddito molto elevato. Un'otturazione che oggi costa 100 euro potrebbe arrivare a sfiorare i 300 euro, e una semplice visita oculistica potrebbe non costare meno di 180 euro.
Se l'inflazione continuerà a salire senza un adeguamento dei salari, il potere d'acquisto degli italiani sarà condannato a una lenta e continua erosione. Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, l'Italia ha già perso l'8,1% del suo potere d'acquisto dal 2008 al 2024, una tendenza inversa rispetto a molti altri Paesi europei. Il lavoro non basta più a garantire stabilità economica, e i dati Inapp mostrano come i salari reali siano rimasti praticamente invariati negli ultimi trent'anni, con un aumento dell'1% che appare del tutto inadeguato.
I pensionati godono di una rivalutazione automatica che protegge i redditi fino a 2.394 euro lordi mensili, ma per gli stipendi da lavoro la situazione è ben più complessa.