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Quanto costa l'euro digitale all'anno per gli europei e ne vale davvero la pena?

di Marcello Tansini pubblicato il
quanto costa l'euro digitale agli europe

I possibili costi annuali per cittadini e istituzioni, tra vantaggi, timori e il dibattito sul vero valore di questa innovazione per l'Europa.

Nel cuore delle trasformazioni tecnologiche ed economiche europee, l’idea dell’euro digitale si è fatta largo come risposta strategica alle nuove sfide poste dai pagamenti digitali e dall’affermarsi di grandi operatori stranieri nel settore finanziario. La Banca centrale europea (BCE) ha dato impulso a questo progetto con un obiettivo chiaro: dotare l’Eurozona di un’infrastruttura autonoma, resiliente e non dipendente dalle decisioni di terzi, soprattutto extraeuropei.

La crescente adozione di pagamenti digitali – complici innovazioni come le stablecoin private e la digitalizzazione delle abitudini di spesa – sta riducendo progressivamente l’uso della moneta fisica. Il contante continua a garantire sicurezza e inclusività, ma la sua effettiva spendibilità si restringe in uno scenario dove cresce l’economia online. In questo scenario, l’introduzione di una moneta digitale garantita dalla BCE è pensata per tutelare la sovranità e la sicurezza finanziaria dei cittadini europei.

Non si intende escludere gli operatori esteri, ma la volontà è quella di assicurare che l’Unione Monetaria Europea non sia eccessivamente vulnerabile a scelte altrui. La creazione dell’euro digitale rappresenta, dunque, una scelta di resilienza e autodeterminazione per l’area euro, ponendosi come strumento pubblico alternativo e complementare alle soluzioni private, in linea con i principi di equità e inclusione.

Quanto costerà l’euro digitale per il sistema europeo e per i cittadini?

Il tema dei costi legati all’euro digitale è centrale nel dibattito sulla sua reale efficacia e sostenibilità. Secondo quanto dichiarato dai rappresentanti della BCE e stimato nei documenti tecnici, i costi diretti per l’avviamento della nuova infrastruttura di pagamenti nell’Eurozona sono valutati in circa 1,2 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta le risorse necessarie per progettare, realizzare, testare e mettere in funzione l’architettura tecnologica necessaria. Tuttavia, i costi complessivi che riguardano il sistema bancario e i fornitori di servizi di pagamento sono più estesi e, su un arco temporale di quattro anni, oscillano fra 4 e 6 miliardi di euro. In proporzione, però, queste spese costituiscono una quota minima, pari al 3,5% delle spese annuali IT generalmente allocate dalle banche europee per l’aggiornamento dei sistemi.

  • La BCE prevede un recupero progressivo dei costi attraverso una gestione efficiente e una remunerazione ai soggetti coinvolti, basata su una logica simile a quella attuale dei pagamenti elettronici con carte.
  • Le banche coinvolte riceveranno una remunerazione sulle transazioni ad opera dei cittadini, riducendo quindi il rischio di impatti finanziari negativi diretti sulle loro operatività.
  • Per gli utenti finali, ovvero i cittadini europei, la BCE assicura che il nuovo sistema verrà sviluppato con lo scopo di essere inclusivo e accessibile, prevedendo costi nulli o estremamente ridotti sui pagamenti di base rispetto alle commissioni ora spesso applicate dai fornitori di servizi di pagamento privati.
Le principali preoccupazioni del comparto bancario riguardano soprattutto il rischio di disintermediazione, ovvero la potenziale riduzione dei depositi nei conti correnti tradizionali a favore dei portafogli elettronici. I risultati delle simulazioni pubblicate indicano però una scarsa probabilità che si verifichino effetti destabilizzanti. La strategia normativa e tecnica adottata, inoltre, dovrebbe assicurare la mitigazione degli impatti negativi potenziali e la piena compatibilità con la stabilità del settore finanziario.

I costi per i cittadini, in termini effettivi, saranno legati – più che all’uso del sistema – alla capacità dell’euro digitale di offrire servizi di pagamento trasparenti, rapidi e poco onerosi, mantenendo la natura pubblica della moneta. La fase di sperimentazione operativa, prevista tra il 2027 e il 2029, consentirà di valutare con maggiore precisione il quadro complessivo degli oneri annuali per gli utenti finali.

Elemento Costo stimato
Sviluppo infrastruttura BCE 1,2 miliardi € (una tantum)
Sistema bancario/fornitori servizi 4-6 miliardi € (in 4 anni)
Impatto sui cittadini Basso o nullo sui pagamenti di base

Euro digitale: benefici attesi, rischi percepiti e il vero valore per l’Europa

L’introduzione della nuova valuta digitale viene letta come una grande occasione di innovazione per il vecchio continente, ma non priva di criticità e interrogativi. I benefici principali attesi dall’implementazione dell’euro digitale includono:

  • Maggiore sovranità europea nei sistemi di pagamento: L’esigenza di ridurre la dipendenza da colossi tecnologici stranieri e garantire una maggiore autonomia strategica rappresenta un punto chiave. Questo riduce i rischi sistemici legati a scelte non europee, consolidando la resilienza infrastrutturale dell’Eurozona.
  • Inclusione finanziaria: Il nuovo strumento sarà progettato per essere accessibile anche a chi attualmente ha difficoltà ad accedere a conti in banca o servizi digitali sofisticati, garantendo trasparenza, sicurezza e capillarità.
  • Sicurezza e privacy nei pagamenti: In linea con la tradizione del contante, i pagamenti digitali tramite BCE saranno sicuri e progettati per tutelare la riservatezza degli utenti, nel rispetto della normativa europea sulla privacy (GDPR).
  • Costo competitivo rispetto ai player privati: Il progetto mira a ridurre i costi nascosti dei pagamenti digitali, promuovendo una concorrenza sana e vantaggiosa per i cittadini e le imprese europee.
  • Stimolo all’innovazione dei servizi finanziari: La possibilità per le banche di ampliare l’offerta di prodotti e servizi in tutta Europa, a costi logisticamente e operativo più contenuti, viene vista anche come occasione per modernizzare l’intero comparto bancario.
Non mancano, tuttavia, rischi percepiti e preoccupazioni da parte degli attori del settore finanziario. In particolare, la disintermediazione delle banche e la possibile erosione dei depositi rappresentano le preoccupazioni più discusse. La BCE sta lavorando per mitigare questi rischi, garantendo sia la stabilità finanziaria sia la possibilità di remunerazione delle banche tramite commissioni similari a quelle dei circuiti delle carte tradizionali.

Un’altra area di interrogativo è relativa alla gestione della privacy e al rischio che un sistema pubblico digitale possa essere percepito come potenzialmente invasivo. Sotto questo profilo, la progettazione si basa su principi di rispetto della riservatezza, ispirandosi all’attuale modello di gestione del contante, responsabile e sicuro.

Sul fronte della valutazione costi-benefici complessiva, secondo Piero Cipollone (BCE), l’investimento richiesto resta una frazione esigua rispetto ai budget IT annuali bancari e comporta ritorni diffusi in termini di sicurezza, innovazione e capacità di attivare nuove opportunità per cittadini e operatori economici. Mentre le banche centrali di altri paesi stanno incrementando le riserve in oro come forma di protezione dal rischio (circa 1000 tonnellate l’anno a partire dal 2022), l’Unione europea si differenzia puntando su una moneta digitale propria come riserva di valore e garanzia di resilienza finanziaria.

Il vero valore per l’Unione Monetaria Europea risiede nella capacità di interpretare il cambiamento digitale tutelando l’interesse collettivo. L’euro digitale, in questo senso, si propone come soluzione che rafforza coesione, indipendenza e competitività dell’intero continente, favorendo una transizione ordinata dall’economia fisica a quella digitale

  • Salvaguardia dell’inclusione finanziaria anche per le fasce di popolazione meno digitalizzate
  • Riduzione della dipendenza da operatori extraeuropei
  • Possibilità di progettare strumenti finanziari più trasparenti e controllabili
Il percorso legislativo e tecnico, che prevede un avvio sperimentale nel biennio 2027-2029, sarà determinante per stabilire l’effettiva sostenibilità e compatibilità del nuovo strumento con le dinamiche dell’economia reale e le aspettative dei cittadini europei. Sarà la fase di test a validare costi, benefici e valore della nuova moneta digitale per l’intera Unione.