Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Quanto guadagna una borseggiatrice al giorno? La cifra è incredibile

di Marcello Tansini pubblicato il
Cifre incredibili borseggiatrici

Nel mondo sommerso dei furti con destrezza, le borseggiatrici emergono con guadagni sorprendenti. Cifre, dinamiche criminali, effetti sull'economia urbana e il caso Venezia.

Negli ultimi anni, le grandi città italiane sono state teatro di un aumento dei furti con destrezza, specialmente sui mezzi pubblici e nelle aree ad alta concentrazione turistica. Al centro di questo fenomeno c'è la figura della borseggiatrice, spesso giovane e senza fissa dimora, in grado di trasformare il taccheggio in un'attività dall'enorme impatto finanziario. L'abile destrezza con cui queste donne colpiscono sorprende, tanto quanto le cifre raggiunte quotidianamente: si parla di incassi che superano il reddito di molti lavoratori professionisti, evidenziando così una problematica sociale e giudiziaria di portata nazionale.

Quanto guadagna davvero una borseggiatrice al giorno? Analisi delle cifre e confronto con altre professioni

Analizzando i dati delle procure e delle recenti inchieste giornalistiche, emerge come una singola borseggiatrice, nelle condizioni di maggiore immunità giudiziaria, riesca a portare a casa fino a 2.500 euro al giorno. In una prospettiva annuale, questa cifra tocca i 700.000 euro, collocando chi pratica questa attività illegale tra i soggetti con i più alti introiti della criminalità urbana.

Questo valore giornaliero risulta ancora più sorprendente se confrontato con altre categorie professionali:

Settore

Guadagno giornaliero medio

Borseggiatrice (media segnalata)

2.500 euro

Lavoratore dipendente (Italia)

80-120 euro

Calciatore Serie A (medio)

2.000-4.000 euro

Pusher (stima criminalità)

1.300 euro

Prostituta (media alta criminalità urbana)

1.000-1.500 euro

La disparità appare evidente e contribuisce ad alimentare un vero e proprio mercato parallelo che attira soggetti fragili o a rischio sociale. La varietà dei luoghi frequentati, dalla stazione ferroviaria alle vie affollate di centri storici come Venezia, permette alle borseggiatrici di operare su più fronti e con maggiore facilità rispetto ad altre categorie malavitose spesso limitate a contesti più marginali:

  • Le principali fonti di guadagno: borse, portafogli, smartphone e altri beni facilmente rivendibili;
  • Frequenza dei furti: decine di episodi al giorno per ogni componente delle bande;
  • Valore complessivo della refurtiva: in alcuni casi, si sono registrati bottini quotidiani complessivi di 50 mila euro per gruppo organizzato.
Questi dati, se raffrontati con i guadagni di altre professioni, dimostrano quanto il taccheggio rappresenti, per le reti criminali, una fonte di reddito tra le più redditizie nell'ambito della microcriminalità urbana.

I meccanismi dell'impunità e la ciclicità delle scarcerazioni

Il sistema giudiziario italiano, a causa di normative poco restrittive e di una gestione complicata del sovraffollamento carcerario, si trova spesso nell'impossibilità di applicare pene realmente dissuasive nei confronti delle borseggiatrici. Questo favorisce un ciclo vizioso di arresti e scarcerazioni che di fatto permette ai soggetti coinvolti di tornare a delinquere quasi senza interruzione:

  • Arresto in flagranza, seguito da rilascio spesso in poche ore;
  • Pene alternative o domiciliari applicate con facilità;
  • Ricorso sistematico a espedienti legali per differire o annullare la detenzione;
  • Mancanza di misure preventive efficaci, soprattutto nei casi di persone senza fissa dimora o di minori.
Questa ciclicità, alimentata dall'assenza di pene proporzionali e dalla lentezza dei processi, contribuisce a una senso di impunità di cui beneficiano soprattutto i gruppi che controllano il fenomeno e che sanno come muoversi tra le pieghe delle normative. La debole capacità di risposta della giustizia, anche per motivi strutturali come il sovraffollamento delle carceri o la difficoltà nella gestione degli stranieri irregolari, trasforma il taccheggio in un'attività a basso rischio e ad alto rendimento.

L'alternarsi di misure cautelari leggere e la rapidità con cui le borseggiatrici possono tornare in libertà sono tra le principali cause dell'aumento dei furti nelle aree urbane più esposte. Questo scenario mette in difficoltà sia le forze dell'ordine, che si trovano a dover affrontare gli stessi soggetti ripetutamente, sia la cittadinanza, che assiste impotente all'inefficacia dei sistemi di controllo.

Le organizzazioni criminali dietro le borseggiatrici: struttura, ruoli e modus operandi

Dietro la figura singola della borseggiatrice c'è spesso una vera e propria struttura criminale organizzata, con ruoli definiti e una logistica studiata nei minimi dettagli. Gli ultimi casi giudiziari hanno messo in luce:

  • Presenza di capigruppo che dirigono le operazioni;
  • Divisione netta tra chi agisce sul campo e chi si occupa della logistica;
  • Impiego di minori o donne gravide, ritenute meno perseguibili dalla legge;
  • Uso di violenza o minacce nei confronti delle componenti più fragili del gruppo (come emerso nelle indagini veneziane);
  • Coordinamento per lo smistamento della refurtiva e per la gestione dei guadagni.
Molte appartenenti alle gang sono originarie di paesi come Bosnia e Croazia, senza legami stabili con il territorio italiano e quindi difficilmente rintracciabili. Vengono inserite nella rete con rigido controllo da parte delle figure apicali, che impongono target giornalieri e usano la forza per assicurarsi risultati. Gli uomini svolgono funzioni di appoggio e logistica, come lo spostamento di figli e l'organizzazione degli alloggi temporanei.

Questo modello economico criminale si perpetua nelle grandi città italiane dove l'anonimato, la presenza di flussi turistici elevati e l'alta densità rendono difficile l'identificazione e la prevenzione. Le modalità d'azione variano da borseggi in movenza sui mezzi pubblici a rapide incursioni nei pressi delle fermate di autobus e treni, fino alle zone più frequentate dai turisti.

Il caso di Venezia: operazioni delle forze dell'ordine e impatto sulla microcriminalità urbana

Negli ultimi mesi, Venezia è diventata uno degli epicentri delle azioni di contrasto al fenomeno dei furti con destrezza. L'operazione che ha portato a 23 misure cautelari ha evidenziato l'esistenza di una gang strutturata composta da venti donne e tre uomini, responsabili di numerose azioni criminali quotidiane in punti chiave della città come la stazione di Santa Lucia, Mestre e i principali percorsi turistici:

  • La Polizia ha documentato almeno 32 episodi confermati in pochi mesi;
  • Nei giorni degli arresti, sui mezzi pubblici è stato registrato un calo significativo dei furti;
  • Le indagini hanno fatto emergere un clima di violenze interne al gruppo, soprattutto verso le più giovani;
  • La natura transnazionale dei componenti, senza radici stabili, ha reso necessarie lunghe e complesse attività investigative.
L'impatto immediato di queste operazioni si è riflesso in una maggiore serenità percepita da commercianti e cittadini locali, anche se permane il timore che la cyclicità degli arresti possa vanificare i risultati ottenuti. La forza della risposta istituzionale, in particolare con strategie di lungo periodo, viene quindi considerata determinante per evitare una ripresa rapida delle attività criminali.

Le conseguenze sociali ed economiche dei furti: cittadini, commercianti e percezione dell'insicurezza

L'incidenza dei furti con destrezza nelle grandi città si traduce in effetti tangibili sia dal punto di vista economico che sociale. I danni non si limitano alla perdita materiale, ma si riflettono anche sul clima di fiducia tra cittadini e istituzioni e sulla percezione della qualità della vita urbana:

  • Perdita di introiti per commercianti: minore afflusso di clientela nelle aree più colpite, in particolare tra i turisti che temono per la propria sicurezza;
  • Sfiducia verso le istituzioni: la reiterazione dei furti e la scarsa efficacia delle misure repressive alimentano il senso di abbandono sociale;
  • Effetti psicologici: cittadini costantemente in allerta, erosione del senso di comunità, crescita dei fenomeni di controllo privato e giustizia popolare;
  • Ricadute economiche indirette: aumento dei costi in assicurazioni e dissuasori elettronici, necessità di maggiori investimenti pubblici per la sicurezza.
La microcriminalità legata ai furti con destrezza diventa quindi una causa di instabilità per l'intero tessuto urbano, portando a una minore qualità della vita e a ricadute sui settori vitali dell'economia locale, a partire dal turismo. Una strategia efficace di prevenzione deve necessariamente coinvolgere, oltre alle autorità, anche la società civile e il sistema produttivo locale.