I rating assegnati dalle agenzie internazionali rappresentano un elemento chiave per la reputazione finanziaria di uno Stato e per la percezione di affidabilità sui mercati. In Italia, la valutazione del merito creditizio incide direttamente sui costi di finanziamento del debito pubblico e sulla propensione degli investitori stranieri a sostenere il Paese.
Il recente innalzamento del giudizio da parte di Moody’s ha segnato una svolta che non si verificava da oltre vent’anni. Questa promozione riflette una visione più positiva sulla gestione delle finanze pubbliche e sull’efficacia delle riforme promosse attraverso i piani governativi.
Moody’s promuove l’Italia dopo 23 anni: motivazioni e conseguenze dell’upgrade
L’ultimo intervento di Moody’s, con il passaggio del rating dell’Italia da Baa3 a Baa2, rappresenta una svolta storica dopo 23 anni di attesa. Secondo l’agenzia, questa decisione scaturisce dalla combinazione di una continuità nella stabilità politica e di politiche economiche che hanno rafforzato il percorso di riforme fiscali e di investimento. Al centro della promozione ci sono il buon avanzamento nell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e l’aspettativa di ulteriori miglioramenti anche oltre la scadenza prevista del programma nel 2026.
Moody’s ha evidenziato diversi motivi alla base dell’incremento:
- L’impegno del governo nel sostenere la crescita economica e il consolidamento dei conti pubblici.
- Le riforme avviate e gli investimenti pubblici, che contribuiscono a migliorare l’efficienza e la competitività nazionale.
- Prospettive di riduzione del debito pubblico dal 2027, se le condizioni macroeconomiche restassero favorevoli.
Questi progressi hanno rafforzato l’immagine dell’Italia agli occhi di investitori e istituzioni internazionali. Il passaggio ad un outlook stabile, inoltre, riflette la valutazione di Moody’s secondo cui il Paese sta avanzando in maniera equilibrata tra opportunità e criticità.
L’agenzia segnala tuttavia che la riduzione del debito dipenderà da una crescita economica sostenuta e da elevati avanzi primari, mantenendo quindi uno sguardo prudente sui futuri andamenti.
La promozione di Moody’s, salutata positivamente dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, è stata interpretata dai mercati come una conferma della ritrovata fiducia nella credibilità dell’Italia. Per il Paese, ciò comporta un vantaggio tangibile: la potenziale riduzione dei costi di finanziamento sul mercato dei capitali e una maggiore sostenibilità delle politiche di bilancio.
Il giudizio delle altre principali agenzie: S&P, Fitch, DBRS e Scope a confronto
Le principali agenzie di rating hanno, negli ultimi mesi, seguito un trend simile rispetto alla valutazione sull’Italia. Accanto alla recente promozione di Moody’s a Baa2, si registra un miglioramento dei giudizi delle altre "Big Three" e degli altri enti più influenti:
| Agenzia |
Rating attuale |
Outlook |
| S&P |
BBB+ |
Stabile |
| Fitch |
BBB+ |
Stabile |
| DBRS Morningstar |
A (Low) |
Stabile |
| Scope Ratings |
BBB+ |
Stabile |
Ogni agenzia utilizza una propria scala di valutazione, ma tutte hanno riconosciuto i progressi realizzati dal governo. S&P e Fitch, in particolare, hanno recentemente elevato il giudizio sull’Italia da BBB a BBB+, esprimendo fiducia nella stabilità dei conti pubblici, nell’efficacia delle misure di riforma e nell’impegno alla disciplina di bilancio.
DBRS Morningstar ha portato il giudizio ad “A (Low)”, sottolineando la resilienza dell’economia nazionale e i risultati nelle riforme del Pnrr. Scope Ratings, invece, mantiene il rating a BBB+ con visione stabile, in linea con gli altri osservatori internazionali.
Va inoltre rilevato che, mentre l’Italia mostra segnali di rafforzamento, diverse agenzie hanno recentemente declassato la Francia, a causa di una maggiore instabilità politica e di rischi fiscali crescenti. Questo confronto rafforza l’attuale percezione di affidabilità relativa del debito italiano tra i principali investitori.
Come funzionano le scale dei rating e cosa significano per l’economia italiana
I giudizi delle agenzie vengono espressi secondo scale che variano a seconda dell’ente:
- S&P e Fitch adottano una scala che va da AAA (massima affidabilità) a D (default), con varie sfumature intermedie tra A, BBB, BB, ecc.
- Moody’s utilizza una classificazione simile, ma con lettere leggermente diverse (Aaa, Aa, A, Baa, Ba, B, Caa, Ca, C).
Le valutazioni superiori a BBB- dai principali enti e Baa3 nel caso di Moody’s identificano debiti considerati
"Investment Grade", dunque compatibili con il profilo di rischio che molti fondi internazionali possono sostenere. Al di sotto di tale soglia, il debito viene equiparato a quello cosiddetto "High Yield" o "junk". L’Italia ha sempre mantenuto i suoi giudizi sopra questi limiti, pur attraversando fasi critiche durante la crisi dei debiti sovrani.
Per l’economia italiana, un rating più elevato:
- Riduce il rendimento richiesto dagli investitori per detenere titoli italiani
- Migliora l’accesso ai mercati internazionali dei capitali
- Favorisce un clima di fiducia sia interno che esterno, essenziale per sostenere la crescita economica e attrarre investimenti
Il significato reale del progresso, quindi, si riflette in una minore vulnerabilità agli shock e in una maggiore capacità di manovra sulle politiche economiche.
Posizionamento dell’Italia nel contesto internazionale e rapporti con Francia e PIIGS
Pur avendo ottenuto un miglioramento nei giudizi delle agenzie, l’Italia si colloca ancora nella fascia medio-alta della scala rispetto ad altri Paesi avanzati. Secondo S&P, ad esempio, il rating BBB+ pone Roma in una posizione condivisa con economie emergenti come Messico e Filippine, oltre che con pochi altri Stati europei. Solo Grecia, Ungheria e Romania presentano valutazioni inferiori in ambito UE, mentre l’élite AAA rimane prerogativa di dieci nazioni.
Nel confronto con la Francia è interessante notare come, negli ultimi mesi, le distanze tra i due Paesi si siano ridotte.
- L’Italia, grazie al miglioramento della percezione di stabilità politica e al controllo della spesa pubblica, ha visto convergere lo spread verso i valori francesi (75 punti base contro 70–80).
- La Francia ha invece subito alcuni downgrade a causa dell’instabilità politica e di scelte fiscali ritenute meno efficaci.
I cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) rappresentano un ulteriore termine di confronto. In questo gruppo,
l’Italia è riuscita a risalire la china dopo la crisi degli anni 2011–2012, ma resta soggetta al giudizio cauto delle agenzie, che ponderano la solidità delle riforme e la sostenibilità del debito rispetto ad altri fattori di rischio, come la crescita contenuta e l’alto rapporto debito/Pil.
Nonostante il miglioramento delle valutazioni, Roma rimane osservata speciale dagli osservatori internazionali, con scarti che dipendono spesso dalla volatilità dei contesti politici ed economici globali.
Fattori che influenzano il rating: debito pubblico, crescita e stabilità politica
I giudizi delle agenzie si basano su analisi approfondite della situazione macroeconomica e della governance del Paese. I principali elementi considerati includono:
- Livello del debito pubblico: Il rapporto debito/Pil resta uno dei punti deboli. Moody’s e Fitch stimano che rimarrà superiore al 130% anche nei prossimi anni, con una graduale riduzione solo se verranno rispettate le strategie di bilancio.
- Tasso di crescita economica: Dati previsionali indicano una crescita italiana inferiore alla media dell’Eurozona, elemento che limita le prospettive a lungo termine e il miglioramento del rating.
- Stabilità politica e istituzionale: Un periodo di continuità nella maggioranza parlamentare e nelle politiche economiche ha giocato un ruolo importante nell’upgrade di Moody’s e nelle reazioni favorevoli delle altre agenzie.
- Efficienza delle riforme: L’attuazione puntuale degli obiettivi del Pnrr e la capacità di accedere efficacemente ai fondi europei sono considerati fattori di sostegno.
Le agenzie valutano anche la resilienza a shock esterni e la solidità del sistema bancario nazionale, che negli ultimi anni ha mostrato segnali di rafforzamento rispetto alle precedenti fasi di fragilità.
L’impatto dei rating sui mercati: spread, fiducia degli investitori e costi del debito
La valutazione delle agenzie di rating incide direttamente sulle condizioni finanziarie di uno Stato. Un giudizio positivo riduce lo spread tra i titoli italiani e quelli tedeschi, segnando una percezione di minore rischio.
- Spread e costi del debito: Nei mesi più recenti, lo spread Btp/Bund è calato a livelli minimi dal 2010 (73-75 punti base), registrando valori analoghi a quelli dei titoli francesi. Ciò consente al Tesoro italiano di rifinanziare il debito pubblico a tassi inferiori, liberando risorse per altri settori.
- Fiducia degli investitori: Upgrade e outlook positivi aiutano a consolidare la fiducia di investitori istituzionali e internazionali, ampliando la platea degli acquirenti dei titoli italiani.
- Migliore accesso ai mercati: Un rating superiore rafforza la posizione dell’Italia nei tavoli negoziali a livello europeo e internazionale, garantendo maggior potere contrattuale e attrattività verso nuovi investimenti.
Si tratta di un effetto che, pur non immediato, produce risultati sia nel breve che nel lungo termine, agendo come indicatore del rischio Paese nei modelli di valutazione dei portafogli obbligazionari mondiali.