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Cosa succede ai Btp, titoli di stato e Borsa italiana se Moody’s questa settimana alza il rating italiano?

di Marcello Tansini pubblicato il
Moody’s e rating italiano

Questa settimana la decisione di Moody's può segnare una svolta per Btp, titoli di Stato e Borsa italiana: analizziamo come l'upgrade del rating influenzerà mercati, obbligazioni, banche e scenari economici.

Il clima finanziario in Italia è permeato da una rinnovata fiducia, confermata dall’interesse degli investitori internazionali verso le emissioni di titoli di Stato e dal significativo rafforzamento della posizione italiana nei confronti dei mercati. Negli ultimi mesi, le maggiori agenzie di rating hanno intrapreso un percorso di graduale revisione positiva degli outlook sull’Italia, preparando il terreno a possibili upgrade. In particolare, cresce l’attesa per la valutazione di Moody’s, in calendario per la settimana corrente, un passaggio ritenuto decisivo dal mondo finanziario, istituzionale e dagli operatori del risparmio italiano. Moody’s, infatti, è l’unica tra le primarie agenzie a mantenere ancora il debito sovrano dell’Italia sul gradino più basso dell’investment grade – quel Baa3 che, negli anni scorsi, ha alimentato incertezza e volatilità. L’attenzione è quindi altissima: qualsiasi promozione equivarrebbe a un riconoscimento della ritrovata solidità nazionale e rafforzerebbe ulteriormente la percezione di affidabilità agli occhi degli investitori globali, incidendo in modo diretto su spread, costo del denaro e mercati azionari.

Il percorso recente dell’Italia tra upgrade e outlook positivi delle agenzie di rating

Negli ultimi dodici mesi l’Italia ha registrato un susseguirsi di segnali favorevoli provenienti dalle agenzie di rating internazionali. La sequenza si è aperta già ad aprile, con Standard & Poor’s che ha incrementato il giudizio sul debito tricolore a BBB+ con outlook stabile. Subito dopo, Moody’s ha dato ulteriore fiducia migliorando l’outlook da stabile a positivo, mantenendo però la valutazione a Baa3. Fitch, a settembre, ha proseguito questo trend elevando il suo rating a BBB+, mentre Dbrs e Scope hanno contribuito con miglioramenti dell’outlook, consolidando il quadro di risalita.” Le scelte di queste agenzie sono il risultato di numerosi fattori. Da un lato la disciplina fiscale italiana – sostenuta da una manovra che limita l’espansione del deficit – e il ritorno all’avanzo primario nei conti pubblici. Dall’altro, i dati macroeconomici di resilienza, testimoniati da un mercato del lavoro solido, basse vulnerabilità bancarie e bilanci delle famiglie robusti. A questi elementi si è aggiunta una considerevole domanda estera su Btp, con collocamenti record e un peso crescente degli investitori stranieri. Tale clima positivo si riflette anche nelle performance di Piazza Affari, che negli ultimi mesi si è distinta come una delle migliori piazze europee, pur rimanendo ancora appetibile in termini di rapporto prezzi/utili rispetto alla media storica.

Cosa significa un aumento del rating da parte di Moody’s e scenari futuri

L’eventualità che Moody’s decida di elevare il giudizio sull’Italia avrebbe ripercussioni profonde e non ristrette a un mero aspetto tecnico. Un upgrade significherebbe non solo consolidare la permanenza dei titoli italiani nella categoria investment grade, ma anche eliminare – almeno per alcuni anni – il rischio che grandi fondi internazionali siano costretti a liberarsi di Btp per vincoli regolamentari. “Aumenterebbe la probabilità che gli indicatori di bilancio continuino a migliorare,” aveva sottolineato Moody’s in una recente comunicazione, segnalando un percorso di stabilità e sostenibilità proiettato anche oltre il breve periodo. Tra gli scenari plausibili si può ipotizzare:

  • Rafforzamento della fiducia dei mercati con potenziale ulteriore calo dello spread
  • Incremento strutturale della domanda di Btp, sia da investitori retail che istituzionali
  • Benefici sui costi di finanziamento per Stato e aziende legate al comparto pubblico
  • Consolidamento della reputazione dell’Italia nel panorama europeo, anche in vista dei futuri negoziati sulla governance economica continentale
Un tale esito ridurrebbe drasticamente le probabilità di ingresso nell’area cosiddetta “junk”, proiettando invece l’Italia verso la fascia A – obiettivo che, secondo diversi esperti, oggi è più realistico rispetto a pochi anni fa. Tuttavia, gli osservatori restano prudenti: la decisione potrebbe essere influenzata sia dall’andamento macro nei prossimi trimestri sia da fattori esogeni come politiche fiscali degli altri paesi e il ciclo internazionale dei tassi.

Impatto sulle obbligazioni: effetti su Btp, spread e corporate bond

Un miglioramento del rating trasforma il profilo di rischio percepito dei titoli di Stato, con effetti immediati sul mercato obbligazionario. Gli analisti concordano che una promozione da parte di Moody’s comporterebbe:

  • Plausibile riduzione dello spread tra Btp e Bund tedeschi, già ai minimi storici degli ultimi dieci anni
  • Maggiore interesse per le scadenze lunghe: i Btp a dieci, quindici e trenta anni beneficerebbero maggiormente dell'appetito degli investitori internazionali
  • Sui bond corporate italiani, soprattutto quelli emessi da aziende integrate con il settore pubblico – come Enel, Eni, Snam, Terna, Intesa Sanpaolo – si produrrebbe un effetto “ombrello”: se il rating sovrano migliora, il costo di finanziamento si riduce, favorendo indirettamente tutta la filiera privata
  • Un contesto di spread ridotto consente allo Stato di risparmiare risorse sul servizio del debito, liberando margini di manovra per investimenti o riduzioni fiscali future
Il sentiment degli investitori esteri appare già in fase di consolidamento, come evidenziato dalle aste record e dalla crescente presenza straniera nei portafogli dei Btp. La liquidità e la profondità del mercato italiano si confermerebbero asset di attrattività aggiuntiva nel panorama europeo. Tuttavia, si segnalano possibili turbolenze derivanti da scelte dei grandi fondi pensione stranieri e dalle riforme strutturali in altri paesi Ue, dinamiche che potranno incidere sulle strategie di allocazione a medio termine.

Conseguenze sulla Borsa italiana: banche, assicurazioni e titoli strategici

La prospettiva di un miglioramento del merito creditizio ha ricadute anche sull’azionario. In particolare, le società finanziarie risultano tra le principali beneficiarie: una discesa dello spread riduce il costo della raccolta bancaria e accresce il valore dei portafogli titoli delle banche. Secondo le recenti analisi, i maggiori vantaggi si manifesterebbero sui principali gruppi quotati quali Unicredit, Intesa Sanpaolo, Generali e Banco Bpm, che da tempo hanno dimostrato elevata reattività ai movimenti di spread e tassi d’interesse.

  • Le assicurazioni, come Unipol, potrebbero registrare un miglioramento dell’indice di solvibilità grazie alla maggiore stabilità dei prezzi dei titoli governativi detenuti in portafoglio
  • Poste Italiane, con la sua peculiare esposizione ai titoli di Stato italiani, risentirebbe positivamente dell’apprezzamento delle obbligazioni sovrane
Una prospettiva rilevante riguarda anche i “titoli strategici” dell’industria tricolore – inclusi big dell’energia e delle infrastrutture come Enel, Eni, Snam e Terna – che possono beneficiare di un “effetto traino” se il costo di funding statale si abbassa. In termini di attrattività comparata, la Borsa italiana conserva margini di ulteriore apprezzamento, dato il permanere di multipli prezzo/utili inferiori ai benchmark continentali e una percezione di rischio in costante diminuzione rispetto ai recenti standard storici.

Il ruolo delle condizioni macroeconomiche e delle politiche fiscali nell’upgrade

La crescita della fiducia verso il debito italiano, riflessa nelle recenti promozioni di rating, è il risultato di un mix virtuoso di politica fiscale prudente e resilienza macroeconomica. Gli analisti ribadiscono:

  • Ritorno all’avanzo primario nei conti pubblici, favorito da interventi come la limitazione dei bonus edilizi e l’incremento delle entrate fiscali
  • Stabilità politica interna e coerenza nell’implementazione del piano di bilancio a medio termine
  • Solida posizione patrimoniale netta sull’estero e rafforzamento del sistema bancario
  • Contenimento del costo medio dell’emissione del debito, sceso sensibilmente rispetto agli anni precedenti
L’Italia, pur in un quadro di crescita modesta, ha saputo valorizzare la sua diversificazione economica e la robustezza dei bilanci di famiglie e imprese, offrendo un “cuscinetto” che limita le vulnerabilità sistemiche e favorisce la stabilità.

I rischi e le incognite: debito pubblico, politica europea e instabilità internazionale

Nonostante i progressi raggiunti, permangono criticità strutturali e fattori di rischio che impongono cautela nelle previsioni di miglioramento strutturale. I principali elementi di preoccupazione:

  • Livello elevato del debito/PIL, previsto in crescita fino al 137,4% nel 2026, nonostante la stabilizzazione attesa dal 2027
  • Scenario internazionale incerto, caratterizzato da conflitti, dinamiche geopolitiche e tensioni sugli scambi globali
  • Riforme incompiute e impatto delle spese pubbliche, soprattutto in relazione agli impegni di bilancio verso Bruxelles e alla tenuta della crescita
  • Possibili scossoni sui mercati finanziari, sia innescati da vicende interne sia da dinamiche esterne come i declassamenti della Francia e i cambi di rotta delle altre principali economie europee
La traiettoria del debito resta una delle maggiori incognite, dato che eventuali shock esterni o misure di espansione della spesa potrebbero complicare ulteriormente il ritorno a una tendenza discendente. Prudenza e monitoraggio costante saranno la guida, sia per governi che per operatori di mercato.


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