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Cosa potrebbe decidere Moddy's oggi venerdì 21 novembre sul rating italiano? Le previsioni degli esperti a confronto

di Marcello Tansini pubblicato il
Le previsioni degli esperti

Moody’s si appresta a pronunciarsi sul rating italiano, tra segnali di miglioramento macroeconomico, confronto con altre agenzie e attese degli analisti. Deficit, debito e credibilità.

Oggi venerdì 21 novembre l’attesa è alta su una possibile svolta per il giudizio sul merito creditizio dell’Italia da parte di Moody’s. Il rating italiano si trova da anni in una posizione fragile, ma gli ultimi mesi hanno visto una crescita della fiducia negli indicatori macroeconomici e una rinnovata attenzione internazionale verso i segnali provenienti da Roma.

Gli osservatori del mercato, nonché diversi analisti internazionali, seguono con attenzione la decisione dell’agenzia. Un’eventuale promozione non rappresenterebbe solo un valore simbolico, ma avrebbe importanti ripercussioni sulla percezione del Paese tra investitori e su tutte le future operazioni finanziarie. Il contesto attuale suggerisce che i numeri e le riforme attuate potrebbero spingere in questa direzione, rafforzando la posizione italiana sui mercati.

Il contesto attuale del rating italiano e il ruolo di Moody’s

L'Italia è ora classificata da Moody’s con un rating Baa3, livello che è l’ultimo gradino dell’investment grade e che la pone in compagnia di economie come Romania, Grecia, Colombia e India. Dopo molti anni di declassamenti e outlook prudenti, qualcosa si è mosso nel maggio scorso, quando l’agenzia ha rivisto l’outlook da “stabile” a “positivo”. Tale decisione ha alimentato le aspettative di un miglioramento, mai verificatosi dal 2002 per quanto riguarda i rialzi ufficiali del giudizio da parte di Moody’s sul debito sovrano italiano.

Le valutazioni delle agenzie di rating internazionali, tra cui Moody’s, sono diventate centrali per l’accesso ai mercati dei capitali e per la gestione del costo del debito di un Paese. Il giudizio di Moody’s resta uno degli indicatori di riferimento a livello globale utilizzati sia da investitori privati sia da istituzioni internazionali, ed è determinante per l’inclusione dei titoli di Stato italiani nei portafogli dei grandi investitori istituzionali.

Secondo esperti come Gianni Piazzoli di Vontobel Wealth Management Sim, il contesto attuale offre almeno due motivi che potrebbero spingere Moody’s a valutare favorevolmente l’Italia: il miglioramento degli indici macroeconomici rispetto a quanto osservato fino alla scorsa primavera e la differenza tra i dati reali e gli scenari economici previsti dall’agenzia stessa per il trimestre in corso.

Va sottolineato che la posizione dell’Italia nel sistema del rating globale può facilitare o complicare il lavoro di policy maker e decisori politici nelle fasi delicate di accesso ai finanziamenti internazionali, influendo sul clima di fiducia verso il Paese.

I segnali di miglioramento nei fondamentali macroeconomici italiani

Sotto la lente di Moody’s vi sono diversi indicatori che, nel corso degli ultimi trimestri, hanno manifestato un miglioramento strutturale nella situazione economica italiana. Uno degli sviluppi più evidenti riguarda l’andamento del deficit. Secondo le previsioni aggiornate, l’Italia dovrebbe vedere una riduzione del fabbisogno pubblico, con una proiezione di discesa del deficit al 3% già nel 2025, in calo rispetto al 3,4% atteso per il 2024 e a ulteriore diminuzione al 2,8% nel 2026.

Al fianco del deficit corre il parametro del debito pubblico rispetto al Prodotto interno lordo: il target per il 2026 si attesta al 137,5% secondo le stime ufficiali, un valore inferiore rispetto alle attese precedenti di Moody’s fissate al 138,4%. Non meno rilevante il raggiungimento di un avanzo primario già dal 2024, in controtendenza rispetto a quanto previsto per alcune grandi economie europee, Francia su tutte. Provando a riassumere i numeri:

Parametro

2024

2025

2026

Deficit/PIL

3,4%

3%

2,8%

Debito/PIL

-

-

137,5%

Avanzo primario

0,5%

-

+2% (2028)

Risalta anche la riduzione dello spread Btp/Bund: da 115 punti base a inizio 2025 agli attuali 74 punti, portandolo allineato con i valori francesi. Lo spread comprimendosi suggerisce una rinnovata fiducia degli investitori e riflette la minore percezione di rischio sugli asset italiani, aspetto che influenza direttamente il costo del rifinanziamento del debito dello Stato.

Questi miglioramenti si inseriscono in un quadro dove la crescita economica italiana si accompagna a un contesto di politiche fiscali più prudenti. A tale proposito, agenzie come Fitch e DBRS hanno recentemente modificato in positivo la propria valutazione e attribuito una maggiore affidabilità alle scelte operate dal governo.

Il confronto con le altre agenzie di rating e il peso del giudizio di Moody’s

Diversi operatori guardano con attenzione anche al giudizio delle altre principali agenzie internazionali. Fitch, nel settembre 2025, ha rivisto il rating italiano al rialzo portandolo da BBB a BBB+ con outlook stabile, sottolineando la fiducia nella traiettoria fiscale e l’impegno alla prudenza nei conti pubblici. Analoga tendenza positiva è stata mostrata dalle più recenti determinazioni di DBRS e Scope Ratings, che hanno migliorato il giudizio sull’Italia riconoscendo una maggiore stabilità nelle prospettive di medio-lungo termine.

In questo scenario, il giudizio di Moody’s assume un significato particolare per diversi motivi:

  • Rappresenta il riferimento principale per molti fondi di investimento globali nella scelta dei titoli obbligazionari da inserire in portafoglio.
  • Definisce alcuni parametri regolamentari bancari per la ponderazione del rischio di credito.
  • Ha un impatto potenzialmente superiore rispetto a quello attribuito dagli altri operatori di rating.
L’effetto di eventuali upgrade da parte di Moody’s non avrebbe soltanto una portata tecnica, ma determinerebbe anche un messaggio di fiducia verso i mercati, le aziende e le istituzioni finanziarie operanti in Italia. Una simile promozione metterebbe il Paese su una traiettoria diversa rispetto agli ultimi vent’anni, in cui prevalevano segnali contrastanti.

Deficit, debito pubblico e spread: cosa convince gli esperti della possibilità di upgrade

I principali motivi che orientano le aspettative degli esperti verso un upgrade si concentrano sull’analisi di tre parametri: deficit, debito pubblico e spread:

  • Deficit in progressiva riduzione: il graduale ritorno verso livelli sotto il 3% fissati dai parametri europei rappresenta un segnale solido per i giudizi delle agenzie. L’Italia è riuscita non solo ad adeguare il fabbisogno finanziario, ma anche a garantire nel 2024 un avanzo primario positivo, dimostrando virtuosismo nella gestione del bilancio pubblico.
  • Stabilità del debito pubblico: l’attuale target per il rapporto debito/PIL e il confronto con altre economie come la Francia (che si presenta con un rapporto debito/PIL inferiore, ma con deficit strutturali peggiori) pongono l’Italia in una posizione meno penalizzata rispetto al passato.
  • Spread ristretto: la compressione dello spread con i titoli tedeschi sotto quota 75 punti base è stata letta come un segnale inequivocabile di attrattività sui mercati internazionali e di diminuzione della percezione di rischio sistemico.
Da parte degli analisti emerge come le performance dei mercati borsistici italiani e la riduzione della volatilità rappresentino segnali aggiuntivi di fiducia, sostenuti anche dalla resilienza dimostrata dalle principali società quotate, dallo stato di salute degli istituti bancari e dal rinnovato appeal dei titoli pubblici italiani.

L’importanza della credibilità italiana sui mercati internazionali e l’impatto delle agenzie di rating

Una valutazione aggiornata da parte di Moody’s avrebbe effetti significativi sulla credibilità economico-finanziaria dell’Italia a livello internazionale. Il miglioramento del rating, infatti, influenza in modo diretto la percezione che i grandi investitori, i fondi pensione e le istituzioni mondiali hanno verso le emissioni di titoli di Stato e verso le società italiane che operano globalmente.

La premier, riferendosi allo scenario attuale, ha sottolineato come “l’Italia si presenta credibile davanti a un quadro economico e finanziario di estrema difficoltà. Lo testimoniano lo spread, la Borsa, il nuovo appeal dei titoli pubblici e anche i giudizi delle agenzie di rating, come Moody’s”. Queste parole mettono in risalto quanto sia reputata solida e affidabile la posizione italiana sulle piazze finanziarie nonostante la complessità del periodo.

L’impatto delle agenzie di rating va oltre il giudizio numerico: un miglioramento facilita gli investimenti stranieri, riducendo i costi di accesso al credito e rafforzando la posizione negoziale dell’Italia nell’Unione Europea. Il giudizio diventa così un fattore chiave anche per la strategia di pianificazione fiscale interna e per la gestione della politica economica.

Il consenso tra osservatori suggerisce una probabilità elevata di revisione in positivo del rating italiano da parte di Moody’s, seppure rimanga qualche incertezza relativa ai margini di manovra dell’agenzia rispetto alle procedure comunitarie in corso. Gli analisti più ottimisti vedono nella combinazione di deficit in discesa, indicatori economici migliori delle stime e spread rassicurante i presupposti per un upgrade già nella prossima riunione.

Tra le opzioni prese in considerazione:

  • Un innalzamento diretto del rating sovrano italiano con outlook stabile o positivo
  • Il mantenimento del rating attuale ma con una ulteriore sottolineatura dei progressi compiuti, lasciando intendere una promozione nei prossimi trimestri
  • Infine, uno scenario meno probabile, quello di nessuna variazione, giustificato da eventuali incertezze legate alle procedure UE sul deficit e sulle condizioni generali dei mercati internazionali
Qualunque sarà la decisione, il segnale inviato da Moody’s avrebbe ricadute dirette sulla posizione dell’Italia tra i grandi emittenti mondiali di debito pubblico, rafforzando la fiducia internazionale e contribuendo alla stabilità del sistema finanziario nazionale.


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