A rendere ancora più complessa la situazione è la possibile tracciabilità dei minori, i cui dati personali possono essere raccolti e utilizzati per scopi non chiari.
L'uso dei registri elettronici scolastici è una prassi consolidata nelle scuole italiane, ma negli ultimi mesi è emerso un problema che ha sollevato polemiche tra famiglie, dirigenti scolastici e istituzioni: l'inserimento di contenuti pubblicitari e commerciali all'interno di queste piattaforme. Questa situazione ha portato alla luce anche il tema della protezione dei dati personali, con il rischio che milioni di informazioni sensibili vengano monitorate, tracciate e utilizzate senza il dovuto consenso. Ecco cosa sta succedendo:
Secondo il presidente del sindacato DirigentiScuola, Attilio Fratta, l'idea di inserire pubblicità nei registri elettronici è del tutto inaccettabile. Nessuno si sognerebbe mai di stampare annunci pubblicitari sui registri cartacei, quindi non si capisce perché questo principio non debba valere anche per le versioni digitali. Il Ministero dell'Istruzione e del Merito ha chiarito che la responsabilità della scelta del registro elettronico è affidata alle scuole, le quali possono decidere in autonomia se attivare o meno questi contenuti.
Non tutti i dirigenti scolastici sarebbero stati pienamente consapevoli della presenza della pubblicità al momento della sottoscrizione dei contratti con i fornitori. Alcuni genitori hanno addirittura dichiarato di aver scoperto la sezione pubblicitaria senza alcun preavviso o richiesta di consenso esplicito. Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, ha cercato di minimizzare il problema, sostenendo che le famiglie possano scegliere di non aderire a queste offerte. Tuttavia, molti genitori ritengono che non vi sia una vera libertà di scelta, in quanto l'attivazione dipende direttamente dalla scuola e non dai singoli utenti.
Un altro tema riguarda la gestione della privacy. Il Gruppo Spaggiari ha dichiarato che ogni contenuto pubblicitario viene proposto solo previa autorizzazione delle scuole e che i dati raccolti non vengono utilizzati per finalità commerciali. Ma secondo diverse segnalazioni, la piattaforma ClasseViva sarebbe in grado di tracciare gli accessi degli utenti e monitorare quali contenuti vengono visualizzati, raccogliendo dati sensibili senza una chiara regolamentazione.
Le conseguenze di questa pratica sono molto serie. Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha avviato delle indagini per verificare se le piattaforme rispettino le norme vigenti in materia di privacy e trattamento dei dati. Secondo le prime analisi, l'integrazione di contenuti commerciali potrebbe configurarsi come una violazione del diritto alla riservatezza, soprattutto se l'utente non è stato informato e non ha prestato un consenso esplicito.
A rendere ancora più complessa la situazione è la possibile tracciabilità dei minori, i cui dati personali possono essere raccolti e utilizzati per scopi non chiari. La questione non riguarda solo la pubblicità, ma anche il rischio che le informazioni personali degli studenti possano essere sfruttate per strategie di marketing mirato, creando un precedente pericoloso nella gestione della privacy nelle scuole italiane.
Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda il possibile conflitto di interessi tra i fornitori dei registri elettronici e alcune associazioni scolastiche. Il Gruppo Spaggiari, ad esempio, è socio della società ItaliaScuola.it, che fornisce servizi di consulenza e formazione ai dirigenti scolastici.