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Rete Tlc e telecomunicazioni italiana: sviluppo bloccato. Le conseguenze ora e future per cittadini e aziende

di Marcello Tansini pubblicato il
Conseguenze future per cittadini e azien

La modernizzazione delle telecomunicazioni italiane procede a scatti, incagliata tra ristrutturazioni industriali, vigilanza regolatoria e cronici ritardi d'esecuzione.

L'Italia ha avviato una fase di trasformazione digitale per fornire una connettività moderna e capillare, ma la sua attuazione incontra ancora ostacoli sistemici. Le reti fisse in fibra ottica (FTTH) e le infrastrutture mobili di nuova generazione (5G e oltre) costituiscono oggi l'ossatura della competitività nazionale, eppure numeri e tempistiche mostrano che il ritmo è inferiore a quello delle migliori esperienze europee. Ad esempio, il piano delle “Aree Bianche” affidato a Open Fiber ha raggiunto, al 30 novembre 2024, circa 83.806 km di posa su un obiettivo pianificato che corrisponde al 93 % del tracciato previsto, e i comuni nei quali i lavori risultano completati sono 5.283 su 6.501, ossia l'87 % del totale.

Nonostante il dato è evidente che un numero di unità immobiliari resta non vendibile o non attivata pur essendo fisicamente cablata: in quel contesto il margine di completamento è dell'82 %.

Le cause del rallentamento sono molteplici: la complessità burocratica, problemi di coordinamento fra enti, l'inflazione dei costi materiali e la morfologia territoriale difficile. In aggiunta, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni nella Relazione annuale 2025 segnala che, sebbene gli investimenti nelle infrastrutture siano aumentati, la qualità percepita dagli utenti finali e la simmetria delle connessioni restano carenti.

Sul versante degli investimenti, il 2024 segna una svolta: le infrastrutture tlc in Italia hanno registrato un investimento di circa 7,05 miliardi di euro, in crescita dell'8,7 % rispetto all'anno precedente. L'aumento non basta se la governance infrastrutturale e i modelli di business non vengono riformati con adeguata rapidità: il rischio è che la crescita resti parziale e che l'Italia mantenga una connessione veloce a macchia di leopardo anziché diffusa capillarmente.

Le tensioni dell'ecosistema TLC

Il mercato delle telecomunicazioni in Italia è al contempo maturo e in effervescenza, ma la presenza di grandi operatori, la lentezza delle infrastrutture e la regolazione stanno generando una serie di tensioni che riguardano consumatori, imprese e istituzioni. Da un lato, la separazione dell'infrastruttura di rete - ad esempio la trasformazione di TIM in una NetCo e la cessione a investitori come KKR - mostrano come si cerchi di liberare risorse per la rete e di rendere più sostenibile il modello industriale.

Dall'altro lato, la regolazione deve garantire che queste operazioni non si traducano in un ridotto pluralismo, in un accesso all'ingrosso più costoso o in minore concorrenza tra operatori. L'AGCOM, nella sua ultima Relazione, ha sottolineato la necessità di supervisionare attentamente le pratiche di accesso alla rete, di proteggere i consumatori e di promuovere condizioni competitive anche per gli operatori virtuali (MVNO).

Un ulteriore elemento di complessità riguarda le norme autorizzative: le procedure per autorizzare nuovi scavi, per installare tralicci e antenne, o per accedere alle infrastrutture esistenti si sono dimostrate lente o frammentate. Recenti studi evidenziano come le semplificazioni normative possano fare la differenza per sbloccare cantieri e consentire una diffusione più rapida della fibra e del 5G. Agenda Digitale Se dunque da un lato gli investitori iniziano a tornare a investire - come testimonia la crescita del 4 % nelle apparecchiature per le Tlc nella prima metà del 2025. - dall'altro la reale velocità del cambiamento è demotivata dalla persistenza di ritardi regolatori, autostrade di scavo non pronte, inflazione dei costi e complessità locali.

Le conseguenze per cittadini e imprese

La lentezza con cui le reti di nuova generazione si estendono ha conseguenze su più fronti: per i cittadini, per le imprese e per il potenziale di crescita dell'intero Paese. Nel quotidiano delle famiglie si nota come la disponibilità di connettività veloce e affidabile non sia ancora universale: chi vive in aree urbane o in capoluoghi può spesso accedere a servizi FTTH o 5G di qualità, mentre chi risiede in comuni minori o zone periferiche resta con soluzioni più deboli o instabili.

Questa disparità traduce una disuguaglianza digitale che rischia di amplificarsi nel tempo. Le imprese, specialmente le PMI, che necessitano di connettività simmetrica, bassa latenza e servizi cloud-first, trovano che la rete non sia ancora un fattore equamente competitivo in tutto il territorio. Se non possono accedere a infrastrutture moderne, restano indietro nella trasformazione digitale e nella partecipazione alle catene globali del valore. In ambiti strategici come la manifattura, la logistica, l'agritech o la sanità digitale, la copertura flessibile del 5G Standalone e della fibra pura diventa un prerequisito.

Guardando al futuro, la capacità dell'Italia di sfruttare il potenziale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), del Decennio Digitale 2030 e dei fondi europei dipenderà dalla rapidità con cui trasformerà il gap infrastrutturale in un vantaggio competitivo. Un rallentamento oggi significa che fra cinque-dieci anni la distanza rispetto ai Paesi leader potrebbe ampliarsi, comportando ricadute su investimenti esteri, attrazione di talenti e sviluppo delle filiere ad alto contenuto tecnologico. In sintesi, la rete non è più semplice accessorio: è la piattaforma su cui si giocheranno i prossimi decenni di crescita economica e benessere sociale.

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